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Un bravo ragazzo ucciso dal suo destino
Era un ragazzo adorabile, rispettato, visto di buon occhio da tutti, sempre pronto ad aiutare il prossimo col sorriso e col cuore. Essendo il più piccolo, come capita di consueto, era riempito di attenzioni per quanto non fosse viziato. La sua generosità era autentica. Non compiva buoni azioni per piacere al prossimo o per avere una ricompensa. Ciò che faceva era fine a se stesso. La sua famiglia lo appagava, materialmente e in ogni altro modo possibile e ciò faceva si che il suo carattere fosse equilibrato. Viveva all'insegna della serenotà e del divertimento. Aveva tanti amici e il tutto faceva di lui una persona felice. Un giorno la sorella, per il mancato lavoro in Italia, decise con il marito e i figli di partire ed andare in Germania. Col tempo vi si stabilirono e proseguirono la loro vita normalmente. I figli crescevano, la sorella stava bene, avevano un buona occupazione e il ragazzo ben presto decise di raggiungerli. La sorella gli trovò cosi una sistemazione lavorativa. Tra le lacrime dei genitori, dispiaciuti in ciò, partì, raggiunse la sorella ed inizio a lavorare come muratore in un'impresa edile del luogo. Col tempo il giovane si fece degli amici e anch'essi non poterono far altro che volergli bene e rispettarlo. Prosegui cosi la sua vita, tra casa, lavoro e i nipoti con i quali trascorreva molto tempo a farli giocare spensierati, instaurando con loro un rapporto quasi da fratello maggiore. Alcuni fine settimana li dedicava agli amici uscendo con loro per divertirsi qualche ora. Nel frattempo conobbe una ragazza, si innamorarono e iniziarono una bellissima storia d'amore. La sua vita procedeva magnificamente e felice. Ogni estate, scendeva in Italia per trascorrere un mese di vacanza dai suoi genitori e ne approfittava per rivedere anche i vecchi amici con i quali aveva mantenuto ottimi rapporti anche se lontano. Passava le sue vacanze serenamente per poi ritornare in Germania e ricominciare a lavorare. Era giovane aveva 25 anni, con la testa sulle spalle ed era sempre dolce e gentile con tutti. Non si può dimenticare un ragazzo cosi, ti rimane impresso nella mente. Il suo sorriso, la sua dolcezza e il suo rispetto rimangono nel cuore di una bambina come ricordo importante. Alla fine dell'estate del 1990, finite le vacanze, tornò in Germania per ricominciare a lavorare come faceva tutti gli anni. Purtroppo, dopo qualche mese, la madre ebbe un brutto incidente stradale. Scendendo dalla sua auto, venne investita da una jeep che, a causa della forte velocità, la colpì facendola volare per molti metri, lasciandola fortunatamente viva ma, con diverse lesioni che le provocarono parecchi problemi, anche familiari. La madre non potendosi muovere a causa dei danni provocati dall'incidente, chiese alla nipote se la poteva aiutare nelle faccende domestiche, promettendole di pagarla nel momento in cui fosse stata risarcita dall'assicurazione. La nipote accettò di buon grado di aiutarla senza pensare alla promessa fattale. Così tutti i giorni si recava, con la figlia, presso la zia per rassettare tutta la casa, cucinare, ecc...
In quei mesi, il ragazzo che era lontano, preoccupato per la sua adorata madre che entrava ed usciva dagli ospedali, per operazioni e controlli continui, subì un forte stress fisico e mentale. Una sera conobbe alcuni ragazzi che, vedendolo stanco e giù di morale, gli offrirono una dose di droga dicendogli che lo avrebbe fatto star meglio. In effetti ne ebbe un giovamento che, però col l'andar del tempo lo portò ad una completa dipendenza dalla droga, facendogli perdere il senso della realtà e gettandolo in un baratro che gli impediva di capire quale grave errore stava commettendo. Pure la ragazza, la sorella e nipoti gli dissero che lo avrebbe ucciso. Lui continuò, sostenendo che non sarebbe successo nulla e che avrebbe smesso. Col passar del tempo, frequentando quei sospetti amici, diventava sempre più irrecuperabile. La sorella, vedendo che il fratello peggiorava sempre di più e non riuscendo ad aiutarlo, disse tutto ai genitori, i quali cominciarono a preoccuparsi seriamente per lui, visto che non si faceva più sentire e non andava in Italia per trascorrere le vacanze come sempre. Si faceva vivo solamente per chiedere il denaro necessario per continuare a drogarsi. Gli unici che riuscivano a farlo trattenere nella sua autodistruzione, erano i nipoti, ai quali era molto legato. Col tempo però era sempre più in balia della droga, che lo rendeva irriconoscibile pur essendo stato un ragazzo modello. I genitori, amando il figlio e credendo alle sue parole, invece di aiutarlo e convincerlo a curarsi e disintossicarsi, gli davano il denaro. Le richieste però diventavano sempre più frequenti ed aggressive se i genitori si rifiutavano di fare i versamenti. Passarono alcuni anni in questo modo, tenendo tutto nascosto per farsì che nessuno sapesse che quel figlio tanto amato e rispettato da tutti si stava rovinando da solo. Tutto questo finchè lui non decise di tornare in Sicilia a trovare i genitori, a rubar loro soldi e oro per comprarsi le dosi. Inizialmente essi, non credevano fosse lui a rubare ma che fosse stato qualcun altro. La nipote che continuava a far le pulizie in casa, si accorse che era lui a rubare e lo riferì agli ziì, dicendo che le erano venuti a mancare degli orecchini e che lo aveva visto prenderli.
A quel punto non poterono più far finta di non vedere com'era la realtà. Il figlio se ne andò e non si fece più sentire coi genitori. Nel frattempo la madre fu risarcita dall'assicurazione, prendendo una notevole somma, lei cominciava a guarire e a potersi lentamente muovere, anche se non era ancora del tutto autonoma.
Pagò la nipote, come promesso, per quattro anni di sacrifici, con una misera cifra, la accontentò, non pensando neanche alla bambina che invece di giocare come tutti gli altri, insieme alla madre per tutto quel tempo la aiutò nelle faccende e nelle commissioni da fare. Tutto ciò perché erano duri e tirchi ma, per dare i soldi al figlio, aiutandolo a morire non lo erano, per chi li aveva aiutati e incoraggiati non fecero le cose giuste. La nipote non fece caso alla misera ricompensa li aiuto di cuore e basta. Visto che la zia si era un po' ripresa non andavano più tutti i giorni ma, solo i fine settimana per le pulizie più pesanti da fare. Il padre possedeva una casa in montagna, disabitata e frequentata solo dai cacciatori. Negli anni precedenti questo luogo veniva utilizzato per trascorrere l'estate, dove spesso anche col ragazzo ci si riuniva per organizzare delle feste e divertirsi un po' in famiglia e con gli amici. Nell'estate del 1994, il padre andò nella casa in montagna da solo visto che i figli non erano scesi per le solite ferie, continuando a sopportare i tanti problemi che lo affliggevano. Allevava conigli, aveva un cane che amava e gli faceva compagnia e un bel cucciolo di pantera. Un giorno mentre spensierato guardava i suoi animali dalla finestra di una delle camere che affacciavano sul cortile, arrivarono degli spari dritti a lui ferendolo in una mano che, successivamente gli venne amputata.
Il cane morì dissanguato nel tentativo vano di uscire dal cancello e prendere chi aveva sparato al padrone. L'uomo, fuggì non lasciando tracce. Il ferito riuscì a chiamare la moglie che chiese aiuto alla nipote, la quale, col marito e la figlia si precipitarono da lei ed andarono tutti insieme di corsa alla casa in montagna per vedere cosa fosse successo.
Arrivati videro il cane morto davanti al cancello, tracce di sangue ovunque, orribile da vedere per una bambina. Corsero in casa, trovarono l'uomo con una mano a pezzi per il colpo preso e che stava perdendo molto sangue.
Chiamarono la polizia e l'autoambulanza.
Mentre portarono l'uomo di corsa in ospedale la polizia inizio le indagini sul fatto accaduto. Quando l'uomo si riprese fu interrogato, disse alla polizia che aveva visto solo un uomo vestito da militare ma, che non lo aveva riconosciuto. Parole che aiutarono molto gli investigatori ma, in qualche modo fregarono il figlio successivamente dichiarato colpevole per il tentato omicidio del padre. Durante le indagini approfondite durate giorni e giorni, la polizia arrivò alla conclusione che fosse stato il figlio a sparare. Tutte le prove ricadevano su di lui e dalla dichiarazione fatta dall'uomo, cioè che era vestito da militare, gli investigatori indagarono sul figlio, si accorse che aveva fatto il militare e che la divisa mancava da casa;in più calcolando da dove arrivarono gli spari, si accorsero che solo uno che sapeva usare bene un'arma e aveva una buona mira poteva fare quei spari e colpire diretto l'uomo. Quindi non poteva essere stato un semplice cacciatore anch'essi interrogati e rilasciati perché non colpevoli. Da tutto ciò le prove erano inconfutabili. Il padre vedendo che le accuse ricadevano sul figlio e non c'era via d'uscita, per proteggerlo ancora una volta, cambiò versione dei fatti venendo accusato di falsa testimonianza e condannato a tre anni e sette mesi di carcere, uscendo in anticipo grazie all'aiuto dell'avvocato. Il figlio in quel periodo non si fece più vedere dai genitori e le notizie sul suo conto erano sempre più vaghe e confuse. La cosa certa era solo che le sue condizioni erano al limite visto che le dosi erano pesanti e prima o poi lo avrebbero ucciso. Un giorno si alzò per andare al lavoro, salutò come sempre la sorella, i nipoti e la sua ragazza ed uscì. Nessuno immaginava che sarebbe stato l'ultimo saluto. Durante le ore di lavoro, chiese una pausa caffè, andando invece in un luogo isolato per farsi la sua dose.. l'ultima dose! Quella che gli avevano venduto non era come le altre era molto più forte, nel farsi velocemente morì subito senza poter chiamare aiuto e senza che nessuno lo vedesse e sapesse dove fosse. Non ritornò al lavoro. Il padrone pensò che se ne fosse andato come altre volte e non si preoccupò di cercarlo. La sera non tornò a casa. La ragazza e la sorella pensarono subito che fosse successo qualcosa visto che di solito tornava nonostante tutto. Aspettarono due giorni, durante i quali, chiesero a tutti quelli che lo conoscevano se lo avessero visto o se sapevano dove fosse. Nessuno sapeva nulla cosi decisero di andare alla polizia, raccontando tutto e iniziando le ricerche. Passarono i giorni e neppure la polizia riusciva a trovarlo. Un giorno, un signore portando il cane a passeggio in un parco, sentì uno strano odore, pian piano si avvicinò al punto da cui proveniva, accorgendosi che quello strano odore era un corpo umano in decomposizione. A quel punto chiamò la polizia che, a sua volta, chiamò la sorella del ragazzo per verificare l'identità della persona trovata. Il corpo rimasto nel prato da giorni con il viso sul terreno, non era più riconoscibile perché mangiato dai vermi. Da un tatuaggio e i vestiti messi quella mattina che uscì per andare a lavorare, la donna riconobbe il fratello. Vedendolo ridotto in quel modo e irriconoscibile, le venne un malore. Successivamente la notizia arrivò alla ragazza che stava con lui, la quale, nel forte dolore di aver perso l'uomo che amava senza poterlo aiutare, si sentì male. Chiamarono in Italia i genitori che, appresa la notizia della morte del loro amato figlio si sentirono male, urla e dolore, grande, immenso per il loro figlio tanto difeso e in qualche modo forse anche ucciso, per non averlo aiutato veramente, facendolo disintossicare, invece che proteggerlo e adesso vivere senza più la sua presenza. Lo portarono in Italia per l'ultimo saluto, scesero molti amici dalla Germania compresa la ragazza e la sorella distrutte dal dolore. A soli trentatrè anni lasciò la vita per uno stupido problema che a lui sembrava insormontabile. Durante la cerimonia, lacrime e dolore immenso per un bravo ragazzo ucciso dalla droga. I genitori persero un figlio videro cambiare la loro vita che diventò insopportabile. Tutti coloro che erano scesi finito il funerale, il giorno dopo ripartirono, tornando in Germania. La ragazza e la sorella rimasero ancora un po' ma dopo ripartirono pure loro. La ragazza impiegò molto tempo per riprendersi dalla perdita del suo compagno che tanto amava. La sorella invece tornando nella casa dove abitava col fratello si accorse che la sofferenza causata dai ricordi era diventata insostenibile per questo motivo decise di ritornare in Italia, con il marito e due figli, il terzo rimanere, avendo già degli amici ed un lavoro. La madre partì lasciandolo in qualche modo al suo destino che lo portò pian piano ad avere delle amicizie sbagliate. La sorella soffrì molto e per superare la perdita del fratello impiegò diversi anni. I nipoti soffrirono per la sua mancanza. Due di loro superarono il trauma ma, il terzo rimase col senso di inutilità, rimasto solo in Germania e in balia degli amici iniziò anche lui a drogarsi pur sapendo la fine che aveva fatto lo zio, uccidendosi tutti i giorni lentamente. Anche lui incominciò a chiedere soldi ai familiari per comprarsi la droga e rinnovando in loro l'incubo già vissuto. Il dolore della perdita di un figlio continua nei nonni nel vedere il nipote distruggersi come lui. Nonni, genitori e fratelli, vivendo tutti nella stessa casa ormai ristrutturata, sentono crescere, tutti i giorni la paura di perdere anche questo ragazzo, ormai anche lui abbandonato al suo destino con la speranza che presto capisca di dover smettere, prima che la morte arrivi a lui come il suo amato zio.
Chi si droga lo fa per colmare un vuoto. E non son, come ho purtroppo dovuto costatare io, solo le cosiddette famiglie assenti, a convivere senza accorgersene, con un congiunto che dietro ad una apparente tranquillità, nasconde un grave stato di frustrazione.
Sono situazioni complesse, delicati e quasi impossibile da catalogare in uno standard o l'altro. Ognuna di queste tristi storie ha una matrice simile alle altre ma qualcosa di altrettanto diverso. I meccanismi della mente sono infiniti. Io mi sento disarmata, di fronte ad una simile realtà attuale più che mai. Vorrei capire di più le dinamiche del caso affinché ci fosse qualcuno di meno a rivivere ciò che ha dovuto la mia famiglia.
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l'autore francesca cuccia ha riportato queste note sull'opera
Storia vera rinchiusa nel cuore da anni esce oggi per aver parola e vita, svuotarsi di paure e dolore, nel dolce ricordo di mio cugino.
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0 recensioni:
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- È molto toccante Francesca... il consiglio di Minalouche è ottimo... dai più spazio alle frasi... diventa arduo leggero su un computer... sul Web...è ed meglio fare racconti più corti... più concisi come ci insegnava... Fulvio Musso...
Un caro abbraccio... ed un bacio... penso che ti abbia fatto molto bene scriverlo... e questo è il più importante... in fin dei conti...
- Vi ringrazio tutti, le critiche non mi offendono anzi, mi aiuteranno a migliorare,è il primo se ne farò altri proverò a far di meglio grazie a tutti per la vostra sincerità, un saluto Francesca.
Anonimo il 14/02/2010 21:57
Be, visto che sono stato chiamato in causa partecipero' allo scambio di opinioni. Innanzitutto, Minalouche, io non sono uno scrittore; ti ringrazio per la considerazione, ma io sono semplicemente un signore che si diverte a scrivere delle storie; sono pero' un lettore, Francesca.
E da lettore posso affermare che un buon racconto deve avere un "ritmo", come un buon brano musicale. E come non puoi scriver musica ignorando l'armonia delle note musicali, così non si può scrivere ignorando la grammatica. Attenzione, non sto dicendo che, avendone la capacità, non si possano stravolgere le regole; all'interno di questo sito scrivono autori capaci di sezionare le parole e ricomporle dando loro una nuova armonia; bisogna saperlo fare, sono geni che ammiro molto.
La mia critica, forse un po' brutale ma non son capace di essere meno che diretto, voleva essere uno stimolo a cercare di migliorare la tua scrittura, Francesca.
Buona serata
- Ah... per l'autrice... ti avevo consigliato di separare i vari periodi, in quanto nel display del pc risulta davvero arduo leggere il tutto, purtroppo il pc non è come la carta stampata!! Perché non l'hai fatto, accidenti?
Ci son un sacco di persone che ti consigliano in modo costruttivo e tu poi non ascolti ciò che ti dicono... questo mi delude parecchio.
- Mi permetto un commeto ad Alessandra.. quando si richiedono commenti si accettano anche le critiche, in questo caso critiche costruttive fatte da autori che scrivono bene, critiche all'opera non alla persona. Le trovo più oneste e costruttive di sperticati complimenti per il"senso" di un'opera che non è affatto scritta bene, e l'autrice lo sa.
Quindi permettimi di farti notare che è appunto grazie a questi commenti che tu critichi che l'autrice saprà quali son i punti di caduta di ciò che ha scritto.
Credo servano molto più questi per imparare, non trovate? Questo a prescindere che sia autobiografico o di fantasia... rimane sempre prosa.
Io il commento non lo lascio perché l'autrice sa che l'ho letto prima che fosse pubblicato, spero che, anche se non ha ringraziato i primi commentatori, abbia capito la buona fede e sopratutto l'utilità dei loro commenti e abbia riletto l'opera alla luce appunto di quanto consigliato.
- Grazie per le tue parole di incoraggiamento caro Fulvio un abbraccio a presto.
Anonimo il 30/01/2010 13:53
non è facile scrivere un racconto, io non ci provo nemmeno, mi spaventa un po' l'idea:
per questo reputo importante e coraggiosa la tua scelta.
Inoltre certi racconti non sono riuscito a leggerli per la loro complessità e l'ermetismo così spinto da renderli incomprensibili a differenza del tuo, semplice e diretto.
forse la terza persona non è la stesura migliore per un racconto autobiografico ma nulla toglie alla sua cruda realtà.
Solo per questo meriti una menzione di stima e di incoraggiamento a proseguire.
Per tutto ciò ti dico:Brava!
- Grazie cara Sabrina cercherò di migliorare per me e per chi legge un abbraccio.
Anonimo il 29/01/2010 18:04
Francesca. Il tuo racconto non è meno brutto di tante stupidaggini pseudofilosofiche, pseudominimaliste, new age e di tutto un po'... che ho letto nel sito peraltro supervotate! Concordo con il fatto che ci siano dei ritocchini da fare ma il racconto è tirato giù in maniera chiara. Prima di avere uno stile, bisogna imparare a scrivere e tu hai tutto il tempo e con il temperamento positivo che hai, andrai avanti e il tuo piccolo germoglio diventerà un bellissimo fiore. Le tue poesie, già sono molto belle. Ti ho in comprensione se è un storia vera. Con tanto affetto.
- Lo farò volentieri caro Giuseppe, grazie per la sincerità per me è molto importante per migliorare un abbraccio.
- Ok francesca, sono d'accordo con gli altri utenti, qualche errorino dovresti sistemarlo, però mi piace, ed è anche autobiografico! Dice bene Alessandra, non scrivi di mestiere quindi è normale fare errori. Amche io ho scritto un racconto, se ti va, passa aleggerlo!
Ciao
- Ok francesca, sono d'accordo con gli altri utenti, qualche errorino dovresti sistemarlo, però mi piace, ed è anche autobiografico! Dice bene Alessandra, non scrivi di mestiere quindi è normale fare errori. Amche io ho scritto un racconto, se ti va, passa aleggerlo!
Ciao
- Cara Alessandra ti ringrazio di tutto cuore per queste tue parole che mi toccano profondamente, sei una persona comprensiva e dolce, non so che dire ti ringrazio infinitamente.
Anonimo il 28/01/2010 12:13
Ragazzi, scusate, capisco la critica ma vogliamo ricordare che è una prima opera?? Io faccio i complimenti a tutti voi che evidentemente siete scrittori navigati ma abbiate un minimo di misericordia per una ragazza che non lo ha mai fatto e che ha deciso di scrivere (con l'apprensione che ne consegue) una storia personale. Addirittura Fabrizio non è riuscito a terminarne la lettura e per la miseria io l'unico che ho fatto fatica a leggere è stato ermete trismegisto e non credo che siamo a sti livelli!!
Anonimo il 27/01/2010 23:07
Francamente gli errori di ortografia e di punteggiatura, nonchè lo stile poco sciolto e scorrevole mi hanno impedito di arrivare in fondo alla lettura. Non è piacevole leggere un racconto incespicando; prova a dargli una sistemata, sicuramente sai farlo. Poi ti rileggerò volentieri
Anonimo il 27/01/2010 20:23
avevo immaginato che fosse una storia vera mentre la leggevo, e immaginavo che ti riguardava da vicino. È vero, ci sono degli errori di ortografia ma la storia la trovo molto coinvolgente. Non scrivi di mestiere quindi è normale che ci sia qualche passaggio ripetuto. In ogni caso lo trovo un racconto in grado di toccare il cuore.
- errori, imprecisioni ortografiche, punteggiatura da rivedere. Mi associo al commento precedente e suggerisco di rendere la narrazione più coinvolgente, ora è scorrevole, ma rischia di divenire scontata.
- non discuto la trama, ma se rileggi il testo ci sono numerose ripetizioni all'inizio la parola lavoro compare più volte anche nella stessa frase, come anche vengono ripetute speso le parole ragazzo e ragazza ed altre.
Il brano tratta una tematica comune e per questo coinvolgente, credo però che perda di efficacia a causa di questi errori.