Si polverizzò attraverso l'occhio di vetro, attratta irresistibilmente da un gioco
di specchi e prismi.
Fu una tentazione troppo forte, troppo dolce per potervi resistere
Quella folle corsa alla velocità della luce la condusse attraverso l'occhio di vetro lungo invisibili canali fortemente angolati.
L'unica luce visibile all'interno del marchingegno era la propria pulsante vitalità.
L'ambiente circostante annerito e ostile le procurò un brivido irrefrenabile che divenne certezza al suono che si produsse alle sue spalle, secco, metallico inesorabile.
All'improvviso un muro, diverso da quelli che ricordava, assolutamente liscio e piatto, teso come una corda di violino.
Poi l'impatto, violentissimo, contro miliardi di piccoli aggregati corpuscolari che reagivano al contatto con il suo corpo, sottraendogli preziosa energia, annullandone ogni volontà.
Si aggrappò agli ultimi ricordi, tentò fughe repentine quanto inutili tra gli aggregati della superficie.
Poi la fine, sulla superficie del muro ormai parte di esso, giaceva il simulacro di se stessa.
Ora è lì come tante altre, nel cimitero dei ricordi, una data e un nome curioso
1954 diaframma 8 tempo 1/125.