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Profondo Romantico
Alla ricerca di una profondità impossibile, invisibile, così maledettamente vicina.
Un angosciato sguardo, lontano dal rumore delle auto che sfrecciano lì a pochi metri, indifferente alle chiacchiere del gruppo di anziane che attraversa, perso nella grandezza infinita del cielo serale, disturbato dalle luci artificiali, isolato dal mondo e da tutti, da cose e persone, da voci e sussurri, da maledette trame di una realtà banalmente e quotidianamente ingannevole e incompleta.
-Scusami, avresti per caso un accendino?
Perché rispondere alla passante? L'educazione dettata da chi gli impone di volgere il suo sguardo dall'oblio più puro alla fredda e rigida determinatezza della ragazza dai lunghi capelli e bel viso davanti a lui, così limitata nelle sue forme carnali, così incompleta nei suoi confini.
-Eccolo.
Si sente costretto a risponderle. Un senso di colpa e vergogna lo pervade al solo pensiero di ignorarla. Maledetta natura umana volubile e incostante! Estrae l'accendino dalla tasca e lo porge alla ragazza. Lei si accende una sigaretta, lui segue il suo esempio e se ne vanno, un ultimo vago grazie rompe il loro così veloce rapporto.
Cosa sto cercando? Me lo chiedo anche io, a dire il vero. Se lo chiedono le persone che ti sono attorno, l'erba su cui cammini, gli alberi che ti sovrastano, il fumo che scende nella tua gola. Cosa vuoi? L'intera natura si ingegna per renderti soddisfatto, il cosmo che ti circonda si interroga su di te e sulla tua frustrazione esistenziale. Tu ne denunci i difetti e i limiti, tu li ritieni incompleti e fallaci, loro cercano solo di dimostrarti il contrario. Tutti noi vogliamo farti capire cosa può offrire questa realtà finita che tu così immensamente disprezzi e ripudi. O è forse paura la nostra? Terrificante timore che tu abbia ragione? Ci spaventa così tanto essere finiti, racchiusi nei nostri confini? Vuoi forse svegliarci da questo sonno, ingannevole pacata soddisfazione delle cose così come sono, vuoi spingerci a superare i nostri limiti, a raggiungere ciò che né Dio né il cosmo né l'universo né la natura né il fato né l'ordine meccanico che regola le cose ci permette?
Perché tu, uomo, cerchi di superare te stesso? Cosa ti spinge a cercare qualcosa che non potrai mai afferrare?
Io cerco l'infinito che non esiste! Cerca di comprendere il significato di questo terribile concetto... infinito. Il non inizio e la non fine, l'indeterminato, il nulla e il tutto, l'irraggiungibilmente affascinante e precario nella sua natura, la non natura, la non cosa, il punto e lo spazio, il cielo e la terra, le stelle e le polveri dell'universo, te stesso e tutto il resto. Trova qualcosa che non sia inglobato in cosa stai dicendo? La tua stessa natura limitata si rivela essere infinita: i limiti delle cose, la loro determinatezza non troverà mai fine e questa realtà che tu vedi così enormemente estesa non potrà mai non essere illimitata, e dunque è infinita nei suoi limiti... ogni cosa è finita, infinite cose compongono la realtà universale, il finito delle cose diventa infinito. La materia di cui sei composto, è infinita... potrà cambiare, tramutarsi, evolversi o degradarsi, ma non sparirà... sempre è e sempre sarà, miliardesimo di miliardesimo di un punto nell'eternità dell'universo.
Stai cercando Tutto.
Non mi sentirò sazio fino a che non l'avrò posseduto. È impossibile possedere l'infinito, che sono le stelle nel cielo, l'aria che ti circonda, la molecola di tabacco che brucia entrandoti in gola. Vuoi forse essere Dio onnisciente onnipotente onnipresente? Credi che la tua mente reggerebbe e conterrebbe in sé l'Ogni cosmico e universale?
Più e più e più che ridicolo.
Ma lo continuerò a cercare finché la morte non mi coglierà distratto e incantato dal cielo notturno, perso in una ricerca che non mi ha mai abbandonato e dalla quale neanche la morte potrà separarmi.
La volontà di superare me stesso e tutto ciò che vedo, di primeggiare sulle cose e l'essere stesso, di trovare Il senso a questa vita nel significato stesso della realtà veloce che ci avvolge abbracciandoci e stritolandoci.
E immerso in una ricerca trascendente il pensiero stesso l'occhio è smarrito nell'infinita delle poche stelle visibili dalla città, e tutto il resto è insignificantemente meschino.
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