Riaprii gli occhi confusa, ma non spaventata. Avevo la sensazione che quel luogo in qualche modo mi appartenesse.
Mi ritrovai stesa su un prato pieno di margherite; tutte di colore diverso che mischiate tra loro creavano una tonalità indefinibile, la più bella che si possa immaginare. Il cielo era diviso in tre parti: a sinistra era di un azzurro intensissimo e il sole sembrava una palla di fuoco arancione; a destra c'erano i lampi, si sentiva tuonare e tutto era avvolto da una fitta nebbia. Quello sopra di me era pazzesco; si vedevano delle immagini, come un gigantesco schermo su cui venivano proiettati milioni di film contemporaneamente.
"Chi diavolo sei? che posto è questo? mi hai drogato?".
Mi girai di scatto e con sorpresa vidi il ragazzo con l'i-pod, era la prima volta che sentivo la sua voce.
"Senti, non ho la più pallida idea di che posto sia questo e per quanto ne so potresti essere stato tu a portarmici".
La mia risposta fu veramente acida, lui era così irritante ma bellissimo.
"Mi chiamo Vanessa e tu?"
"Alex" lo disse sottovoce evitando il mio sguardo.
Volevo avvicinarmi, stringergli la mano, avvertivo il bisogno di contatto fisico.
Non feci a tempo ad avanzare che Alex indietreggiò all'istante e con un'aria terrorizzata si mise a urlare:
"Stammi lontana, non ti avvicinare, è tutto veramente assurdo, ho le allucinazioni, vedo il cielo diviso in tre parti - con un sorriso sforzato proseguì - e come se non bastasse sono cinque notti di seguito che ti sogno..".
Sentivo le vene pulsare sulle tempie, lo interruppi all'istante "tu, tu mi hai sognata?"
"È incredibile... vedo te apparire dal nulla che mi sorridi e un attimo dopo estrai una pistola luccicante e.. pum, mi spari dritto al cuore".
A quel punto dovevo dirglielo:
"Anche a me da cinque notti succede la stessa cosa, beh più o meno, nel mio sogno non mi uccidi.. semplicemente ti vedo sull'autobus con l'i-pod alle orecchie".
Mi sentivo a disagio e imbarazzata, non potevo certo proseguire e raccontargli dello scombussolamento e delle pulsazioni che provocava la sua visione in sogno (e non solo).
Si rivolse nuovamente a me, ora il suo viso era disteso aveva un'espressione più rilassata "Vanessa ti chiedo scusa per averti trattato da maleducato... ma è tutto così strano quello che ci sta capitando; non ci conosciamo eppure sogniamo l'uno dell'altra e ora ci ritroviamo qui senza sapere perchè e come ci siamo arrivati" la sua voce era veramente dolce e rassicurante.
Stavo per rispondere quando una voce ben più profonda e rauca s'inserì tra noi due "vedo che iniziate a fare conoscenza, bene, benissimo, ne sono molto felice! Benvenuti nella zona di confine ragazzi miei!".
Stentavo a crederci, a parlare era l'anziano panciuto con la ridicola mantella; notavo ora per la prima volta quanto fosse imponente e il suo portamento fiero.
Si lisciò i baffi scrutando me ed Alex con aria compiaciuta e una strana luce negli occhi.
CONTINUA...