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Foglie al vento
Intorno a me urla, lamenti, pianti e imprecazioni. Sofferenza e dolore sul viso di questa gente che vede la morte come un angelo liberatore. Siamo tutti qui, ammassati come carne in scatola pronti ad essere eliminati. Forse siamo proprio questo per loro, dei semplici oggetti senz'anima. In questi mesi ho conosciuto la paura, la fame e il dolore. Ormai non mi importa più di nulla. Per colpa di questa pazzia ho perso tutta la mia famiglia che amavo più della mia stessa vita. Non mi è rimasto più nessuno.
Dio perchè hai permesso tutto questo! Perche hai permesso che fossimo trattati come scarto dell'umanità! Infondo anche noi siamo fatti di carne e sangue, anche noi abbiamo diritto di amare, sognare, gioire... anche noi abbiamo diritto alla vita. Tutto questo c'è stato portato via, spazzato da un vento devastante che ancora adesso non si ferma.
Noi non esistiamo e non siamo mai esistiti. Non possediamo un nome, un cognome, un età. Siamo numerati come gli articoli di un qualsiasi codice.
Mi viene da sorridere se ripenso alla storia del nostro popolo. Fin dai tempi dell'antico Egitto abbiamo subito violenze e persecuzioni senza una valida ragione. I nostri avi venivano trattati come schiavi dal potente faraone Ramses. Usati e spremuti fino all'ultimo come delle bestie.
Per non parlare dei famosi Pogrom, delle vere e proprie persecuzioni sanguinose nei confronti di tutto il popolo ebraico. Quest'ultime nacquero in Russia nella seconda metà dell'800 e si susseguirono fino ai giorni nostri facendoci vivere senza pace e senza serenità.
Odio ammetterlo, ma anche la chiesa romana nel 500 assunse un simile atteggiamento. Il papa Paolo IV emanò la bolla "Cum nimis absurdum". Questo documento prevedeva l'uso di un distintivo giallo per tutti gli ebrei e nello stesso tempo nessun medico ebreo poteva curare un cristiano. Vennero trattati come dei lebbrosi, come se avessero qualche malattia contagiosa.
La mia mente non riesce a concepire un simile accanimento nei confronti di persone che hanno la sola colpa di avere una cultura differente.
In questo momento di confusione e agitazione rammento quella triste mattinata di Febbraio. Come di consueto mi stavo recando all'università dove lavoravo come professore di storia antica e medievale. Una volta arrivato nei pressi della segreteria fui immediatamente bloccato dal direttore che mi accompagnò nuovamente verso l'uscita dicendomi che ero stato licenziato. Rimasi scioccato. Chiesi spiegazioni, ma l'unica cosa che seppe dirmi fu: "Non puoi più lavorare qui perche sei ebreo". Fu come una pugnalata al cuore. Dedicavo davvero tanta passione al mio lavoro e cercavo di trasmetterla anche ai giovani che frequentavano quella facoltà. Con le lacrime agli occhi e con il cuore frantumato in mille pezzi ritornai verso il mio alloggio. Durante il tragitto non facevo altro che ripensare a quella frase squallida e offensiva.
Aprii la porta di casa e vidi mia moglie che cercava di rincuorare mia figlia Rivka. Piangeva perché l'avevano bandita da scuola il giorno della recita a cui lei teneva tanto. Era solo una bambina.
Riuscimmo pian piano con il tempo a dimenticare quel brutto mercoledì d'inverno, ma quello era soltanto l'inizio di una lunga storia piena di sofferenza e dolore.
Era il giorno della Pèsach. Come di consueto ci ritrovammo tutti per celebrare l'anniversario della fuga dall'Egitto dei nostri avi.
Ricordo con piacere che la famiglia era al completo: c'erano mio padre Rabi, le mie tre figlie Sarah, Yael e Rivka, mia moglie Leah e mio cugino Eleazar. Furono gli ultimi istanti trascorsi insieme. Ignari di tutto quello che stava per accadere trascorremmo una serata molto piacevole all'insegna del divertimento, fino a quando una serie di tonfi alla porta non ci fecero sobbalzare. In breve tempo ci ritrovammo circondati dalle SS con i fucili puntati. Erano circa una decina e continuavano a sbraitare ordini in tedesco a noi incomprensibili. Con forza ci caricarono su un furgone militare puntandoci nuovamente l'MP40 come se fossimo degli assassini.
Avevo perfettamente realizzato ciò che stava accadendo e non ero l'unico ad aver capito.
Dopo circa un quarto d'ora di viaggio arrivammo alla stazione più vicina e ci imbarcarono su un vagone dove l'unico "conforto" disponibile era la paglia. Trascorremmo tre giorni in quel tugurio senza bere e senza mangiare.
All'alba del quarto giorno ci svegliarono a suon di calci obbligandoci a scendere dal vagone.
Non dimenticherò mai quella scena raccapricciante. Una bambina di circa sei anni ancora stordita e insonnolita non volle alzarsi immediatamente. Una delle SS gli si precipitò contro e senza una goccia di ritegno gli puntò la beretta intimidendola con urla in lingua tedesca. Il padre della bambina, con gli occhi ardenti di rabbia, cercò di colpire quel boia, ma il tentativo fu invano. Quel pover uomo, che aveva osato reagire, fu giustiziato davanti a tutti noi con un colpo d'arma da fuoco alla tempia.
Ancora sconvolti e frustrati dall'accaduto riuscimmo lo stesso a notare il consistente cancello sorvegliato dalle guardie tedesche, dove spiccava un insegna con una scritta sbiadita: Treblinka.
Ci sottoposero ai lavori forzati ed il trattamento fu a dir poco disumano. Persi mio padre in breve tempo e mia moglie, con le mie tre figlie, non le rividi più dal momento dell'arrivo. Per quanto riguarda mio cugino, fu giustiziato perché non riusciva più a lavorare a causa della fragilità che ti assale dopo settimane di pane e acqua.
Sono rimasto da solo. L'unico superstite della famiglia. Superstite ancora per poco.
I meno esperti affermano che si tratta di un semplice controllo, ma chi come me ha trascorso un tempo infinito all'interno di questo inferno sa benissimo che da questa camera non si esce vivi.
Amore mio finalmente potrò riabbracciarti e accarezzare il tuo angelico viso. Aspettami, quest'agonia sta per terminare. Già immagino la scena: tu con le nostre bambine ricoperti da una luce celestiale attendete il mio arrivo alle porte del Gan Eden.
Sicuramente ci sarà anche mio padre ed il caro Eleazar che si sono presi cura di te per tutto questo tempo.
Spero solo che una cosa del genere esista davvero.
Spero che la religione non sia soltanto "l'oppio dei popoli" ovvero il prodotto di un umanità oppressa e sofferente che cerca nell'aldilà tutto ciò che non ha avuto in questa vita.
Cosa mi sta succedendo, come mi sono ridotto. Io Navè sono sempre stato un assiduo credente. Adesso mi ritrovo a dubitare di tutto ciò che ho sempre difeso e venerato. Forse è colpa di questa vita assurda, di tutto ciò che mi è capitato e di tutto ciò che ho patito e sofferto. Oh padre misericordioso ti chiedo di perdonarmi per aver dubitato di te:
Vera e certa, stabile e perenne, retta e fedele, diletta ed amabile, desiderabile e soave, venerata e sublime, cara e certa, buona e bella è questa parola proclamata sopra di noi in eterno e per sempre.
Veramente il Dio dell'universo è nostro re, roccia di Giacobbe, scudo della nostra salvezza.
Di generazione in generazione egli sussiste e stabile è il suo nome, il suo trono è saldamente fondato, il suo regno e la sua fedeltà stanno in eterno.
Le sue parole sono vive, permanenti e fedeli nei secoli dei secoli su di noi e sui nostri padri e sui nostri figli, sulle nostre generazioni e su tutte le generazioni della stirpe di Israele, sui servi. Su quelli che ci hanno preceduto e su quelli che verranno dopo, questa parola sussiste, nella verità e nella fedeltà; è statuto che non passa.
Veramente tu sei il Signore, Dio nostro e Dio dei nostri padri, nostro re e re dei nostri padri, nostra roccia, roccia della nostra salvezza, nostro liberatore e nostro soccorritore: eterno è il tuo nome!
Non c'è Dio all'infuori di te. Da sempre tu fosti l'aiuto dei nostri padri e dopo di essi scudo e salvezza dei loro figli di generazione in generazione. Nelle altezze eterne è la tua dimora e i tuoi giudizi e la tua giustizia fino alle estremità della terra.
Beato l'uomo che ascolta i tuoi precetti e che pone la tua legge e la tua parola sul suo cuore.
Veramente tu sei il Signore del tuo popolo, re potente nel sostenere la loro causa. Veramente tu sei il Signore del tuo popolo, re potente nel sostenere la loro causa. Veramente tu sei il primo e l'ultimo e all'infuori di te non abbiamo alcun re e salvatore.
Veramente tu ci hai riscattati dall'Egitto, Signore nostro Dio, e ci hai liberati dalla casa di schiavitù; hai ucciso tutti i loro primogeniti e hai riscattato il tuo primogenito, dividesti il mar Rosso e vi hai sommerso gli arroganti mentre hai fatto passare i tuoi amati, li ricoprirono le acque e non ne è rimasto neppure uno.
Perciò i suoi amati hanno lodato ed esaltato Dio, i suoi amati hanno elevato inni, cantici e lodi, benedizioni e azioni di grazie al re, Dio vivente ed eterno, eccelso ed elevato, grande e temibile, che abbatte gli arroganti fino a terra e innalza gli oppressi fino al cielo, sciogli i prigionieri e libera gli afflitti, aiuta i poveri e risponde al suo popolo quando lo invoca.
Sia lode al Dio altissimo: benedetto e degno di ogni benedizione!
. Mosè e i figli di Israele ti hanno risposto con il cantico in grande letizia e dissero tutti: Chi è simile a te tra i forti, Signore? Chi è simile a te, sublime in santità, temibile per chi ti loda, operatore di meraviglie?
Con un canto nuovo i redenti lodarono il tuo nome, sulla riva del mare tutti ad una voce ti resero grazie, ti acclamarono re e dissero: il Signore regnerà in eterno e per sempre!
Roccia di Israele, sorgi in aiuto d'Israele e libera, secondo la tua promessa, Giuda e Israele. Nostro redentore, Signore delle schiere; il suo nome è Santo d'Israele.
Benedetto tu, Signore, che redimo Israele.
Un odore insopportabile riempie la camera.
Questi sono gli ultimi istanti della mia vita. Una vita non del tutto gratificante e serena.
Il gas diventa sempre più fastidioso. Mi si annebbia la vista.
A malapena riesco a vedere i miei compagni di sventura cadere al suolo privi di vita.
Perdo le forze... mi accascio... una lacrima scorre sul mio volto, dopodiché il buio.
Tutto tace ora a Treblinka. Il debole fruscio del vento e un timido canto di un passerotto infreddolito fanno da protagonisti in quel luogo fantasma dove centinaia e migliaia di persone innocenti persero la vita per motivi assai banali quanto inaccettabili.
Questa gente fu considerata nociva e responsabile di tutti i mali, per questo non vi era previsto alcun posto nel cosiddetto "nuovo ordine".
Questo breve racconto è dedicato alle vittime del Nazismo che, proprio come Navè, vedevano come unica via d'uscita da quell'inferno la morte.
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