racconti » Racconti su avvenimenti e festività » Incontro ravvicinato - I parte
Incontro ravvicinato - I parte
Parco delle Apuane - Mi sono ritrovato con gli altri componenti della spedizione a Ponte a Moriano, nella piazza principale del paese, erano le 16 in punto, come in precedenza telefonicamente programmato.
Tre fuoristrada di marca russa ci stavano aspettando. Quando la comitiva fu al completo, eravamo in nove, più i tre autisti.
Uno degli autisti, in jeans e T-shirt bianca mi è venuto incontro, ha chiesto il mio nome, poi ha detto agli altri: "Ora ci siamo tutti, possiamo andare!" ero io il ritardatario.
Ho preso posto su uno dei fuoristrada e ho caricato la sacca che mi ero portato dietro.
Tutti i componenti della spedizione avevano una sacca come la mia. Erano stati presi precisi accordi col gruppo Shado, un sacco a testa delle dimensioni di una sacca da ginnastica, con dentro solo apparecchiature da ripresa, nient'altro.
Siamo partiti e in breve siamo giunti nel Comune di Borgo a Mozzano, i fuoristrada hanno poi imboccato alcune strade sterrate che penetravano sempre più all'interno del Parco delle Apuane.
Ho chiesto all'autista in quale località fossimo diretti, ma lui mi ha risposto che si andava al campo base. Non ha voluto aggiungere altro.
Mi era stato detto che il luogo era un punto focale, già da tempo, per gli avvistamenti e che era costantemente monitorato dall'esercito: quale? l'aviazione, l'esercito italiano o la N. A. T. O.?
In passato qui era avvenuto un "incontro": di più non sono riuscito a sapere.
Dopo aver percorso vari chilometri tra selve di querce, faggi e vari tipi di conifere, i fuoristrada hanno raggiunto un prato, grande quanto un campo di calcio, incastonato tra il verde delle selve e, sul lato nord da una roccia che lo delimitava dal resto della montagna che solo in quel punto continuava a salire.
I fuoristrada si fermarono a fianco alla roccia e il campo era libero davanti a noi. L'erba era in più parti pestata e lasciava intravedere grandi solchi: doveva esserci transitato qualcosa di pesante. Non recentemente però, poiché l'erba stava riprendendo il sopravvento.
Al posto delle porte, due grandi incerati mimetici coprivano dei macchinari.
Furono fatte le presentazioni subito dopo il nostro arrivo e mentre ci guardavamo attorno: c'erano i tecnici del gruppo Shado, i tre autisti, due militari in tuta mimetica e senza gradi. Gli altri nove erano giornalisti come il sottoscritto, uno disse di essere della R. A. I., ma non ricordo il suo nome.
Per me, a parte il mio contatto del gruppo Shado, gli altri erano dei perfetti sconosciuti.
In un lato, accanto ai nostri fuoristrada parcheggiati, c'era una tenda con allestito un piccolo buffet: caffè caldo, tè, panini di vario tipo, acqua minerale, CocaCola, ecc.
Non restava che attendere; dalla sacca tirai fuori la telecamera, mi accertai che fosse pronta per le riprese, mi misi due macchine fotografiche a tracolla.
L'appuntamento era previsto per la nottata, ci dissero, e anche se siamo in agosto qui di notte fa fresco: i plaid erano nella tenda.
Alle venti due elicotteri senza insegne e insonorizzati passarono lentamente sopra di noi a bassa quota. Dopo dieci minuti dal passaggio altre tre persone in tuta, d'aviazione questa volta, giunsero da noi, uno di questi con un forte accento inglese chiamò il responsabile del gruppo Shado e gli comunicò che tutto era pronto per iniziare.
Ci fu ordinato di rimanere accanto ai fuoristrada o di sederci all'interno di essi, ci fu comandato di non parlare e di non fumare. I teloni furono rimossi.
Un generatore di corrente entrò in funzione e si levò un ronzare sommesso nell'aria calma della montagna.
Punti luce di vari colori s'accesero intermittenti, mentre attorno a noi l'aria si faceva sempre più elettrica e alcune scintille schioccavano tra noi e il prato o gli automezzi.
L'intermittenza delle luci colorate era accompagnata da note digitalizzate molto acute, quasi al limite dell'udibile.
All'inizio pensai che avessero ricopiato le tecniche degli "incontri ravvicinati di terzo tipo", ma subito dopo mi accorsi delle differenze dal film.
Le luci si vedevano appena e i suoni stavano andando sempre più oltre la soglia del nostro udibile, inoltre tutta l'area era sempre più magnetizzata ed elettrificata, pensai allora ad una qualche tecnologia mutuata da Tesla.
Intanto le 22 erano passate e la luce solare se n'era andata del tutto e le stelle si vedevano sempre più brillanti, come non mai.
Attorno a noi il ronzio del generatore, i secchi schiocchi della statica e il cielo sempre più splendente di stelle.
Eravamo tutti in silenzio e immobili: noi, i tecnici, gli autisti e i militari. Le stelle all'improvviso iniziarono a vibrare al ritmo del generatore che si udiva ora lontano e appena percepibile; prima il buio si fece più forte, quasi denso oserei dire... meglio non saprei esprimermi... e le stelle parvero fuggire.
"Pronti! State pronti! Arrivano!" voci concitate, poi anche alcuni richiami in lingue straniere: inglese, russo? Poi un fischio... assurdo, qualcuno stava soffiando in un fischietto!
Nella penombra macchine fotografiche, cineprese e telecamere erano puntate verso il cielo, i registratori erano attivati...
Sembrava che attorno a noi si fosse formata una cupola trasparente, una cupola che deviava la luce delle stelle, ma riusciva ad amplificare qualcosa d'altro.
I rumori tacquero e tutti riprendevano la scena, erano lampi di colore che si susseguivano verso noi. Si avvertirono poi ancora nuovi schiocchi come di rami spezzati e nuovamente lampi colorati. Il magnetismo era tangibile, i miei peli erano tutti dritti come setole.
12
un altro testo di questo autore un'altro testo casuale
0 recensioni:
- Per poter lasciare un commento devi essere un utente registrato.
Effettua il login o registrati
Opera pubblicata sotto una licenza Creative Commons 3.0