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Storia di ordinario degrado
Mia mamma la trovo che sta seduta per terra nella sua stanza. Vicino al balcone, con le spalle appoggiate al muro. Si lamenta, grida e c'ha lividi dappertutto. Ha anche le labbra spaccate. Sanguina. Piangendo mi dice Salvatore non dire niente a nessuno. E poi ripete che ha fatto una cazzata, che è stata una scema. Lo ripete in continuazione. Ha fatto una cazzata. È stata scema.
Mi chiamo Salvatore Rosano. Vado a scuola al ponte di Casanova. Faccio la prima media. Mia madre è un'operatrice socio-sanitaria. Lavora al Loreto Mare. Viviamo nel Vasto. Per chi non è di Napoli è un casino a spiegare dov'è il Vasto.
In casa stiamo solo io e lei. Mio padre ci ha appesi. Ci ha lasciati soli. Quando torno a casa da scuola sto quasi sempre io da solo. Dipende dai turni di mia madre. Nei giorni che non lavora o comunque quando torna a casa, mia madre sta sempre vicino al computer. Se l'è comprato da poco. Ha chiesto un prestito per comprarlo. Dice che tutte le infermiere e le dottoresse dell'ospedale parlano dell'importanza dei computer. Dice che è un regalo per me. Che mi servirà. Ma io non lo uso mai. Non lo so usare.
Quando sta al computer scrive. Cioè chatta. Parla con la gente. Se le vado vicino lei si gira tutta scocciata. A stento mi dà retta. Inoltre ogni volta che mi avvicino fa scomparire il quadrato dove si scrive con la gente. Lo fa scomparire verso il basso dello schermo. Una volta però ho visto che c'era lei stessa nello schermo. Come se qualcuno la riprendeva con la telecamera.
La professoressa dice che io studio troppo poco, che forse ho bisogno di essere seguito di più. Mi chiede se mia madre controlla mai i miei quaderni. Io vorrei dirle che mia madre non c'è mai e quando c'è sta sempre davanti al computer. È vero, ogni tanto cucina e fa i servizi per casa, però per la maggior parte del tempo sta vicino al computer. Vorrei dire così alla professoressa troia che non è altro ma non glielo dico. Lei minaccia che fa chiamare a casa se non mi decido a studiare. Tanto a casa mia non c'è quasi mai nessuno. Questa professoressa è una supplente, è giovane, per questo si incazza così con me.
Ora è da qualche settimana che la supplente si comporta bene, non mi sgrida più. Secondo me deve aver parlato con gli altri professori. Secondo me le hanno spiegato che mio padre ci ha appesi e che mia madre sta tutta esaurita e fa un lavoro di merda. Secondo me è così perché la supplente non mi cazzea più. Mi guarda con gli occhi come se provasse pena. E mi chiede pure se mangio. Mi dice che sono pallido. Io in realtà penso sempre che è una troia.
Pure mia madre è pallida. Secondo me dorme troppo poco. Lei si scrive con l'altra gente anche di notte. Una volta infatti mi sono svegliato perché avevo sognato mio padre che mi picchiava, per poco non mi pisciavo sotto. Allora mi sono alzato perché volevo andare a bagno. Sono passato davanti alla cucina, dove sta il mobiletto col computer, e l'ho trovata in piedi davanti allo schermo con la gonna alzata e le mutande scese fino alle ginocchia. Teneva una mano in mezzo alle cosce. Non mi ha visto che io l'ho vista. Però quando ho tirato il discarico è corsa in bagno e mi ha fatto una cazziata tremenda. Ha detto che non mi devo svegliare e camminare in silenzio per casa come un ladro. Dice che la faccio spaventare. Io ho provato a farle capire che ho fatto un brutto sogno ma lei è corsa in cucina per chiudersi dentro. Mentre chiudeva la porta io parlavo ancora e lei diceva non me ne fotte non lo devi fare più. E ha sbattuto la porta.
Qualche giorno fa mi sono acchiappato un'altra cazziata a scuola. Stavolta da tutti i professori. Perché sono andato nel cesso delle femmine e ho chiesto a tutte quelle che entravano se si abbassavano le mutandine fino alle ginocchia e si mettevano le mani fra le cosce.
Oggi sono tornato a casa e mentre cercavo le chiavi per aprire, un tizio è uscito da casa mia, mi ha sbattuto per l'aria ed è scappato. Io per un attimo ho avuto una paura tremenda e me ne volevo fuggire. Pensavo che era un ladro. Poi però ho dovuto fare il coraggioso perché da dentro sentivo la voce di mia madre che gridava. Uomo di merda, aiuto, aiuto. Così gridava. Quando sono entrato, per prima cosa sono andato a vedere se stava vicino al computer, ma era spento. Allora sono andato nella stanza sua. L'ho trovata seduta per terra, con le spalle al muro, vicino al balcone. Le cosce sguarrate, il vestito strappato. Il sangue ai lati della bocca e i lividi in faccia. Ho provato ad abbracciarla ma lei si è riparata con le mani. Come se pensava che le volevo fare male. Poi ha capito che ero io, Salvatore, e si è messa a piangere.
Ora ancora non la smette e io non so che fare. Allora mi siedo a terra a fianco a lei e mi sto zitto. Aspetto che la finisce di disperarsi. Però lei non la finisce. E continua a piangere. E continua a dirmi che non devo raccontare niente a nessuno. E ripete sempre che ha fatto una cazzata. Che è stata proprio scema.
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1 recensioni:
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- drammaticamente realistico, scritto da un'abile penna, una tra le tante che hanno mollato il sito per altri lidi, spero maggiormente attenti...
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