Il mio corpo è pieno di microchips. Sottopelle, nel midollo osseo, dietro alle retine (lì pungono un po', poi ci fai l'abitudine) alla base del mio pene, nelle ghiandole linfatiche, sotto le unghie, nei piedi, dentro ogni osso, sparsi sulla corteccia cerebrale, un processore al cervelletto, altri chips nel cuore.
Sulla pelle sembrano le scaglie della corazza di un drago. Rilucono come la corazza chitinosa di un insetto. Le scaglie dure di un grosso rettile tempestato di pietre preziose. Dentro di me fluiscono, fluttuano scorrono Petabytes di informazioni. Chiacchiere, immagini di inferni e paradisi, videogiochi, programmi, utilities, complotti, musica, roba porno, roba oscena di torture e uccisioni, decisioni importanti, dati sul livello delle acque, posizionamenti globali di veicoli. Li sento scorrere con un eccitante flusso di energia, come mille serpenti non sopra ma dentro di me. Schizzano dentro il mio cervello e ne escono lasciando solchi luminescenti di informazione, di memoria mille mille volte replicata. Il mio sistema nervoso modificato fa tutto per me: smista, inoltra, modifica, registra, cachizza, proximiza, inidicizza, e io sto lì a vedere queste mille lingue di fuoco informatico che bruciano di piacere la mia carne e il mio io lascivo, a coglierne l'effimero luccichio magico. Tutti quei mondi felici, stupidi, disperati saggi unici banali passano dentro me, cambiano, fermentano, sbocciano nella maturità e muoiono o fuggono in pochi nanosecondi, nella mia pelle, nei miei muscoli, nelle cartilagini. Una parte considerevole di mondo mi accarezza, mi sfiora ammiccante, si struscia su e dentro di me. Sono un meraviglioso router. Il mondo mi passa attraverso, i chips fanno tutto il lavoro, devo solo prestare il mio sistema nervoso alla compagnia di telecomunicazioni e in cambio ho tutte le sensazioni del mondo in ogni momento della mia vita, ogni respiro e ricevo più stimoli che a fare sei, dieci, mille giri del mondo. Dicono che i miei nervi si consumeranno presto, che di me non rimarrà che un sacchetto afflosciato di frattaglie paralizzate, dai nervi esauriti, finiti. Ma cosa importa, se ora sto vivendo sei milioni di vite non mie ogni secondo? Oddio, veramente non riesco a capirne nemmeno una, vanno troppo veloce, ma sono così tante... chi può viverne così tante? È per questo che ho accettato di fare il router. Se scopare è da sempre la cosa più importante, il mio corpo allora è costantemente percorso da orgasmi.