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Perdono
Kevin arrivò al cimitero di buon ora (non erano ancora suonate le nove) e si diresse alla tomba di Dana Matthews.
Era appena cominciato l'inverno e faceva un freddo glaciale, ma le aveva promesso di andare a trovarla e mai avrebbe rinunciato a quell'impegno.
Dana era conosciuta da tutti come una criminale facente parte di una banda che mesi prima aveva sequestrato un treno con la minaccia di farlo deragliare se non ci fosse stato un grosso riscatto. Il piano fallì e i passeggeri si salvarono quasi tutti grazie all'impresa di un piccolo gruppo di essi; o almeno così dissero tutti i giornali e i notiziari, ma non era l'esatta verità.
Kevin era uno dei pochi a sapere realmente come si erano svolti i fatti; egli infatti faceva parte dei passeggeri assieme a sua moglie e alle due figlie. Fu uno degli artefici della disfatta dei criminali, ma sapeva bene che tutto ciò riuscì solo grazie all'aiuto di una sola persona.
Il suo nome era proprio Dana Matthews, la quale si era rivoltata contro i suoi stessi compagni per salvare quegli innocenti. Ci aveva rimesso la vita per farlo, ma nessuno lo sapeva. Quasi nessuno.
Kevin invece sì e sapeva anche che in un agguato dei criminali aveva portato in salvo sua moglie e le sue bambine poco prima che venissero uccise.
Alla fine era morta proprio fra le sue braccia dicendogli qualche parola tra le lacrime.
"Spero solo che... che almeno tu possa perdonarmi."
Si stupì di vedere un uomo davanti alla sua lapide e lo stesso accadde quando quest'ultimo lo vide avvicinarsi.
"Non mi dica che è qui per visitare questa tomba?" gli domandò lo straniero.
"Perché mi fa questa domanda?" replicò lui guardandolo attentamente e notando una vaga somiglianza con Dana.
"Perché finora nessuno l'ha mai visitata a parte me; è la lapide di una criminale, chi potrebbe volerla piangere.
"Allora lei è suo parente giusto?"
"Sono suo fratello," rispose questo. "Anche se dopo aver saputo del suo stile di vita non l'ho più vista ne cercata."
"Allora le farà piacere sapere che io sono qua proprio per visitare questa tomba."
"Posso chiederle come mai?" Gli occhi dell'uomo mostravano tutto il loro stupore.
In quel momento si alzò un po' di vento che fece scomparire quella leggerissima nebbia mattutina lasciando nel cimitero un'atmosfera molto cupa, con il cielo grigio che incombeva sui due uomini, gli unici presenti.
"Una promessa che le ho fatto; prima però mi dica lei una cosa. Viene qui a visitare la sua tomba per pietà oppure perché la considerava davvero una persona buona?"
"Domanda difficile; il mio cuore ha sempre creduto in lei, ma dopo il sequestro di quel treno come potevo difenderla? Sono morti tre passeggeri e potrebbe essere stata proprio Dana."
Kevin osservò con attenzione l'uomo e subito dopo passò alla lapide; lo colpirono le due date iscritte sopra.
1982-2009.
"Non so se mi crederà ma ho qualcosa da dirle." Gli raccontò brevemente chi era ma soprattutto cos'era successo su quel treno. L'uomo lo ascoltò incredulo.
"Se quello che dice è vero allora perché i giornali..." non terminò ma era chiaro ciò che voleva dire.
"Non ascolti i giornali; deve credermi, sua sorella è morta tra le mie braccia e avrebbe dovuto vedere la sua espressione. Era piena di dolore, ma non fisico; si tratta di un dolore molto più intenso, che arriva dal cuore."
In quel momento si avvicinò un altro uomo, il custode del cimitero e li guardò quasi con disprezzo.
"Non credevo che una miserabile come quella Dana potesse ricevere addirittura due visite."
Kevin si voltò verso il nuovo arrivato. "Qualcuno ha per caso chiesto il suo intervento?" Il suo tono era gelido, privo di emozioni.
"Io intervengo quando mi pare e non do certamente ascolto a chi visita la tomba di un'assassina."
"Mia sorella non era..." Thomas (così si chiamava) fu interrotto da Kevin con un gesto secco del braccio.
"La conosceva per parlare in quel modo?" La pazienza di Kevin era molto ridotta. "Sa cos'ha fatto nella sua vita?"
"Sì, ha ucciso della gente e spero ora si trovi all'inferno..." Riuscì a finire appena la "o" di inferno prima che un pugno violentissimo lo raggiunse in pieno volto facendolo volare a terra con la schiena sull'erba gelida.
"Quella donna ha salvato mia moglie, le mie bambine e la maggior parte delle persone presenti su quel treno; quindi mi faccia il piacere di chiudere quella cazzo di bocca e levarsi dalle palle."
L'uomo guardò Kevin con gli occhi spalancati toccandosi la guancia colpita. La durezza dello sguardo di costui lo convinse ad alzarsi e a tagliare la corda senza ulteriori domande.
"Thomas," disse poco dopo tornando quello di sempre. "Mi lasceresti un secondo da solo con lei? Devo dirle due cose poi è venuta l'ora di reagire; vieni con me e andiamo a raccontare a tutti la verità."
"Certamente," rispose questo ancora stupito dal pugno rifilato al custode. Non poteva credere che qualcuno avesse difeso sua sorella.
Si allontanò lasciandolo solo.
Kevin raggiunse la lapide e la toccò. Provò una strana sensazione, come se lei spiritualmente fosse li vicina.
"Scusami se non ti ho portato dei fiori ma ho deciso all'ultimo che sarei venuto oggi. Spero basti la mia presenza e per quanto riguarda il perdono che speravi non credo ci sia bisogno che ti risponda; se sei lassù come credo dovresti già saperlo."
"Quel giorno, quando ti avevamo catturato sul treno, io non mi fidavo di te; se non fosse stato per mia moglie ti avrei lasciata rinchiusa a marcire dentro quella cella."
"E avrei commesso il più grande errore della mia vita. Mia moglie invece è riuscita a vedere oltre alle apparenze, comprendendo che tipo di persona eri realmente."
Thomas era lì vicino e poté sentire tutto.
Kevin tolse finalmente la mano dalla lapide lasciandovi sopra un piccolo crocefisso d'argento.
"Durante la nostra breve esistenza tutti noi sbagliamo," aggiunse sentendo quasi un nodo alla gola. "Chi più chi meno, ma tutti quanti almeno una volta imbocchiamo la strada sbagliata. La difficoltà sta nel ritrovare quella giusta."
"E tu ce l'hai fatta Dana. Ti auguro con tutto il cuore di riposare in pace."
In quel momento cadde la prima goccia di pioggia che andò a posarsi sulla mano aperta di Kevin. Una lacrima di Dana commossa per le sue dolci parole.
Strinse quella piccola gocciolina nel suo palmo e si voltò raggiungendo Thomas.
"Arrivederci Dana!" dissero all'unisono dopodiché si allontanarono lasciando dietro di loro solo il silenzio rotto dal ticchettio della pioggia sempre più insistente.
Ora la tomba di Dana Matthews non era più spoglia, qualcuno si sarebbe ricordato di lei; nel male, ma soprattutto nel bene.
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0 recensioni:
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- grazie mille per il tuo commento Cesira... sono contento ti sia piaciuto!
- Un bel racconto, con i ritmi giusti, per dire dell'ipocrisia e delle apparenze. Mi è piaciuto!
- Nuovamente
Ste!
- Bravo Stefano, un racconto drammatico ma anche commovente. L'ho letto tutto d'un fiato perché è scritto veramente bene ed è scorrevole!


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