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Quella casa tra i boschi (seconda e ultima parte)
"Tatiana, sei tu?"
Marco, malgrado il terrore, riuscì a pensare a quanto fosse idiota quella domanda. Poi Tatiana (o quello che ne restava) si mise in piedi con una velocità spaventosa; emetteva degli strani suoni quando respirava, suoni che aumentarono nel momento in cui scoprì i denti.
Inaspettatamente fu Gaia la più rapida a capire ciò che sarebbe successo.
"Via da qui!" urlò afferrando Thomas per un braccio e tirandolo con tutte le sue forze verso di lei. Marco aprì la porta per uscire ma la cosa dentro al corpo di Tatiana non sembrava molto d'accordo. Spostò i suoi terrificanti occhi verso di lui e senza dargli il tempo di reagire lo aggredì.
Le bastarono due passi per raggiungerlo e una volta di fronte lui scoprì di essere incapace di muoversi; la paura lo aveva completamente immobilizzato.
Vide le mani anzi, gli artigli di quella cosa afferrarlo per la maglietta e si sentì letteralmente sollevare da terra. Fu scagliato contro la parete della stanza dove c'era la piccola scrivania e cadde rovinosamente su di essa sfondandola. Il suo grido si spense non appena toccò terra; batté violentemente la testa perdendo i sensi.
Gaia era ancora lì, assieme a Thomas; la creatura non sembrava interessata a loro, almeno per il momento. Stava avanzando verso Marco.
"Scappiamo!" Thomas si liberò della stretta di Gaia e fuggì dalla stanza in preda al delirio. La lasciò sola in balia di quel mostro.
"Dove vai? Torna indietro brutto vigliacco!" Era furiosa oltre che terrorizzata; quello stronzo l'aveva abbandonata lì a un molto probabile tragico destino.
Aveva due possibilità che la sua mente vagliò in maniera estremamente lucida. Seguire Thomas e avere una concreta possibilità di fuga oppure aiutare Marco. Fu tentata dalla prima ma una parte di lei, il suo cuore, la trattenne.
Marco infatti era più di un migliore amico; da qualche settimana i due si stavano frequentando costantemente e Gaia sapeva di essersi innamorata di lui. Non poteva lasciarlo lì; la sua natura non glielo permetteva.
La creatura era a meno di un metro dal ragazzo; se voleva fermarla doveva agire in fretta.
Afferrò una vecchia sedia di legno che c'era vicino a lei e senza pensarci due volte colpì Tatiana sulla schiena; un colpo violento che mandò in frantumi la seggiola. Purtroppo per lei però il mostro non fece una piega anzi, si voltò nella sua direzione e con un gesto repentino del braccio la scagliò fuori dalla porta.
Gaia con uno sforzo resistette al dolore al braccio; quando lo guardò vide tre graffi piuttosto profondi da cui usciva un rivolo di sangue. Colpa di quei dannati artigli.
Non perdere tempo, le disse una voce dentro di lei. Altrimenti morirai.
Tatiana infatti l'aveva puntata lasciando stare Marco. Ancora una volta si ritrovò a fissare i suoi occhi; cosa diavolo era successo nel corpo della sua amica per ridurla in quello stato!?
Indietreggiò di qualche passo poi la creatura si mise a ridere; una risata agghiacciante, demoniaca, che la fece rabbrividire.
Scappò a gambe levate sperando di essere più veloce.
"Thomas, dove sei?" urlò tenendosi il braccio ferito. "Aiutami!"
Entrò nel salone e chiuse la porta dietro di lei prima che Tatiana potesse raggiungerla. Fu incredibilmente rapida a girare il chiavistello e a intrappolarla nella stanza. La porta iniziò ad essere tempestata di colpi terribili che la facevano tremare in maniera esagerata, tanto da farle temere che potesse cedere.
"Basta!" urlò in stato confusionale. Tutti quei colpi, uniti alle urla disumane di Tatiana la stavano facendo impazzire. "Basta, smettila! SMETTILA!!!!"
La sua supplica parve essere esaudita perché il frastuono cessò all'improvviso e tutto cadde di nuovo nel silenzio. Si sentiva solo il ticchettio delle lancette della sveglia appesa alla parete.
"Thomas!" chiamò in lacrime. Non si aspettava una risposta e quando lo vide spuntare dalla porta d'ingresso con in mano un fucile rimase di sasso.
"Eccomi qua; puoi urlarmi contro ciò che vuoi e insultarmi, me lo merito. Ti prego solo di non farlo ora."
Gaia era contenta di vederlo nonostante l'avesse lasciata sola. Almeno erano in due.
Lui le spiegò brevemente che era andato sul retro dove in una piccola rimessa aveva trovato il fucile.
"Dobbiamo aiutare Marco altrimenti lo ucciderà!"
"Cerca qualcosa da usare come arma; qui nel soggiorno ci dovrà pur essere un bastone o roba del genere. Io intanto vado alla porta."
Thomas pareva essersi ripreso bene e Gaia obbedì immediatamente. Cercò in tutto il soggiorno e trovò il bastone di ferro usato per muovere la legna del camino. Era appoggiato sul tavolo del soggiorno, vicino ad una pila di libri.
Sbadatamente nell'afferrarlo li fece cadere e sul tavolo ne rimase solo uno, molto piccolo, che catturò la sua attenzione. Lo prese tra le mani scoprendo così che non era un libro ma due semplici fogli pinzati.
Lesse il titoletto in cima alla pagina e sbiancò; non fece in tempo però a riferire a Thomas perché entrambi udirono chiaramente il rumore di un vetro rotto nella stanza. Si mise il tutto in tasca e strinse il bastone.
"Credi che si tratti di quella cosa?" domandò a Thomas con voce tremante.
"Sicuramente; e vorrà anche prenderci di sorpresa." Si avvicinò alla finestra con il fucile pronto a fare fuoco.
"Gaia, Thomas, dove siete?"
Non era la creatura; si trattava della voce di Marco. Era salvo. Gaia ebbe la forza di sorridere.
"È fuori, raggiungiamolo!"
Uscirono da quella maledetta casa e lo videro vicino all'auto; si toccava la schiena dolorante ma non sembrava ferito.
Thomas tirò fuori le chiavi dell'auto.
"Salite presto, dobbiamo andarcene!"
Nel momento in cui salirono la spaventosa figura di Tatiana fece capolino dalla finestra della stanza. Aveva sfruttato lo stesso passaggio aperto da Marco.
Una volta in auto chiusero tutte le portiere.
"Parti svelto, sta arrivando!"
Finalmente Thomas riuscì a inserire la chiave e accese il motore assieme ai fari che illuminarono così Tatiana una decina di metri di fronte a loro.
Nella penombra era ancora più spaventosa; il ghigno sul suo viso sembrava quasi di trionfo nonostante stessero per scappare.
L'Audi ingranò la retro e dopo un inversione Thomas innestò la prima e partirono lasciandosi tutto alle spalle.
Tatiana si fermò rimanendo a guardare la macchina allontanarsi.
"Non avete scampo!" urlò riuscendo a farsi sentire persino dai tre fuggitivi. "Morirete tutti!" La voce era cavernosa, quasi innaturale, come quelle che si sentono nei film dell'orrore.
La casa ben presto scomparve dalla loro vista e Thomas rallentò l'andatura; tutti quanti tirarono un lungo sospiro di sollievo.
"Ce l'abbiamo fatta!" esclamò Marco quando arrivarono in vista del ponte. "Siamo salvi!"
Gaia non riusciva a tranquillizzarsi; le parole di Tatiana dovevano avere un senso.
Attorno a loro era tutto buio e fu quando arrivarono a una ventina di metri dall'inizio del ponte che gli occhi della ragazza si spalancarono.
"Fermati Thomas, ora!" Questi era un po' distratto ma fortunatamente per loro obbedì. Si arrestarono a meno di quattro metri da quel ponte.
"Che vi prende!" esclamò Marco dal sedile posteriore sbirciando. Non riuscì più a parlare, così com'era successo a Gaia e Thomas.
I fari dell'Audi stavano illuminando ciò che rimaneva del ponte.
Un ammasso di lamiera tutta accartocciata. L'asfalto non c'era più.
Il ponte era sparito.
La più cupa disperazione unita ad un terribile senso di impotenza pareva aleggiare sopra l'Audi ferma davanti a ciò che restava del ponte.
"Stiamo calmi!" Marco lo disse ma in realtà la calma era lontana anni luce da loro. "Avete il cellulare?"
Fu Thomas l'unico a non averlo lasciato in casa e chiamò subito il 911; Gaia intanto era la più silenziosa e stava osservando i due fogli raccolti poco prima della fuga.
"Non c'è campo! Maledizione!" Thomas sbatté con violenza le mani sul volante. "Come ha fatto a crollare un ponte in meno di mezza giornata! Ci siamo passati sopra meno di quattro ore fa!"
La domanda non aveva risposta; o così credeva il ragazzo, smentito subito dalle parole di Gaia.
"È chiaro che il ponte non è crollato per cause naturali," disse con una naturalezza disarmante. Parlava come un automa e la sua voce era priva di emozioni. "Qualcosa l'ha distrutto!"
"Ma che dici Gaia?" Marco dal sedile posteriore si sporse e la costrinse a guardarlo. "Qui non c'è nessuno."
Lei non rispose; porse invece a Thomas i due piccoli foglietti di carta.
"Tuo nonno si chiamava Matteo giusto? Questi li ha scritti lui, leggili! Sembrano parte del suo diario."
Il giovane obbedì.
-Spero che nessuno al mondo sarà così sfortunato da poter leggere queste pagine, altrimenti vorrà dire che è venuto anch'esso a conoscenza dell'orrore presente in questo chalet e nel bosco che lo circonda. Non so con precisione di cosa si tratti, (solo Dio lo sa!); in una parola, IL MALE!
Sono accadute cose strane fin dal primo momento in cui io e mio fratello Andrea siamo arrivati qui; porte che sbattevano, folate d'aria inspiegabili, addirittura la sveglia che si fermava. Poi è arrivata la sua terribile trasformazione; ed è stato nell'istante in cui Andrea è crollato a terra che l'ho visto. Uno spirito, una sorta di figura incorporea stava accanto al suo corpo; fu solo un attimo, dopodiché non la vidi più.
Non ho mai pensato ad un allucinazione, niente è mai apparso ai miei occhi in maniera così nitida. E ora temo di capire perché improvvisamente ho smesso di vederla.
Sembrerà incredibile ma è entrata nel corpo di Andrea, tanto che poco dopo si è rialzato orrendamente sfigurato...-
Il vetro del lunotto posteriore dell'Audi andò in frantumi interrompendo la lettura di Thomas. Tutti sobbalzarono pensando si trattasse di Tatiana, ma non videro nessuno.
Sentirono solamente una fortissima folata d'aria gelida e la sensazione di essere sfiorati da qualcuno.
Gaia pensò alle parole del nonno di Thomas e capì.
"Tutti giù dall'auto!" Afferrò la maniglia della portiera ma non poté fare nient'altro; l'auto partì di colpo. Iniziò ad andare in retro ad un ritmo folle allontanandosi sempre di più dal ponte.
"Thomas, che diavolo fai? Fermati o ci andremo a schiantare!" Si voltò e lo vide sterzare bruscamente; l'auto effettuò una perfetta inversione a 180° e senza fermarsi ripartì addirittura in terza marcia.
"Cazzo Thomas, che hai?" Stavolta fu Marco a parlare. Dal sedile posteriore appoggiò una mano sulla spalla dell'amico ma questi parve non sentirlo. Era concentrato sulla guida.
Troppo concentrato.
Gaia lo stava guardando e non notava niente di strano; era ancora lui.
"Ti supplico rallenta o ci schianteremo. Non fare pazzie!" Passarono tra due alberi a più di cinquanta chilometri orari mancandoli di una decina di centimetri.
"Sono bloccato Gaia!" riuscì a dire lui anche se con una voce strana. Come se alla sua se ne fosse aggiunta una seconda.
I cuori di Gaia e Marco battevano ad un ritmo insostenibile; l'auto era lanciata e le possibilità di schiantarsi erano pari al 99%, soprattutto considerando il buio.
La ragazza tornò a guardare Thomas, poi per sbaglio i suoi occhi caddero sul finestrino accanto a lui.
E fu allora che la vide riflessa nel vetro. Era lì, accanto al suo amico.
La misteriosa entità di cui si raccontava in quelle due pagine di diario. Corrispondeva perfettamente alla descrizione; incorporea e trasparente, tanto che riusciva a vederla solo riflessa.
"Sarete tutti morti all'alba! Nessuno si salverà!" La voce sembrava provenire da dov'era seduto Thomas, ma non era la sua. Inutile chiedersi a chi appartenesse. Oramai sia Marco sia Gaia l'avevano capito. Per quanto folli fossero le parole scritte sui due foglietti di carta, dovevano accettarle come verità.
La casa era di nuovo davanti a loro e l'Audi non accennava a fermarsi. Videro le luci della sala avvicinarsi sempre di più. Cento metri, novanta, ottanta...
"No!" urlò Gaia e con la forza della disperazione tirò completamente il freno a mano. L'auto sbandò terribilmente slittando sulle ruote posteriori ma rallentò meno di quanto avesse sperato a causa del terreno umido.
"Non abbiamo scelta, buttiamoci!" Lei e Marco poterono farlo ma Thomas no; era trattenuto da quella presenza. Dovette assistere impotente allo schianto contro la facciata dello chalet.
La velocità ridotta dal freno a mano evitò a Gaia e Marco brutte ferite e soprattutto permise loro di correre subito in aiuto dell'amico. L'Audi aveva centrato l'angolo sinistro della casa distruggendo parte della facciata principale e danneggiando anche quella sul lato sinistro.
Marco fu il primo a sopraggiungere e facendosi strada fra le poche macerie riuscì ad arrivare accanto alla porta anteriore, proprio dove c'era Thomas. Era bloccata e non si apriva, ma tanto non sarebbe servito a nulla.
Un conato di vomito lo assalì quando vide il pezzo di legno scheggiato che nello schianto aveva trafitto l'amico al torace. Aveva sfondato il parabrezza centrandolo in pieno e passandolo da parte a parte. C'era sangue dappertutto, sulla maglietta del giovane, sul sedile e persino sul volante. Non osò immaginare con quale violenza quel maledetto legno lo avesse trafitto.
"No Gaia, non guardare!" le urlò Marco. Fu troppo tardi e quando la ragazza lo vide le cedettero le gambe.
"Oddio, è morto." Crollò in ginocchio sul tappeto di foglie dopodiché scoppiò in un pianto disperato.
Marco le fu subito accanto e la strinse a se; sentire il suo corpo scuotersi con violenza ad ogni singhiozzo era terribile.
"È colpa mia," riuscì a dire premendo il viso contro la spalla di Marco. "Sapevo che non poteva buttarsi ma l'ho abbandonato sull'auto."
"No Gaia! Non può essere colpa tua. Oramai quella cosa lo aveva preso e non c'era più nulla da fare."
"Ma forse potevo..."
"Smettila tesoro, non c'era niente da fare. Rimanendo sull'auto saremmo morti anche noi."
Restarono l'uno stretto nell'altra fino a che la porta d'ingresso non si spalancò di colpo e l'urlo spaventoso di Tatiana li fece tornare alla realtà. Si erano quasi dimenticati di lei.
Corse verso di loro stringendo tra le mani il coltello che avevano trovato in cucina nel pomeriggio.
"Ora ne ho veramente abbastanza!" ringhiò Marco al limite della resistenza nervosa. Non ce la faceva più a sopportare tutto quanto. Invece della paura lo assalì una rabbia mai conosciuta prima. "Allontanati Gaia, non permetterò che uccida anche te."
Onde evitare polemiche la spinse via con forza e raccolse da terra un pezzo di legno; Tatiana era vicinissima e con una risata malefica alzò il coltello senza rallentare la sua corsa.
Gaia urlò qualcosa ma lui non la sentì; strinse ancora di più il pezzo di legno e anticipò la creatura colpendola dapprima sul braccio, poi all'addome e alla testa. Questa barcollò e un ultimo colpo la fece stramazzare a terra. Incredibilmente però stava ancora ridendo, come divertita.
"Ridi ancora stronza?!" Marco era fuori di se dalla rabbia e vide il fucile ancora sull'auto. Sfondò il vetro e lo raccolse proprio mentre Tatiana balzava in piedi e gli si avventava contro. Si sentì afferrare la maglietta e d'istinto si girò; fece fuoco centrando la creatura da distanza ravvicinata. Il boato risuonò in tutto il bosco e il corpo di Tatiana fu scagliato ad un paio di metri di distanza. La risata si trasformò in un lungo lamento.
"Non ridi più adesso?" esclamò Marco avvicinandosi alla creatura agonizzante. Caricò ancora il fucile e lo puntò su di essa. Era deciso a finirla una volta per tutte.
Gaia nel frattempo aveva recuperato i due foglietti scritti dal nonno di Thomas e lesse le ultime righe. Non voleva credere a ciò che c'era scritto ma ancora una volta dovette farlo.
Marco era pronto a sparare quando il lamento mostruoso della creatura si trasformò in pianto. Pianto umano, coperto da gemiti di dolore.
Intanto in lontananza ad est il cielo si andava schiarendo.
Lentamente il mostro sollevò la testa da terra e guardò Marco. Solo che non era più un mostro.
Tatiana stava tornando nelle sue sembianze; gli occhi erano di nuovo i suoi, così come il naso, la bocca, gli zigomi. Anche i capelli lentamente stavano riacquisendo il loro colore naturale.
Le braccia di Marco persero le forze e il fucile cadde a terra.
"Aiutami... ti prego Mar... Marco, sto morendo!" La voce dell'amica era gorgogliante e cominciò a perdere sangue dalla bocca. Il proiettile le aveva sfasciato lo stomaco causandole una spaventosa emorragia interna.
Gaia corse in suo aiuto ma quando le si inginocchiò accanto poté solo accarezzarle dolcemente il viso prima che il suo respiro cessò del tutto. Rimase lì qualche minuto mentre Marco era in piedi, immobile, sconvolto per l'accaduto.
"L'ho uccisa!" si disse coprendosi il viso con le mani. "Le ho sparato e l'ho uccisa."
"Dobbiamo andarcene da qui!" annunciò Gaia. "Altrimenti lo spirito che aveva preso Tatiana prenderà anche noi."
"Come ho potuto fare una cosa del genere!" Marco era in un mondo tutto suo.
"Svegliati!" sbraitò Gaia dandogli uno schiaffo. "Tatiana era condannata; lo spirito dentro di lei l'ha lasciata solo perché tu le hai sparato altrimenti l'avrebbe consumata lentamente." L'aveva letto sulle due paginette.
"Ora andiamo cazzo!"
"E dove? Il ponte è crollato ed è buio."
"Il sole sorgerà tra una ventina di minuti. Guarda là." A est infatti il cielo stava già assumendo una colorazione azzurrognola. "Ora prendiamo la direzione opposta al ponte, quella che porta all'unica altra via di scampo, il sentiero di cui parlava Thomas."
"Ma gli spiriti ci prenderanno!"
"Non se riusciamo a tenerli lontani fino all'alba. Il nonno di Thomas ha constatato che si manifestano solo la notte e se ci pensi bene scoprirai che aveva ragione. Quando noi siamo arrivati ieri non è successo nulla fino a quando è diventato buio."
Gaia non attese altre inutili domande; raccolse il fucile e partì di corsa tirandosi dietro Marco.
La visibilità era leggermente migliore e permise ai due perlomeno di vedere dove mettevano i piedi; restava comunque il fatto che per trovare il sentiero sarebbe servito un clamoroso colpo di fortuna.
Ad ogni passo sentivano quella dannata aria gelida lì vicino, dietro di loro pronta ad acciuffarli.
Dopo una ventina di minuti erano stremati e per quanto si sforzasse, Gaia fu costretta a fermarsi. Subito il gelo le penetrò nelle ossa della schiena e si rassegnò alla sua fine.
Marco volse lo sguardo a est e finalmente vide il sole; era magnifico come non mai. Una palla di fuoco rossa che rischiarava tutto il paesaggio circostante.
Immediatamente l'aria che li aveva assillati durante la corsa scomparve e anche Gaia riaprì gli occhi. Il calore dei raggi del sole accarezzò i loro corpi infondendo in essi una sensazione di incredibile beatitudine.
Il nonno di Thomas aveva avuto ragione.
Con più calma ripresero a camminare; il bosco aveva assunto nuovamente la sua aria innocente.
Trascorse mezz'ora, un'ora, due ore.
Iniziarono a temere che potesse tornare sera quando videro la strada asfaltata; fu come una visione paradisiaca.
"Ci siamo!" esultarono. "Siamo salvi!"
Si precipitarono sulla strada talmente stanchi e contenti da non vedere che un auto sopraggiungeva a grande velocità.
Marco si fermò prima ma Gaia finì in centro alla carreggiata. Sentì il clacson e lo stridore dei freni e capì.
-Sono riuscita a fuggire da quella maledetta casa e ora morirò investita da una maledetta auto. Maledizione!!!!-
Il paraurti anteriore della Chevrolet Chevelle SS che sopraggiungeva si fermò a meno di cinque centimetri dalle sue gambe.
Il guidatore era riuscito a fermarsi.
La "maledetta auto" fu quella che li portò lontano da quel bosco, a casa loro.
Al sicuro.
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