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Esistenza dannata
Un'altra notte è finita e il sole, lentamente, si appresta a sorgere, uscendo dal suo nascondiglio di nuvole e liberando dei meravigliosi colori viola e arancio.
La città è ancora addormentata e non può assistere e questo meraviglioso spettacolo a cui, io invece, assisto da secoli, ma senza avere la possibilità di rimanere fino a quando il sole non sarà abbastanza alto nel cielo da illuminare la città dormiente perché, se esitassi ancora un minuto, di me non rimarrebbe che cenere.
Il destino di un immortale è questo.
Ormai, nemmeno ricordo quando è stata l'ultima volta che ho potuto vedere fino alla fine lo spuntare del sole che, lentamente, prende il posto delle tenebre, il mio regno di sole ombre che mi tiene lontano da ciò che ero un tempo: un essere umano.
Perché questo vuol dire essere un immortale.
Rinunciare a tutte le sensazioni che la vita mortale può darti.
Proprio perché è breve essa viene vissuta con maggiore intensità dagli uomini perché la vita che è stata loro donata può finire da un momento all'altro, anche in questo esatto momento, anche a causa di ciò che sono.
È questa la condanna di un immortale.
Nutrirsi di ciò che si era un tempo e vivere col rimorso di aver ucciso per tutta l'eternità senza mai dormire.
La vita da immortale è lenta è scontata, senza fine, a meno che non sia io a stesso a volere che finisca, ma a frenarmi c'è sempre quella voce che, con la dolcezza di una madre, sussurra dentro me:
-Se non meriti di vivere perché esisti?-
Non so dare una risposta a questa domanda, però è così: vivo nonostante sia morto.
E ora che ho tutto ciò che ogni uomo desidererebbe, immortalità, bellezza, fora, velocità, la prospettiva di una vita libera dalle regole che incatenano la vita degli uomini, io rinuncerei a tutto questo per poter trascorrere anche un solo giorno alla luce del sole tra gli esseri umani, senza correre il rischio di diventare cenere.
Nessuno comprende quanto terribile sia essere immortale.
Rinunciare alla propria vita, ai propri cari, ad un futuro che non potrà mai realizzarsi perché io per gli altri non esisto.
Io sono morto.
Ormai non c'è più nessuno in vita che possa ricordarsi di me.
400 anni di solitudine non sono niente rispetto alla prospettiva di una vita si breve, ma felice e che valga la pena di essere vissuta.
Perché questa vita da immortale che mi è stata donata senza che io avessi qualche scelta per potermi opporre a essa.
Non vale la pena vivere questa vita.
Perché ciò che ti attende non è altro che solitudine.
Una solitudine che non finirà mai perché sei un immortale che non dovrebbe esistere perché la tua umanità è morta nel momento in cui hai aperto gli occhi e ti sei risvegliato come un immortale, come un vampiro.
Un demone nefasto da sempre temuto da tutti perché divoratore di vite umane perché non lascia scampo a chi finisce tra le sue fredde e morte mani.
Vorrei piangere, gridare e urlare al mondo la mia disperazione, ma è la mia natura stessa a negarmi anche questo.
Alzò gli occhi al cielo e il mio grido disperato va a quel sole tanto bello, ma che al tempo stesso mi detesta e brucia ciò che sono.
Fai bene a odiarmi sole perché da tempo dovrei essere morto, ma di una morte che avrei meritato perché ero consapevole di vivere una vita che prima o poi sarebbe finita, ma che era fatta di tante gioie e mai vi avrei rinunciato se quell'immonda bestia non mi avesse scelto.
Se non avesse scelto me quale suo compagno che rappresentasse per lui un simbolo perenne della mia epoca che è ormai andata perduta.
Ciò che ha fatto che non è stato altro che condannarmi ad un esistenza di dolore fatta di maledizioni e di rimpianti.
Il sole comincia a farsi strada tra le nuvole e suoi raggi, nonostante siano lievi e delicati, quasi impercettibili, feriscono le mie mani e cominciano lentamente a bruciare.
Perché il sole mi odia e mi ha maledetto perché la mia esistenza è un offesa alla bellezza del sole, che non mi permette di guardarla mentre prende il posto della luna in cielo.
Perché sono un morto che non merita di camminare tra i vivi.
Mi stringo nel mio mantello, cercando riparo dai raggi del sole che vogliono ferirmi.
È tempo che io torni nel mondo delle tenebre perché è li che i morti vivono è li che devono stare perché non meritano di calpestare la terra degli uomini perché la loro vita è ormai finita, tranne la mia, e che mai finirà.
Questo tormento mi lacera dentro e dilania il mio cuore morto.
Mi nascondo nelle tenebre mentre la città si sveglia dal suo sonno accolto dal calore del sole e un altro giorno ha inizio che per me oltre non è che un'altra maledizione che mai finirà perché ormai sono prigioniero delle tenebre che hanno deciso di tenermi con loro per sempre.
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