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Il taglio perfetto
La porta si aprì lentamente e una piccola campana elettronica tintinnò due volte sopra di essa.
A quell'ora non c'era ancora nessuno. Le tre poltrone erano vuote e il sole rifletteva sui braccioli d'acciaio.
La riunione delle 9 era troppo importante. Tom non poteva presentarsi in quelle condizioni, ma come al solito, si ritrovò a fare le cose all'ultimo minuto.
Il luogo era un po' nascosto. In fondo ad una zona industriale, isolato dagli altri edifici. Ma era ciò che serviva a lui, l'unico parrucchiere aperto di lunedì.
Il silenzio all'interno del negozio fu rotto da una voce metallica molto forte, a lui conosciuta. Era Platinette, che conduceva un programma alla radio. Il volume si abbassò di colpo e si udì un vociare confuso di uomini, ma Tom non riuscì a capire nemmeno una parola.
Dopo pochi istanti, uno di essi, alto, magro e giovane sbucò da dietro una tendina a palline colorate.
" Salve, si accomodi pure, che arriviamo. " esclamò.
Tom guardò la sala. Era deserta e pulita in maniera quasi troppo perfetta. Scelse la poltrona centrale, si sedette ed aspettò.
Poco dopo arrivò un altro uomo, con i capelli ricci, neri e lucidi. Aprì un cassetto, prese delle cose e se ne andò senza fiatare.
Arrivò anche il terzo fratello, il più anziano e pose i palmi delle mani sulle spalle del loro unico cliente.
" Allora, cosa facciamo? Come li vuole? " chiese fissando Tom attraverso lo specchio.
" Volevo solo una spuntatina ed una sistemata. Ho una riunione importante. Mi regola anche le basette? "
" Ma bene... le basette sono proprio il mio pane... sarà una vera soddisfazione..."
L'uomo lasciò Tom e si diresse verso la finestra. Scurì le veneziane e accese la luce. Tom osservava, senza capire.
" Ci vedo meglio con la luce delle lampadine..." disse l'uomo fissando Tom negli occhi, attraverso lo specchio. Poi il parrucchiere uscì dalla stanza. Tom sentì una porta chiudersi a chiave, non molto lontano da dove si trovava lui.
Ci fu qualche minuto di silenzio, poi una musica dolce e calda, in crescendo. Era un brano di musica classica, probabilmente una delle tante sinfonie di Mozart...
A Tom piaceva. Anche se non era un grande amante del genere, si stava cullando sul soffice letto di note e stava per assopirsi. Ma il suono asciutto di una serratura glielo impedì quasi subito.
I tre parrucchieri riapparvero insieme nella stanza. I due più giovani avevano in mano qualcosa che Tom non riuscì ad identificare. Nello specchio osservava ciò che succedeva dietro di lui e un leggero senso di angoscia si faceva sempre più grande...
I due ragazzi trafficavano posizionando due boccioni trasparenti dietro la poltrona di Tom, mentre il più anziano dei tre era intento ad aprire una piccola scatola di cartone.
Tutto iniziava a farsi strano...
I due bidoni furono aperti. Dietro di essi, Tom scorse attraverso lo specchio un piccolo marchingegno a batterie che somigliava ad una specie di ventilatore.
Il ragazzo più giovane azionò l'interruttore, mentre l'altro si assicurava che i boccioni fossero posizionati in modo corretto.
Bastarono pochi secondi e il collo di Tom fu investito da piacevoli folate di aria fresca. La sensazione di sollievo lo portò a lasciarsi andare fino al momento in cui non fu più in grado di tenere gli occhi aperti. Tentò invano di riaprirli, ma gli ordini del suo cervello erano precisi : dormire... dormire... dormire...
Il potente gas anestetico sospinto dal vaporizzatore aveva fatto effetto in pochissimi minuti, senza dare il tempo a Tom di vedere ciò che succedeva alle sue spalle. I tre fratelli erano in piedi dietro di lui, con una grossa maschera che gli copriva il viso. Si potevano scorgere solamente i loro occhi, due piccole sfere traboccanti di eccitazione. Il più anziano armeggiava con un piccolo arnese in acciaio. Poi ci fu un suono metallico, come lo scatto di una molla...
Quella volta, la posta in palio era molto alta ed era già passato troppo tempo.
Stavano perdendo le speranze, poi come per incanto, era arrivato Tom. Il primo ad accorgersi, fu il più giovane dei tre. Finalmente avrebbero potuto concludere lo scottante affare...
" Preparatevi, ci siamo... " aveva esclamato, subito dopo che la loro preda era entrata nel negozio.
Era ormai da cinque anni che i tre fratelli collaboravano con il Dottor Kraeger.
Era stato molto chiaro. Non c'era nemmeno una piccola probabilità che si fosse sbagliato.
" Dopo studi approfonditi svolti in totale isolamento, posso affermare che i soggetti migliori hanno gli occhi azzurri " disse il Dottore in quella uggiosa mattina di fine novembre.
Rodolfo, Gigi e Mattia sedevano con lui nel suo studio segreto, una piccola taverna in mattoni ricostruiti, nel seminterrato della sua casa in montagna.
Li aveva convocati non appena terminate le sue ricerche. C'era la solita atmosfera, luce soffusa proveniente da una vecchia lanterna a petrolio e due belle bottiglie di whisky sul tavolo in marmo, pronte ad essere scolate. Se solo il marmo fosse stato in grado di parlare e raccontare tutto quello che si diceva in quella stanza...
Tom era l'uomo giusto. Alto, snello e soprattutto con un bel paio di occhi celeste...
Rodolfo giochicchiava con il suo rasoio, mentre Gigi e Mattia controllavano che fosse tutto pronto, per il dopo...
Tom nel frattempo era immerso nei suoi sogni, frutti maturi di un sonno lungo e profondo dal quale non si sarebbe svegliato naturalmente...
Aveva dieci anni e camminava mano nella mano con la madre lungo un piccolo sentiero che fiancheggiava il fiume, nella città dov'era nato. Era pervaso da un immensa eccitazione, che gli faceva persino tremare le sue minuscole gambette glabre. Guardava con grande commozione quegli occhi verdi, che nella vita reale non aveva fatto in tempo a conoscere...
Una piccola anatra si alzò dallo specchio d'acqua, starnazzando e volando, mentre un concerto di rane e grilli accompagnava lo scenario. Tom continuava a dormire e proseguiva i suoi sogni mentre nel mondo reale accadeva tutt'altro...
Ma in quello stato comatoso, i sensi non poterono percepire ciò che il suo corpo stava per subire. La pelle di Tom si lacerava mentre la sottilissima lama affondava schizzando sangue a dismisura, imbrattando il tessuto color tortora della poltrona in pelle.
Ciò che accadde dopo in quel negozio, non lo seppe nessuno, fatta eccezione per i tre fratelli.
Alle 8. 47 tutto era finito.
" Ehi, tutto bene? "
Tom sentiva quella voce leggera, vedendo a mezzo metro sopra di lui due individui abbastanza giovani. Era seduto a terra con un gran giramento di testa e strane fitte sul fianco destro, che andavano e venivano.
" Si tiri su, forza che la aiutiamo noi... " dissero i due.
Tom si lasciò sollevare mentre cercava nei cassetti della sua memoria più recente, per capire cosa gli fosse successo, ma non trovò niente.
I due ragazzi gli spiegarono di essere svenuto e di aver battuto le costole contro il bracciolo in acciaio della poltrona, e poi di aver picchiato la testa sul pavimento.
Tom sembrava abbastanza convinto di quelle parole e si limitò a sorridere come per far intendere di aver capito. L'occhio gli capitò per caso sull'orologio a parete dietro le poltrone e un sottile filo di angoscia gli avvolse i pensieri. Si stava per fare tardi e ricordava perfettamente di avere un importante riunione di lavoro alle 9. 15. Le sue preoccupazioni erano più forti del dolore fisico e della voglia di capire, il dovere lo stava chiamando e il ligio Tom doveva mettersi sull'attenti. Ormai era troppo tardi per sistemare i capelli, doveva schizzare via. Si congedò dai tre fratelli e volò verso la porta d'ingresso, mentre il dolore sul fianco aumentava di intensità, come se qualcuno con un cerino sempre acceso gli stesse bruciando la carne.
La campanella elettronica suonò una volta soltanto e dopo pochi istanti un brusio di risate risuonò nel negozio. Risate maligne, soddisfatte, cupi toni gutturali che vibravano nell'aria...
Al termine della riunione, intorno alle 10. 30, Tom scoprì la spietata e sanguinante verità, mentre una grossa valigia azzurra fumante con i manici bianchi veniva inserita all'interno del baule di una cadillac bianca dai vetri scuri. L'auto partì con una brusca accelerata e in pochi secondi uscì dalla zona industriale.
Tre uomini, sulla soglia del loro negozio, osservavano appagati il puntino bianco che si allontanava, lasciando dietro di sé una scia grigiastra e untuosa. Il più anziano dei tre, con gli occhi che godevano di soddisfazione, aveva in mano una ventiquattrore nera, contenente qualche milione di Euro, mentre gli altri due stavano chiudendo il negozio, saltando da destra a sinistra con impazienza.
Tom, confuso e affranto dal dolore ormai giunto ai massimi livelli, nel frattempo si recava all'Ospedale accompagnato da un paio di colleghi dal volto pallido e intimorito.
Il suo rene destro, custodito e ben protetto viaggiava a bordo di un aereo privato, verso paesi lontani...
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