racconti » Racconti del mistero » La sopravvissuta (prima parte)
La sopravvissuta (prima parte)
Patrick Dempsey quella mattina pensò di avere le allucinazioni quando, guardando fuori dalla finestra del suo ranch vide una persona avvicinarsi barcollante. La figura distava ancora più di duecento metri ma l'avrebbe notata chiunque in mezzo a quel nulla che la circondava.
Patrick infatti non stava a Sidney, oppure a Melbourne; in quel caso non si sarebbe stupito più di tanto di tale presenza. L'uomo da dieci anni a quella parte abitava in quello che veniva chiamato il Grande Scudo Australiano, ai margini del deserto Gibson, uno dei luoghi più inospitali della terra. Per la precisione stava a Farina, 600 chilometri a nord di Adelaide; trattandosi di sole tre case che costeggiavano la strada non poteva nemmeno essere definito paese.
Patrick, assieme ad una giovane coppia ora in vacanza, era l'unico abitante. Per trovarne altri era necessario percorrere alcuni chilometri verso nord, oppure scendere a sud, verso Lyndhurst. Qui però la distanza da percorrere sarebbe stata maggiore.
Abbandonò la finestra e uscì all'aperto tenendo gli occhi incollati sulla figura che si avvicinava; qualcosa nella sua andatura non andava. Il passo non era regolare e sembrava trascinasse i piedi, quasi le mancasse la forza per alzarli.
Erano le nove del mattino e il termometro appeso all'esterno del ranch segnava già 34° gradi; il sole picchiava in maniera terribile e Patrick iniziò a chiedersi da dove arrivasse quello sconosciuto. Non essendoci molte alternative concluse che per forza di cose doveva provenire da nord: Country Rock era l'unico paese nelle vicinanze. Contava non più di cinquanta anime e trovandosi ad un paio di chilometri dal ranch, Patrick poteva tranquillamente vederlo dalla finestra di casa sua.
La persona era a meno di cento metri quando, dopo un passo completamente scoordinato crollò a terra di colpo. La caduta lo convinse finalmente ad andare ad aiutarla. Si mise a correre sulla sabbia a piedi nudi non facendo caso a quanto scottasse, oramai ci era abituato; tutto il suo corpo dopo anni trascorsi in quel posto si era adattato alle condizioni atmosferiche avverse e ora sarebbe stato in grado di sopportare senza difficoltà temperature superiori di gran lunga ai 40° gradi.
Evidentemente però non era così anche per chiunque ci fosse disteso sulla sabbia.
Lo raggiunse e si accorse subito che non era un uomo ma una donna. Non poteva vederla in viso, ma la corporatura minuta e i lunghi capelli rossi lasciavano spazio a ben pochi dubbi.
Tentò di chiamarla e le scrollò con delicatezza una spalla ma fu inutile. Iniziò a pensare che potesse aver perso conoscenza per colpa del caldo, ma quando la girò a pancia in su scoprì che non era quella la causa. Il suo volto era una maschera di sangue e aveva anche una brutta ferita al braccio sinistro, all'altezza del gomito.
"Ma cosa..." non riuscì a dire altro. Lo assalì un principio di nausea e per un attimo fu costretto a distogliere lo sguardo. Poco dopo tornò a guardarla e si sentì meglio.
Un vortice di domande girava prepotentemente nella sua testa ma decise che per il momento c'era una sola cosa da fare.
Prese in braccio la donna sollevandola di peso e tornò verso il ranch.
Scelse una stanza al piano terra e la adagiò sul letto con la massima cura dopodiché corse a prendere dell'acqua fresca e un paio di asciugamani puliti. Fu di ritorno a breve e dopo essersi seduto sullo sgabello piazzato accanto al letto iniziò a bagnare uno degli asciugamani e a passarlo sul volto della giovane. Usò tutta la delicatezza possibile sperando che la freschezza dell'acqua avrebbe potuto farla tornare in se.
Patrick continuò instancabile, tamponandole ora la fronte, ora le guance, fino a che non poté vedere il viso della donna pulito. Riconobbe solo una ferita, all'altezza dell'attaccatura dei capelli, peraltro nemmeno troppo profonda.
Non può aver perso tutto questo sangue da un taglietto così piccolo; deve appartenere per forza a qualcun altro!
Lasciò stare e si occupò invece del taglio sul braccio, decisamente più serio. Osservò con attenzione la lacerazione, secca e precisa. Usciva ancora un leggero rivolo di sangue e fu obbligato a ricucirla.
Abitando in una zona così isolata aveva imparato a curarsi da solo e non gli risultò particolarmente difficile completare quella piccola operazione. La cosa che lo stupì invece fu un'altra: poco prima gli era quasi venuto da vomitare solo nel vederla sanguinante, mentre ora le aveva chiuso una ferita senza fare una piega.
Impiegò un'ora abbondante a finire di pulirla dopodiché si alzò dallo sgabello e non poté fare a meno di ammirarla. Quella donna era magnifica, dai capelli fino alla punta dei piedi. I lineamenti del viso erano di una finezza tale da sembrare opera di un chirurgo plastico e il fisico prorompente e slanciato. Raramente a Patrick era capitato di vedere una donna così bella.
Si costrinse a smettere di guardarla e abbandonò la camera. Ora non restava che attendere un suo eventuale risveglio e chiarire la situazione.
A mezzogiorno, mentre consumava un rapido pranzo, sentì crescere in se la curiosità di vedere quella sconosciuta sveglia, di poterle parlare e di sapere cosa l'avesse spinta a camminare per un paio di chilometri nel deserto.
Nel pomeriggio tornò in camera sua con un bicchiere d'acqua; era intenzionato a farla bere a tutti i costi. La trovò ancora addormentata, ma notò che la posizione era mutata rispetto alla mattinata. Il braccio destro non era più disteso lungo il fianco, ma piegato in modo che la mano poggiasse sul ventre e le gambe si erano lievemente divaricate.
"Non so cosa ti sia successo, ma è ora di svegliarsi non credi?" Patrick provò una sensazione singolare a parlare da solo ad alta voce, una sensazione che lo divertì. Gli capitava di rado infatti di poter scambiare quattro chiacchiere con qualcuno.
Appoggiò il bicchiere sulle labbra secche della donna in attesa di una sua reazione; reazione che non tardò ad arrivare. La testa si alzò da sola per andare incontro alla freschezza dell'acqua e Patrick lentamente gliela versò in bocca. I movimenti della donna erano completamente automatici e in pochi istanti svuotò il bicchiere.
"Accidenti, avevi proprio sete!" commentò lui abbandonando ancora la stanza per riempire nuovamente il bicchiere.
Quando tornò lei era sveglia, con gli occhi spalancati e si stava guardando intorno.
"Bentornata nel mondo dei vivi!" la accolse lui contento di vederla cosciente. Quando però incrociò il suo sguardo rimase spaventato. Nelle sue splendidi iridi azzurre scorse una paura, un terrore che mai gli era capitato di vedere in precedenza in nessuna persona.
"Non mi toccare!" urlò lei in un tono che giunse alle orecchie di Patrick come colmo di paura. "Stammi lontano!"
"Calmati, non voglio farti del male!" rispose lui a bassa voce mantenendo la massima calma.
Lei parve non credergli e si alzò dal letto andandosi a rintanare nell'angolo sinistro della stanza. "Sei uno di loro anche tu! Ti hanno preso come hanno fatto con gli altri!"
"No, non è vero. Ti ho trovato priva di sensi vicino a casa mia e ti ho portata qui."
Lo stato confusionale della donna era evidente e un qualsiasi movimento o gesto azzardato avrebbe potuto portare conseguenze terribili. Patrick doveva stare tremendamente attento.
"Ti prego vattene!" Ora lei lo stava supplicando e non tardarono ad arrivare le prime lacrime. "Lasciami in pace..."
"Tranquilla, va tutto bene. Qui sei al sicuro, non devi avere paura."
Passo dopo passo si stava avvicinando sempre di più, quando lei all'improvviso lo colse di sorpresa afferrando la lampada sul comodino e avventandosi contro di lui. I riflessi dell'uomo si mostrarono fortunatamente prontissimi e schivò il colpo appena in tempo, prima che lo centrasse alla testa.
"Calmati!" urlò afferrando la lampada e strappandogliela con forza dalle mani. "Maledizione, calma!" Le bloccò le braccia senza usare troppa forza e la spinse sul letto, immobilizzandola. Lei cercò disperatamente di divincolarsi ma era inutile.
"Lasciami, lasciami!"
"Basta, smettila! Non voglio farti niente, lo capisci?" Patrick lo disse con un tono terribilmente perentorio, che non ammetteva repliche. "Io sono dalla tua parte, CALMATI!!!"
Improvvisamente lei smise di divincolarsi e rimase a fissarlo intontita; i suoi occhi azzurri somigliavano ora a quelli dei bambini piccoli e lo osservavano con curiosità.
La pausa e il terrore per il momento parevano essere svaniti.
Patrick la lasciò andare.
"Scusami per il modo, ma era l'unico possibile per farti calmare!"
Lei inizialmente non rispose continuando a fissarlo; i suoi occhi parevano due gemme di zaffiro e Patrick si sentì come se stesse per sciogliersi in essi. Era ipnotizzato.
"No... scusami tu. Ho rischiato di ammazzare l'unica persona che potrebbe aiutarmi."
Patrick notò come la sua voce fosse molto diversa rispetto a poco prima. Era dolce ma allo stesso tempo decisa e lui la trovava dannatamente intrigante.
"Non importa; che ne dici se andiamo in soggiorno e mi spieghi cosa diavolo è successo?"
Lei si toccò un attimo le tempie chiudendo gli occhi.
"Stai bene?"
"Sì, è solo un po' di mal di testa."
"Vieni con me. Ti darò un'aspirina."
Si alzò in piedi mostrando così che era alta quanto lui e lo seguì. Dopo aver preso l'aspirina ed essersi bevuta altri due bicchieri d'acqua fresca si accomodarono sul divano del soggiorno.
"Che ne dici se partiamo dal tuo nome? Io mi chiamo Patrick!"
"Io sono Juliette e abito a Country Rock; quando mi hai raccolto nel deserto questa mattina ero in fuga da lì."
Patrick conosceva alcuni abitanti del posto, ma lei non se la ricordava.
"Perché sei fuggita?"
Al solo sentire la domanda fu scossa da un brivido gelido che le corse lungo tutta la spina dorsale.
"Perché hanno tentato di uccidermi! Come hanno fatto con gli altri."
"Chi ha tentato di ucciderti?"
"Mia sorella e mio padre."
Stavolta fu Patrick a sentire freddo malgrado si sfioravano i 40° gradi. Nella sua mente continuavano a nascere nuove domande, sovrapponendosi l'una all'altra in maniera confusa.
1234
un altro testo di questo autore un'altro testo casuale
0 recensioni:
- Per poter lasciare un commento devi essere un utente registrato.
Effettua il login o registrati
Opera pubblicata sotto una licenza Creative Commons 3.0