Questa mattina fa davvero freddo, la fiamma pilota della caldaia ha fatto gli straordinari questa notte, attraverso il vetro della finestra della cucina cerco di sbirciare fra i rami di Betulla per scorgere il display luminoso della temperatura esterna del nostro benzinaio, -10, prevista neve anche per oggi pomeriggio.
Con della musica classica di sottofondo, fischiettando motivetti natalizi, mi anticipo nel tempo per confezionare dei sacchettini trasparenti con biscotti speziati fatti in casa per fare dei segnaposto per la tavola di Natale.
In tutto questo, la mia mente cerca anche di elencare i vari passaggi per il menù di Natale, e mentre mi inebrio con il profumo dei biscotti speziati, mi riaffiora un dolce ricordo legato alle feste natalizie, il mio caro Nonno Francesco, per tutti detto Chechi.
Una sua frequente abitudine che li nasceva dal cuore, era quella di arrivare a casa per pranzo o cena portando al seguito qualche amico che stava da solo, o che sapeva in difficoltà, figuriamoci per Natale!
Mia Nonna si preoccupava molto quando Chechi arrivava con qualche commensale in più, non per non ospitare, ma perchè voleva essere avvisata prima, aveva paura che il cibo non bastasse e di fare brutta figura.
Allora Chechi li diceva sempre: "Amabile, non ti preoccupare, dove si mangia in due si mangia anche in tre, in quattro...".
Chechi ci insegnava che bisogna essere cordiali, generosi e ospitali, ma non solo a parole, giusto per compiere il gesto e sentirsi la coscenza a posto, doveva nascere da dentro, dal cuore, ed in particolare ci faceva notare che il Natale era questo, era aprire le porte del cuore e di casa a chi era da solo.
Ecco che allora i geni e l'insegnamento di Nonno Francesco non sono andati persi, e chiunque si trovi a passare dalle nostre parti, per pranzo o cena, un pasto pronto o un boccone al volo lo trova sempre.
Così anche il nostro pranzo di Natale è sempre molto allargato, diventa come un tam tam nella foresta, un passa parola, Papà che mi chiama per sapere se c'è posto per un amico solo, mia sorella che mi chiede la stessa cosa per la collega di lavoro, mamma che arriva a casa mia con qualche manicaretto Sud-Americano DOC insieme al mio caro secondo papà, e mentre mi bacia in fronte dandomi la sua benedizione, mi avvisa che passerà Vincenza per gli auguri nel pomeriggio, ma c'è anche chi si unisce dopo il pranzo di Natale, così la mia casa diventa un porto di mare di gente che và e che viene.
Voci allegre si spandono per la casa fra i profumi, un chiacchiericcio festante fra sorrisi e risate, fra un tintinnio di posate e calici con i vari cin cin e prosit.
Si canta, si gioca a carte, si fa gossip nostrano, si raccontato storie e storielle divertenti, con le solite barzellette spinte di mio padre.
Ovviamente fino in dodici a tavola ci stiamo, magari stretti stretti, e chi arriva un po' più tardi per turni di lavoro, li si cede il posto a tavola ben volentieri, e le porte restano aperte per tutti.
Il bello è poter vedere tutta la famiglia, amici e conoscenti riuniti insieme in una festa così sentita, quattrozampe compresi!
In fondo il vero senso del Natale non è proprio questo, non è tendere una mano a chi è solo?
Come potrei sapere il vicino di casa solo, un amico o un conoscente in un giorno di vera festa!
Questa è l'eredità di nonno Francesco, ci ha insegnato che la famiglia non è rilegata solo a quella biologica, c'è anche la famiglia che incontri ogni giorno sul tuo cammino quotidano, ed è così che si presenta l'evento tanto atteso, la luce che risplende ancora.
Mentre la musica di sottofondo prosegue, io pure, fischiettando motivetti e cercando di legare a regola d'arte fiocchi di raso rosso nei sacchetti dei biscotti speziati, sento una leggera velatura negli occhi... forse sono le spezie.