Entra. La aspettano e già la scrutano. Lei sicura passo deciso uno-due, uno-due, uno... - No! non ci pensare, concentrati: era solo alla trentacinquesima settimana - ... due. Arriva e si siede. "Eccomi".
"Non è pronta", le dicono. Un tonfo al cuore. E il baratro la inghiotte. Un sospiro, impercettibile se non fosse per la camicetta bianca che si muove.
Alza lo sguardo, lontano dalla stanza grigia, dai quadri vecchi, dall'odore di calda moquette. Si alza anche lei e vola. Magari... Lontano a prendersi da sola quegli occhioni neri in attesa di amore. Di famiglia.
Invece si alza. In piedi. Si gira e si asciuga la fronte abbronzata. Brivido di freddo.
"Ci dispiace", aggiungono. "Magari tra un anno è pronta per l'adozione".
Non sente. Forse. Esce dalla porta. Bum.
Non una-lacrima-una esce. Solo un lieve sorriso al bordo della bocca, impercettibile. Amaro come il fiele. Come il sapore della morte che portava dentro di sé prima di doverla espellere come un vero parto. "Psicologi", pensa. "Puah.. neanche si sono accordi di cos'ho provato proprio stamattina, un altro figlio perso".