Il problema della vita è che è troppo lunga. Sfido chiunque a citare qualcosa di veramente degno di essere menzionato che accada dopo i primi venti anni di vita. Qualsiasi essere umano con un minimo di senno si renderà conto che venti anni sono finanche eccessivi per il tipo di esistenza che conduciamo.
Dopotutto è bene ricordare quella nutrita schiera di persone le quali, convinte di essersi accaparrate un diritto inequivocabile alla vita, credono di poter disporre di essa liberamente come di una carta prepagata senza limite di credito. Che tu li chiami borghesi o figli di puttana o illusi ben poca è la differenza. Queste persone continuano a lamentarsi della brevità della loro esistenza, della caducità del loro essere solo perchè credono che nella prossima fuoriserie dagli pneumatici cingolati troveranno, finalmente, il senso della loro vita. Più che uno status sociale la borghesia è sempre stata uno status mentale: ci sono solo persone, miliardi di persone, che sperperano tempo prezioso e inutile denaro in fatiche immani e doloroso lavoro credendo che una nuova villa al mare porterà finalmente pace nelle loro vite. Il denaro è solo un caso, c'è chi lo ha, chi lotta per averlo, ma alla fine di questa inutile e, in verità, fittizia lotta sociale ci sono solo uomini, miliardi di uomini che, alla soglia degli ottant'anni credono di avere ancora qualche conto da regolare con la vita, qualche rata da pagare, qualche assegno da farsi versare. Ci si renderà facilmente conto che quelle poche occupazioni interessanti e degne che la vita ci offre facciamo presto a viverle e consumarle entro i primi anni della nostra esistenza. Il resto del tempo lo perdiamo con le rate del mutuo e credendo che alla morte noi non siamo destinati, illudendoci che la vita sia un nostro fondamentale diritto.
La verità, quindi, è che i borghesi, qualunque sia il loro salario mensile, dal bidello più squattrinato al più abbiente broker di Wall Street, si sono attirati addosso le ingiurie e l'odio degli artisti di tutti i tempi solo perchè credevano di aver diritto alla vita. E ad una nuova macchina. E ad un paio di scarpe di coccodrillo.
Poi ci sono quelle persone che continuano ad esistere solo perchè, nel loro delirio onnipotente, si sono convinte di avere qualcosa da dire all'umanità intera. Questi illusi li trovi chini sulle tastiere dei pc a scrivere libri o a girare film a basso costo dietro cineprese sgangherate. Anche loro, in fondo, credono che la vita sia troppo breve e, in verità, per quanto motivino eticamente il loro lavoro, stanno solo cercando un modo per passare alla storia e rinascere immortali dietro lo schermo di un televisore a schermo piatto o fra le pagine di un libro ingiallito.