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La cameretta in Piazza Martiri
Chiudi la finestra svelto! disse con il volto rosso, quasi sibilando.
Entrambi scoppiarono a ridere, ed in effetti la situazione lo meritava.
Grondante di sudore, gli era difficile resistere in quella cameretta calda e pregna dei profumi del loro amore.
Aperta la finestrella che dava sul corso, si era affacciato.
Nudo, incurante del freddo pungente, dei passanti che lo guardavano come fosse pazzo.
Si sporse in avanti succhiando avidamente fredde boccate d'aria, fredde come lo sono le sere d'inverno a Belluno.
Ormai le cinque del pomeriggio, entrambi lontani dai loro affetti più cari, da molte ore.
Angelo non avrebbe più voluto lasciarla andare.
La desiderava così tanto ancora, da poter morire pur di averla una volta di più.
E lei, avrebbe voluto riceverlo per infinite volte, quante Angelo ne avesse desiderate.
Appoggiatosi all'arco del muro maestro di quella cameretta troppo bassa, la fissava con quegli occhi neri, neri come la pece, incapace di distrarsi da quello spettacolo sublime.
La guardava desideroso, nonostante fossero passati pochi minuti dalla loro ultima unione, quasi come lei fosse appena arrivata, nel loro posto segreto.
Trafelata, eccitata, come sempre ad ogni loro appuntamento.
Cercava di dare un piccolo riposo a quel suo cuore accelerato, ma era troppo preso da quei fianchi opulenti, da donna di montagna.
Dai suoi seni, che adorava per come erano fatti.
Pieni, soffici, color del latte, con i capezzoli retratti.
Un particolare adorato, che gli permetteva di dedicar loro lunghi giochi d'amore, a cercar di costringerli fuori dal loro rifugio caldo.
I suoi capelli castani.
Tutto di lei gli piaceva, così lo sguardo correva lungo tutto il suo corpo incapace di fermarsi, perchè ogni particolare conosciuto voleva essere rivisto ancora ed ancora.
Micole completamente nuda, era distesa sul letto e lo guardava calma sorridendogli.
Lei sapeva che Angelo l'amava molto, ma non capiva perchè, non poteva comprendere.
Sarebbero stati il tempo e la pena più dura a permetterle di capire, che avrebbero reso il suo cuore ancora vitale.
Perchè ora era come morto, anche se batteva.
Il suo movimento non regolato da' quelle dolci cose che rendono la vita amabile, bensi' soltanto dal dolore.
Le pene della vita l'avevano resa così , insensibile.
Un muro nel quale era stata rinchiusa, e lei s'era abituata a vivere secondo le sue regole.
Angelo si mosse verso un vecchio mobile di legno, che era la sua dispensa.
Prese una grossa caldarrosta divenuta ormai tiepida, di quelle che aveva comprato prima che lei arrivasse, e dopo averla privata accuratamente di tutta la buccia, gliela porse dolcemente.
Lei accettò questo dono come l'ennesima resa di un uomo innamorato.
Era suo mentre gli sorrideva, mentre poneva in essere tutto quel piccolo carosello di particolari d'amore, che lui desiderava ed adorava.
Mangiando quel piccolo frutto, si nutriva delle speranze e certezze di un uomo alla ricerca della felicità, che pensava di averla trovata tra le sue braccia.
Mani che con grazia lo attiravano ancora verso di lei, sfiorandogli con tenerezza il torace, le spalle, scendendo nervose lungo la schiena fino ad arrivare al suo ventre, fino a costringerlo a sedersi sul letto al suo fianco, quasi le gambe gli mancassero.
Angelo la guardava, e dentro lui rivivevano emozioni forti, gioie che non aveva da tempo.
Si sentiva felice di vivere. E non riuscì ad aspettare molto.
Guardandola negli occhi, appoggiò istintivamente la mano sull'interno della coscia di Micole, che gli era di fronte.
La pelle era fresca, tumida, e la sua mano lievemente frenata dal contatto fra la sua ruvidezza e la dolcezza levigata delle sue gambe quasi glabre.
Le sensazioni che provava erano forti, l'odore di Micole intenso.
Fu costretto ad appoggiare le sue labbra su quelle di lei, chiedendo ancora il suo cuore ed il suo amore, tutto.
E lei non tradì questa richiesta, come già due volte prima.
La sua bocca era desiderio, era perdersi nel vuoto dei sensi, schiavo d'un piacere senza fine.
La lingua morbida e calda di lei passava sulla sua dolcemente, ed ogni passaggio erano luci ed odori che si aprivano nella sua mente.
Ricordi vecchi e nuovi, che si mescolavano insieme e da cui nascevano nuove emozioni.
Lentamente si adagiò sulla schiena, e lei sopra.
Come una pantera che detiene il diritto di vita o morte sulla sua preda, pronta se avesse deciso, ad ucciderla in qualsiasi momento.
Ma lei non lo fece, lo voleva ad esclusivo trofeo della sua femminilità.
Ed avutolo, godeva a deliziarlo tra le spire senza fine del suo piacere conosciuto, oltremisura.
Angelo si muoveva con passione dentro lei, sperando e cercando ad ogni spinta di farla giungere al piacere estremo, per poi ricominciare ancora in una corsa senza fine.
Lei invece cercava i suoi occhi, bramando di scrutarne loro profondità e segreti.
Era curiosa e vogliosa di possedere ogni sua emozione, dolcezza, godimento, per poterne poi rileggere ed interpretare ogni momento, ogni accadimento, a spiegazione del suo orgoglio di femmina.
Ma in quest' ultima prova, Angelo non durò come nelle precedenti.
La stanchezza, ma soprattutto la tensione accumulatasi nel voler a tutti i costi dimostrare tutto il suo amore per lei, lo fecero giungere al piacere rapidamente.
Micole avvertì la sua fine come imminente, e istintivamente si avvolse intorno a lui con tutta se stessa, aumentandone ancor più il piacere, facendolo impazzire.
Le gambe stringevano i suoi fianchi in un abbraccio stretto prima, e dolcemente delicato dopo, lasciando lentamente scemare nel suo ventre i suoi ultimi sussulti di piacere, sussurrandogli parole a cui non aveva difesa.
A cui non aveva difesa.
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- si scivola piacevolmente nella lettura senza mai trascendere. bella. salvo
- Molto sensuale, bella intensa Piacevole da leggere e senza evidenti volgarità.
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