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Krestos I
PRIMA LUNA.
Il mio nome è Krestos.
Nell'ombra sono cresciuta e nell'ombra vivo.
Mai nacqui, perché chi mi mise al mondo mi uccise.
Io sono morte. E come la morte non ho ricordi. Né preferenze.
Delle mille piccole persone che brulicano in questo piccolo mondo, io conosco il tumultuare del piccolo cuore.
Lo spengo. E osservo i lineamenti di quei volti pietrificarsi.
Nell'Anno Domini 1543, in una tetra mattinata di gennaio, nella via principale del paesino di Greys, il trambusto s'arrestò.
- Pentitevi!! - urlò una voce sovrastando il frastuono. E quell'appello sembrava celare un non so che di così terribile e apocalittico, che le massaie rimasero con le gonnelle a mezz'aria e l'espressione affaccendata stampata in volto, i mocciosetti con gli occhioni spalancati e le palle di fango a sciogliersi fra le mani.
- Pentiiiteviiiiii!!- tuonò ancora.
I bottegai si affacciarono sorpresi dalla imposte.
- Pentiitevi, perché presto sarà troppo tardii!!
Gli abitanti di Greys ci misero qualche secondo a realizzare che era alquanto impossibile che l'anatema fosse scaturito dal nulla.
- Presto accadranno cose terribiliiii!!
Basiti, guardarono un vecchio avvolto in un saio bisunto e incrostato della melma fresca arrancare nella piazza, prendere posizione al suo centro e, volti gli occhi al cielo, ricominciare il vaticinio.
- Presto, molto presto!!
Agli strilloni del genere, avevano fatto il callo. Centinaia di frati d'ogni risma, col cordone degli inquisitori o la spada dei monaci guerrieri, li visitavano portando l'annuncio dell'imminente fine dei tempi e, Di conseguenza, l'importanza di giungere mondi alle porte del Signore. Attraverso il logorante digiuno o lo straziante cilicio, messe e oboli indistintamente.
Quando quegli uomini si presentavano a Greys, con i loro sguardi demoniaci rivolti alla pel di carota moglie del fabbro, e i sinistri borbottii mentre in disparte osservavano i fedeli alla funzione, per giorni la vita lì sembrava affievolirsi. Il cigolare delle ruote dei carri si smorzava, quasi inchinandosi ai potenti sermoni degli uomini di Dio; le donne cingevano il capo di fazzoletti ed evitavano accuratamente di inorgoglire il petto camminando per strada. Persino i mocciosetti, proprio come ora per quel frate, si facevano silenziosi e ubbidienti.
- E voi, voi! Voi, miseri uomini, se volete avere salvezza...- additò i presenti - Avete un solo modo per ottenerla... - e innalzò al cielo la croce di legno che portava al collo. - Questa è la vostra salvezza, O mortali!! Questa!!-
Proiettò il simbolo sacro dinnanzi ai volti atterriti. In quell'istante, nel cielo tappezzato di nubi nerastre si aprì una crepa e un raggio di luce piovve sulle mani del monaco. Un brivido mistico attraversò la folla.
- Pentiiiiteviii!
Immediatamente una donna si staccò dal gruppo e si inchinò ai piedi del frate, baciandogli l'orlo della veste.
- Padre... - urlò in lacrime - perdonamiiii, perché ho peccato!
Dietro di lei tutti gli astanti si mossero come una sola persona.
Nell'anno domini 1543, in una tetra notte di gennaio, nella via principale del paesino di Greys, improvvisamente si levò un gran trambusto.
La folla si accalcava nella piazza principale, perforando il buio pastoso con le torce e lo scintillio del loro riverbero sui forconi. Il brusio si levava attorno al centro dello spazio, dove un uomo in abiti semplici ma di buona fattura, presumibilmente il cerusico, stava in piedi accanto a un corpo riverso sul terreno.
Era una donna. I capelli color del miele e il viso non più giovanissimo, ma ancora fresco e di bell'aspetto, la identificavano come Marie, ben nota nel villaggio e nelle vicinanze. Soprattutto ai signori, presumibilmente unici a guardarla con autentica pietà.
Marie sarebbe apparsa una piacente ubriaca addormentata sul suolo, se non fosse stato per la posa innaturale e sgraziata del suo bel corpo. Il viso era cereo e delicato, insozzato di fango sulle guance. Sotto di esso, una pozza nera.
Una ragazza a qualche passo di distanza tremava da capo a piedi. Emise uno strillo, si coprì il volto e scoppiò in un pianto isterico.
- L-L'aveva detto!!... L-L'aveva detto!!
Il cerusico scrollò il capo. - Come hai fatto a trovarla?
La giovane si voltò verso di lui, l'orrore negli occhi.
- L'... L'ho s-s-s - tirò il fiato -l'ho sentita gri.. gridare. E,.. e poi sono andata alla finestra... C... C'era un'ombra, su di lei! - la folla arretrò di un passo. - E.. e... tempo di correre alla porta, era già sparita!
La folla rabbrividì.
- Andiamo - fece il cerusico con piglio sicuro - Certo, questo è un evento terribile... ma nulla ha a che vedere con le assurdità che andava dicendo quel frate...
- Tacete, tacete! - fece la ragazza ripiombando nei singhiozzi.
- Questa è opera di uomini! Un brutale, sporco assassino!
Si inginocchiò accanto al cadavere e intinse le dita nel liquido nero vicino al capo.
- Vedete! - lo mostrò alla folla. Sicuramente è dovuto a una ferita...
- Mastro... - il falegname si era avvicinato anche lui al corpo, e ora annusava le dita sporche. Ne leccò una.
La folla ammutolì.
- Questo è vino... misto a fango.
Il cerusico corrucciò la fronte, verificò lui stesso. Annuì.
- Ma allora...? - fece il falegname, spaventato.
Il cerusico, con delicatezza, voltò il cadavere su un fianco. E nel farlo, la testa ciondolò di lato.
I bei capelli color del miele si scostarono. C'erano due segni ben visibili sul collo, rossi. Fori rotondi e perfetti.
- Che Dio ci aiuti! - mormorò il cerusico.
La folla si segnò tre volte con la croce.
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- ripasserò devo rileggerlo con più attenzione...
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