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Dialogo fra qualcuno e la sua fine
-Piacere, io sono la fine di tutte le cose.
-Dovrei essere felice di incontrarla?
-Questo dipende da lei. È felice di perdere la vita?
-Non saprei dirlo.
-Non è difficile: si o no.
-Come posso descrivere la mia vita? Una minuscola manciata di anni completamente diversi l'uno dall'altro, un susseguirsi di emozioni così speciali da degenerare nella tristezza più assoluta?
-Mi dica come si sente in questo momento.
-Sollevato.
-Dunque è soddisfatto del mio intervento?
-Assolutamente no.
-Come si è sentito prima di morire?
-Annullato negli occhi della donna che amavo.
-Perciò felice?
-No, malinconico e triste. Mi chiedo cosa stia provando in questo momento.
-Molto probabilmente sarà impaurita, scioccata, terrorizzata e disperata da una fine così improvvisa.
-Allora conosce la mia risposta.
-Lei è felice?
-Lei sarebbe felice di morire lasciando dietro di sé una scia di lacrime e disperazione?
-Forse... non so cosa sia la disperazione, né la felicità.
-Che esistenza incompleta.
-Non so cosa sia il desiderio, perciò le emozioni... non mi mancano, né vorrei provarle.
-Non intendevo essere scortese. Dopotutto, lei rinuncia a dolci e teneri sentimenti, allegre e spensierate risate, piacevoli e combattute soddisfazioni ma non sarà mai triste, né malinconica, né stanca, né disperata, né delusa.
-Non capisco perché non è soddisfatto della sua fine. In quanti possono morire fra le braccia della donna che amano?
-Preferirei essere seppellito nel deserto, mangiato dalle bestie della giungla, investito da una frana. Scomparire nel nulla, senza essere ricordato da nessuno, senza che altri piangano la mia fine.
Ho vissuto per non soffrire e per non far soffrire. Senza la mia serenità mi era impossibile offrirla ad altri, senza la gioia altrui non potevo sorridere. Ora morirò nell'amarezza di non aver realizzato lo scopo della mia vita
-Dicono tutti la stessa cosa, signore. Sono poche le persone che sorridono vedendomi. Molti di loro scoppiano in lacrime, altri rinnegano la verità, altri non smettono di contemplare ciò che hanno perso, altri bestemmiano il cielo e le loro divinità e altri, nonostante mi abbiano invocato, alla mia vista mi insultano e rinnegano, pentendosi all'istante della loro decisione. È quasi impossibile parlare con loro. Lei, signore, e pochi altri, vedendomi, sospirano per poi dire di non potersi lamentare, è giunta l'ora. Solo con voi riesco a parlare e allora mi chiedo cos'è che vi rende così attaccati alla vita.
-Pensa per un attimo di non essere ciò che sei, ma qualsiasi altra cosa.
-Folle: morte e vita, non c'è posto per terzi. Se non fossi la morte, sarei la vita.
-Come ti sentiresti se fossi la vita.
-Diverso
-E?
-Beh... sarei tutte le cose della vita, e cioè la totalità dell'ogni, senza esclusione di niente. Sarei l'erba su cui cammini, l'aria che respiri, il saluto a un amico, la profonda serenità provata con la persona che ami, la felicità e l'odio, l'amore e la depressione, il successo e la sconfitta, la vittoria e la rivalsa, la stanchezza e l'euforia, l'insegnante e lo studente, la pianta, l'albero, la terra, la sabbia, le stelle e la luce, il sole e il cosmo, la materia e il sentimento, la vita, tutto.
-E saresti soddisfatto?
-Non so cosa sia la soddisfazione. Io sono il nulla, tu sei felice come tristissimo, io il tutto. Non sarei semplicemente chi sono.
-Capisci ora perché siamo così affezionati alla vita?
-Si, ora ho capito
-Ma ora, dimmi una cosa. Perché?
-Non c'è un motivo, semplicemente le cose stanno così. Si può solo accettarlo.
-E se io ti chiedessi di ribellarti a questo sistema?
-Non comprendi la conseguenze negative di ciò che mi chiedi? Vorresti vivere in eterno, vorresti diventare centenario, millenario? Vorresti davvero invecchiare e invecchiare e invecchiare fino a perdere l'uso dei sensi e della mente? Sarebbe vita, quella? Vorresti star male e soffrire, soffrire, soffrire senza speranza di alcuna cura, se non l'estremo giudizio? Sarebbe vita quella? Vorresti continuare a respirare anche nel dolore più profondo e intenso, vorresti restare solo nella tua perenne vecchiaia, vorresti diventare un peso insostenibile e pesante per tutte le persone a te care? Sarebbe vita, quella? Io non sono crudele, semplicemente raccolgo ciò che non può più essere vita e, se esaminerai con attenzione, vedrai che il mio arrivo è qualcosa di... giusto. Vivere per sempre sarebbe stancante e difficile... perderesti il valore della vita se la possedessi in eterno. Voi uomini avete bisogno di limiti per attribuire la giusta importanza alle cose, dovete essere consapevoli che potrebbero finire e che, spesso, finiranno. Credi che saresti così tanto affezionato alla tua vita se in questo momento non l'avessi persa?
-No... senza di te la getterei via come il più indesiderato dei regali. Non capirei neanche che, in fondo, è l'unica cosa che abbiamo.
-Perché, dunque?
-Perché è giusto che sia così.
-E ora che hai capito vieni con me e, nel profondo del cuore, ringraziami: non avresti mai capito l'importanza della donna che ami e della gioia di chi ti è caro senza la paura, dentro di te, del mio intervento, e del mio arrivo, non è così?
-Si. Per vivere è necessario morire.
-E adesso, andiamo.
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0 recensioni:
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- bellissimo dialogo. il limite dell'uomo.. saper godere solo di ciò che gli sfugge..
- Bello... ho preparato anch'io qualcosa simile, sono in attesa di poterlo pubblicare...
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