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Tortelloni alla Pompeo
Non scappate, restate lì dove siete, non preoccupatevi, non sono io a prepararli, ma il nostro caro e simpaticissimo cuoco di sempre, nella sua solita cucina e con i suoi soliti amici.
La pentola e il cucchiaione di legno possono prender fiato, infatti devono aspettare la preparazione solenne della pasta fatta in casa.
Sul tavolo di lavoro tutti gli ingredienti aspettano in fila disciplinatamente.
Le due bambine, Katjuscia ed Alice aspettano ordini dal nonnino cuoco, che, come al solito, non mette mano in cucina, se prima non ingozza quel liquido rosso dallo Bacco inventato.
Poi su una spiana di legno, già un po' infarinata ci versa un kg circa di farina leggera tipo 00 extra, delle uova, quanto bastano, del sale e per colorare il tutto del peperone macinato rosso dolce.
Poi con le mani, lavandosele ancora una volta, poiché aveva toccato il famoso calice, fa l'impasto di una massa compatta e nello stesso tempo morbida di colore roseo.
Dividendola poi in pani eguali o quasi, con il mattarello, che non ebbe nemmeno il tempo di presentarsi, viene spianata ed infine tagliata a rombi.
Bisogna sapere che a questo punto, sul tavolo di lavoro già pronti erano: la carne bovina e suina, un tre etti e poco più nell'insieme, macinata finemente e passata in tegamino con dell'olio, la boccetta che il cuoco ha usato non ne indicava la qualità, il che lascia presupporre che, potrebbe trattarsi tanto di olio di girasole, quanto di olio di oliva o extravergine di oliva o altro.
Le bambine per il momento guardavano curiose, ma non è che ci capivano molto.
Comunque, questo macinato già passato fu pronto mescolato a ricotta di pecora e di mucca, con l'aggiunta di parmigiano, chiaramente quanto bastava per un soffice impasto, giusto a formare la massa necessaria all'uopo. Senza chiaramente dimenticare un paio di tuorli d'uova, sale, pepe e noce moscata per quanto basta.
Il nostro bravo cuoco con un misurino prendeva l'impasto e lo collocava nella parte superiore del rombo di pasta, e così facendo uno per uno fino alla fine.
Poi univa la parte superiore a quella inferiore, schiacciandole un pochettino ai lati, ma questo lavoro lo facevano ormai Katjuscia ed Alice.
Il cuoco rigirandoli li legava ad anello. Ed ecco qui i tortelloni alla Pompeo, belli e pronti.
Nel famoso tegamino, che ben conosciamo, era già pronto il sugo alla napoletana. Fatto con olio extra vergine di oliva, preferibilmente toscano o pugliese, aglio, peperoncino ed infine entrando con grazia vergine, i famosi pomodori san Marzano. Chiaramente sbucciati, senza semi e tagliati a piccoli pezzetti.
Alice è la prima a fare delle domande, giustificabili, dal momento che la sua mammina comprava tutto al supermercato:
- nonnino, ma non era più semplice comprare i tortelloni, belli e pronti, al supermercato e poi con lo stesso sugo condirli?
Il nonnino:
- Vedi Alicetta mia, può sembrare la stessa cosa, ma in realtà non lo è.
Alice:
- E perché?
Il nonnino paziente:
- Vedi, ad esempio, quando ho toccato il calice del vino mi sono lavato le mani, se qualcosa è caduta per terra l'ho lasciata raccogliere ad una di voi e poi buttarla nella spazzatura, e poi vi ho ordinato, a nome dell'igiene, di lavarvi le mani, ben insaponandole.
Katjuscia:
- Ma non è ormai tutto meccanizzato?
Il nonnino:
- Non credi che, se qualcosa va per terra, viene raccolto di nuovo e messo nel processo così detto meccanizzato?
Entrambe:
- Oh! Nonnino la sai veramente lunga.
Il nonnino:
- Eppoi non l'avete ancora assaggiati, non sono ancora pronti, aspettate e vedrete!
Entra finalmente in scena la pentola brontolona e suo marito, il cucchiaione, e non appena lì acqua salata fun in ebolizzione, entrano magistralmente i tortelloni alla Pompeo, e in meno che non si dice, poiché pasta fresca, ecco che son già pronti.
Le prime ad assaggiare questo ben di Dio, scusandomi con Dio, del termine qui usato, sono le bambine, straordinariamente ben soddisfatte, toccandosi lo stomachino. Il cuoco nonnino ne assaggia un paio ed è a sua volta soddisfatto.
Quindi gli ospiti, su una tavola ben bandita, fanno il loro ingresso.
Sono i genitori di Katjuscia e di Alice, non manca l'autore, ma se ne sta zitto e buono in un angolino.
Il pranzo vien servito. Dopo esser stato consumato, insieme ad altre specialità e vino buono, gli applausi son grandi e si sente in coro:
- Viva il cuoco, viva il cuoco!
Gli astanti avrebbero voluto gridare anche:
- viva Pompeo, viva Pompeo!
Ma l'autore con un semplice gesto di mano, e tutto rosso in viso, indirizzò altrove ogni attenzione.
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