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La sopravvissuta (ultima parte)
Juliette arrivò nelle vicinanze della casa del sacrificio proprio quando le fiamme erano già divampate; stringeva tra le mani un fucile ma vedere tutte quelle donne (dovevano essere più di dieci) che osservavano estasiate la casa andare a fuoco la bloccò un attimo.
Pensa Juliette, pensa! Non puoi affrontarle tutte, hai solo due colpi nel fucile e uno ti serve per spezzare le catene che tengono imprigionato Patrick.
Le fiamme avevano già raggiunto il metro d'altezza e poté sentire distintamente l'urlo di Patrick provenire dall'interno.
Smise di pensare e uscì dal suo nascondiglio correndo come una forsennata.
"Ehi, sono qui brutte figlie di puttana! Venite a prendermi, ho già ucciso una delle vostre."
Tutte quante si girarono dalla sua parte e Juliette vide più fuoco nei loro occhi che attorno alla casa. Le vennero i brividi ma non rallentò. Non poteva assolutamente permettersi il minimo errore.
Quasi all'unisono tutto le donne afferrarono il loro pugnale personale e si gettarono all'inseguimento; correvano come il vento, all'apparenza incuranti del fatto che la fuggitiva avesse un fucile.
Juliette percorse il fianco della casa per tutta la sua lunghezza, rimanendo a poco meno di tre metri dalle fiamme e una volta arrivata sul retro di essa vi girò intorno. Conosceva il paese come le sue tasche e questo le poteva tornare molto utile. In particolar modo tenendo conto del fatto che quelle donne parevano essere totalmente esaltate e quindi poco propense a fare attenzione ai dettagli.
Scelse di non tornare all'ingresso ma proseguì in direzione nord mentre le inseguitrici si avvicinavano. La sua meta era l'abitazione cento metri davanti a lei; ci aveva abitato una sua amica e sapeva che aveva due entrate, quella sul retro da cui stava per immettersi ora e quella principale.
Pregò Dio che la porta a cui si stava precipitando non fosse bloccata e quando toccò la maniglia e sentì che non fece resistenza tirò un sospiro di sollievo. Si fiondò dentro con il gruppetto che la seguiva a una decina di metri.
"Si è messa in trappola!" esclamò una di loro non sapendo dell'altra uscita. Entrarono tutte quante e smisero di correre chiudendo persino la porta. Proprio come aveva previsto Juliette; la loro follia stava impedendo un ragionamento lucido.
Erano ancora convinte che lì dentro si sarebbero divertite e subito iniziarono a separarsi.
Juliette intanto era già dalla parte opposta dell'abitazione e attraversò l'altra porta tornando all'esterno sotto il micidiale sole del deserto. Prima di scappare però chiuse con la chiave presa un istante addietro.
Senza farsi vedere attraverso le finestre tornò indietro e notò che l'entrata era stata chiusa.
Stupide, vi siete bloccate dentro da sole! Si disse malignamente mentre correva da Patrick. Solo lei e i proprietari della casa infatti sapevano che l'ingresso sul retro si poteva aprire solo dall'esterno.
Nessun altro abitante del paese ne era mai stato al corrente.
Patrick Dempsey faticava a respirare. Il fumo che entrava dalle finestre aperte lo stava intossicando e inoltre il caldo era al limite del sopportabile. Gli sembrava incredibile; per la seconda volta nel giro di una giornata rischiava di morire soffocato dal fumo. Sentì i peli delle braccia arricciarsi, pronti a bruciare. Il fuoco aveva oramai superato i due metri di altezza e tutte le uscite erano sbarrate esclusa la finestra di fronte a lui che concedeva un piccolo spiraglio grazie all'aria che filtrava.
Fu proprio da essa che vide piombare dentro un fucile seguito subito dopo da una ragazza. Questa saltò all'interno e con una perfetta capriola raccolse il fucile.
La riconobbe all'istante ma era troppo rintronato per insultarla.
"Non fare domande e tiene tese le catene!" urlò lei superando il suono del crepitare delle fiamme che divoravano il legno. Patrick obbedì e quando il fucile si alzò temette potesse sparargli.
Juliette invece gli andò a lato e tenendo la canna a pochissimi centimetri dalle catene sparo frantumandole.
Era libero.
"Fuori di qui prima che le fiamme inghiottano anche noi!" urlò lei tossendo violentemente. Gettò di nuovo l'arma all'esterno e fece cenno a Patrick di saltare.
Dopo un attimo di titubanza lui si gettò oltre la finestra e lei lo seguì a ruota.
Il calore vicino all'abitazione oramai divorata dalle fiamme era terribile, tanto che Patrick e Juliette furono costretti ad allontanarsi di parecchie decine di metri prima di tornare a respirare. Giunsero in prossimità della casa subito di fronte a quella incendiata e si fermarono appoggiandosi con la schiena al muro.
Quella breve pausa permise a Patrick di tornare a pensare; si voltò a guardare la sua compagna con espressione truce e le sue mani si mossero quasi automaticamente. La sinistra afferrò il fucile dalle mani di Juliette strappandoglielo con violenza e la destra si serrò attorno alla sua gola schiacciandola contro la parete della casa.
"Che cazzo fai ancora qui? Non ti è bastato prendermi in giro una volta? Ora che altra diavoleria hai in mente?"
Lei fece per reagire ma venne anticipata da Patrick, il quale le bloccò il braccio che stava scattando in avanti. Aumentò ancora di più la stretta impedendole quasi di respirare.
"Ti prego," riuscì a dire lei visibilmente spaventata e in affanno. "Lasciami andare! Non voglio farti niente." Quegli occhi che il giorno precedente lo avevano così tanto incantato ora non gli provocavano nessun effetto; li considerava come gli occhi di una traditrice.
Decise comunque di lasciarla andare e mentre lei si abbandonava contro la parete della casa riprendendo fiato prese il suo fucile e glielo puntò contro.
"Lo sai anche tu che questa volta non è scarico vero?" Le urlò contro facendo una leggerissima pressione sul grilletto. La sua allusione all'episodio accaduto in cantina era chiara. "E sai anche che effetti ha una pallottola da questa distanza?"
Juliette aveva preventivato una reazione del genere, anche se credeva fosse stata meno brutale, e pensò rapidamente a qualcosa per convincerlo.
"Ascoltami ti prego," gli disse mettendo le mani avanti in segno di resa. "So che hai scoperto il mio tradimento, so tutto quanto, ma non possiamo perdere tempo. Quelle pazze si libereranno in fretta e se non ce ne andiamo da qui verremo uccisi."
"Dammi un buon motivo per cui dovrei crederti, uno solo e ti risparmierò. Evita le cazzate perché so tutta la storia."
Lei alzò lo sguardo e incrociò quello di lui.
"Mi hanno incastrato Patrick; hanno rapito mia sorella dicendomi che se non avrei trovato un modo per portarti qui l'avrebbero uccisa."
L'uomo vide chiaramente il dolore ancora presente negli occhi di Juliette; un dolore puro, immenso, impossibile da nascondere ma soprattutto da camuffare.
"Lei dov'è?"
"L'hanno uccisa comunque," rispose sconsolata. "Ecco perché sono venuta a salvarti; non potevo tollerare che qualcun altro fosse ucciso a causa mia. Non dopo tutto ciò che ti ho combinato."
"Ti scongiuro, credimi!" L'espressione di Juliette in quell'istante avrebbe sciolto il ghiaccio, ma vedendo che lui non desisteva dall'abbassare l'arma, piegò la testa in avanti pronta alla sua fine.
Poco dopo si sentì afferrare per il colletto della maglietta.
"Alzati Juliette, forza! Non perdiamo altro tempo, ma attenta! Se mi viene anche solo un presentimento che mi stai giocando per la seconda volta ti ammazzo, chiaro?"
Lei si alzò e fece un cenno affermativo con la testa.
"Allora, dove sono quelle psicopatiche?"
"Sono riuscita a bloccarle in quella casa!" Juliette indicò il piccolo cottage poco distante ma subito si bloccò. "Cavolo!"
"Cosa c'è?"
"Dovevo saperlo dannazione! Le finestre, hanno rotto i vetri e sono uscite, guarda!"
Dalla loro posizione ne potevano vedere solo una ma era chiaro che l'avessero fatto anche con tutte le altre. Erano rimasti solo alcuni piccoli frammenti di vetro attaccati; gli altri si trovavano a terra.
"Quindi significa che sono qui ad aspettarci!" Entrambi iniziarono a guardarsi intorno, tutti i sensi all'erta, pronti a captare anche il più insignificante dei suoni.
"Già," confermò lei. "Sono in undici e noi solo in due. Dobbiamo andarcene e alla svelta."
Avevano appena ricominciato a correre, stando bene attenti a non uscire troppo allo scoperto, quando Juliette intravide un'ombra passare velocissima tra due case. Fu qualcosa di talmente rapido che pensò di esserselo immaginata. Anche se sapeva bene quante volte la sua immaginazione l'aveva tolta dai guai.
"Sono qui vicino!" sussurrò al compagno. "Molto vicino!"
Davanti a loro, prima di giungere sulla strada asfaltata, c'erano due abitazioni distanti l'una dall'altra poco meno di quattro metri.
Un luogo perfetto per tendere un'imboscata. A meno che non avessero deciso di girare al largo, ma in questo modo si sarebbero scoperti in anticipo.
"Aspetta un secondo Juliette, " la interruppe lui fermandola sotto il piccolo porticato della casa che precedeva il punto critico. "Quando ho chiamato la polizia, anche quello faceva parte del gioco?"
Lei se n'era completamente dimenticata.
"Cavolo, è vero! No, non faceva parte del gioco. Era un rischio che avevo deciso di correre, in fondo loro non potevano sapere che ti avrei fatto quella concessione. Non dopo tutto il piano che avevo organizzato."
"E allora perché non sono ancora arrivati? Diavolo, li abbiamo chiamati ieri!"
"Patrick; quando hai detto loro di raggiungerci non eravamo qui ma a casa tua. E se hanno visto la porta incendiata sicuramente si sono fermati là."
La mente dell'uomo iniziò a lavorare sodo; quella pattuglia doveva essere ancora a casa sua, o almeno lo sperava lui. Era l'unica possibilità di salvezza.
"Andiamo Juliette, basta soste."
La prese per mano ma non passò nello stretto spazio che divideva le due case di fronte; conscio del rischio si apprestò a girare attorno ad esse e fu allora che Juliette tornò ad avere una visione. Era infatti da parecchio tempo che non ne aveva più o meglio, riceveva solo brevi frammenti di immagini impossibili da riordinare o da comprendere. Immagini dove era presente lei o anche Patrick, ma che non spiegavano nulla.
Ora però no.
La visione era terribilmente chiara: vedeva le due donne ferme in piedi ad aspettarli, pronte a scagliare verso di loro due pugnali che li avrebbero trafitti. Juliette non fece nemmeno in tempo a fermare Patrick, il quale girò l'angolo dell'abitazione, sempre trascinandosela dietro.
E quelle due erano lì, esattamente come le aveva immaginate.
Solo che non stringevano alcun pugnale tra le mani; queste ultime erano semplicemente immobili, distese lungo i fianchi. Quasi stessero attendendo qualcosa.
"Credevate davvero di poter fuggire?" fece una delle due con uno strano ghigno stampato sul volto giovanissimo.
Patrick sollevò il fucile ma non sparò ancora; come potevano quelle due sghignazzare sapendo che lui avrebbe potuto ucciderle in un attimo?
Juliette notò subito la discordanza con la visione, e non si trattava solo della mancanza dei pugnali; il paesaggio dietro alle due era diverso.
Tra le immagini materializzate nella sua mente c'era una casa e non lo sconfinato deserto. A quel punto capì.
La visione l'aveva avuta "allo specchio", vale a dire come se stesse guardando da una parte ma vedesse in quella opposta.
Quindi era chiaro che le due donne davanti a lei non erano che un diversivo per nasconderne altre due, pronte a colpirli alle spalle.
"Giu!"
Si buttò alla disperata su Patrick cercando in tutti i modi di fargli perdere l'equilibrio. Ci riuscì con uno sforzo non indifferente..
Il coltello destinato a centrare lei andò a vuoto, ma quello per Patrick no. Solo che non colpì l'uomo, ma proprio Juliette stessa che stava cadendo assieme a lui.
La lama si conficcò nella sua schiena senza incontrare ostacoli e penetrandole nella carne per quasi una decina di centimetri. Il dolore fu lancinante e le impedì persino di urlare. Le grida si spensero in un fioco respiro.
Si accasciò a terra accanto al corpo di Patrick, il quale notò con orrore il manico che sporgeva dalla sua schiena; incrociò per una frazione di secondo i suoi occhi con quelli di lei e tanto bastò per fargli capire che poteva anzi, doveva fare ancora qualcosa.
Ti ha salvato la vita e ora rischia di morire per te! Lo rimproverò duramente una vocina proveniente dal suo cuore. Lascia perdere tutti i dubbi che avevi su di lei; non esiste prova di lealtà più grande di questa. Poteva tranquillamente buttarsi a terra lasciandoti con un pugnale conficcato nella schiena ma non l'ha fatto. Muoviti quindi ad utilizzare quella maledetta arma!
Alzò allora il fucile verso una delle quattro potenziali assassine, quella più vicina al pugnale andato a vuoto e premette il grilletto prima che questa potesse anche solo pensare di raccoglierlo. Questa volta non ci fu nessun click, così come nessuno riuscì a fermarlo all'ultimo momento. L'arma sprigionò tutta la sua reale potenza.
Un boato squarciò il silenzio e il proiettile centrò in pieno il bersaglio; un colpo preciso, all'altezza del petto che fece letteralmente volare la donna all'indietro.
Una delle altre lanciò subito uno strano urlo e Patrick, forse pensandoci troppo poco, sparò anche a lei. La colpì e forse la uccise, ma ora non gli rimanevano più proiettili.
"Andatevene!" urlò alle due rimaste impugnando l'arma come fosse una mazza da baseball. Loro lo guardavano con espressione indecifrabile e quel terribile ghigno sempre stampato sul viso, quasi fosse una paresi.
Patrick si sentì afferrare debolmente un piede e abbassando lo sguardo vide era Juliette.
"Vattene Patrick. La polizia sta... arrivando; corri sulla strada prima che..."
Lui non fece domande, oramai sapeva che le doti sensoriali della donna erano reali e che non doveva sottovalutarle.
Si voltò e le vide; ancora piuttosto lontane, ma le vide. Evidentemente l'urlo lanciato poco prima era stato una sorta di avviso per coloro che erano appostate in altre zone del paese.
La situazione sarebbe precipitata irrimediabilmente di lì a poco.
Tutte quante infatti stavano correndo da quella parte; Patrick ne contò sette.
E a differenza delle due ferme poco lontano, queste erano ancora armate di coltelli.
Decisioni rapide Patrick, forza! Lascia qui Juliette e salvati oppure portatela dietro e muori.
Solitamente avrebbe perso un sacco di tempo a scegliere tra queste due opzioni, ma stavolta no; un solo istante di riflessione di troppo avrebbe potuto costargli la vita.
Patrick prese così la "sua" decisione, la quale non prevedeva nessuna di quelle due conseguenze.
Un piccolo particolare lo aveva convinto che sarebbe stato possibile salvare entrambi.
Le sue orecchie avevano cominciato a sentire quello che doveva essere il motore di un'auto in rapido avvicinamento.
L'occasione perfetta.
Scagliò il fucile scarico in direzione delle due donne che lo guardavano riuscendo a colpirne una di striscio, dopodiché si chinò su Juliette.
"Ora sentirai dolore, ma ti prego di resistere." Tornò a osservarla come aveva fatto il giorno precedente, vale a dire senza odio o rancore; per lei ora provava ammirazione e compassione. E se sarebbe morta difficilmente sarebbe riuscito a perdonarselo.
Le passò un braccio sotto le ginocchia e uno sotto la schiena, poco sopra la ferita e la sollevò partendo di corsa in direzione della strada. Le pazze a cui aveva sparato poco prima infatti erano quelle che gli sbarravano la via verso di essa, ora perfettamente sgombra.
Giunse sull'asfalto accaldato ed esausto mentre tra le sue braccia Juliette emetteva deboli ma strazianti lamenti. L'acido lattico si stava facendo sentire e i suoi bicipiti iniziavano a reclamare a gran voce riposo.
La ragazza aveva avuto ragione; un'autopattuglia della polizia stava per passare di lì.
L'agente alla guida vide subito l'uomo fermò in mezzo alla strada e accelerò fino ad affiancarlo.
"Cosa succede?" domandò precipitandosi fuori dall'auto e notando come Patrick continuasse a guardare verso le case alla sua destra.
"Mi aiuti, hanno ferito la mia amica; dobbiamo portarla all'ospedale prima che arrivino."
Il poliziotto non fece domande che avrebbero potuto far perdere altro prezioso tempo e aprì invece la portiera del passeggero. Patrick adagiò Juliette leggermente di lato.
"Vedrai che andrà tutto bene!" le sussurrò con dolcezza accarezzandole velocemente i capelli per cercare di tirarla su un po'. Non poté mai scoprirlo in futuro, ma quel gesto ebbe una grande, enorme importanza per le sorti della ragazza.
Tornò a guardare l'agente e si bloccò impietrito.
Erano arrivate; apparentemente incuranti del fatto che il terzo incomodo fosse un poliziotto prepararono i loro pugnali.
"Andate!" urlò spingendo il poliziotto sull'auto e chiudendo la porta. "Se vengo anch'io non ce la faremo."
"Ma io ho una pistola e potrei..."
"No, invece non farà nulla perché sono in troppe. Andate, io le distrarrò."
Senza attendere ulteriori repliche si allontanò dall'autopattuglia tornando tra le case di Country Rock; si infilò nello spazio evitato poco prima per possibili imboscate bloccandosi. Momentaneamente era al coperto.
Lanciò un'occhiata al poliziotto che aveva già messo in moto ed era partito velocissimo in retro distanziando le sette donne. Patrick aveva avuto ragione; la sua manovra le aveva stupite permettendo all'agente di allontanarsi prima di poter assaggiare la lama di uno dei pugnali.
E ora, non potendo più prendersela con l'auto, il principale ed unico bersaglio rimaneva lui.
Devi pensare intensamente Patrick, pensare! Non puoi permettere a quelle squilibrate di raggiungerti. Dev'esserci un modo per andarsene.
Già, doveva riflettere, ma su che cosa? Ora che l'agente se n'era andato con Juliette, più nessuno sarebbe passato di lì a breve. E di certo lui non poteva resistere fino a quando avrebbero mandato un'altra pattuglia a controllare. Le avversarie erano in troppe, senza contare che lui era esausto, ferito ai polsi e al limite della sopportazione nervosa.
Il respiro di Juliette si affievoliva sempre di più e il poliziotto lo sentiva chiaramente. Dubitava avrebbe potuto salvarsi, ma soprattutto continuava a pensare a quell'uomo.
Improvvisamente la mano destra della ragazza si appoggiò sul suo braccio stringendo con una forza impensabile date le sue condizioni.
"Non si azzardi... ad andarsene così," gli disse faticando parecchio, ma allo stesso tempo con decisione. "Dobbiamo tornare da Patrick. Non può... lasciarlo qui."
Avevano percorso poco meno di duecento metri e in fondo erano ancora vicini.
Le mani del poliziotto si strinsero attorno al volante e dopo aver frenato (non troppo bruscamente), fece inversione andando nella sabbia accanto alla strada.
Patrick correva come un disperato girando attorno a tutte le abitazioni possibili per cercare di far perdere le sue tracce, ma soprattutto per evitare che le inseguitrici scagliassero verso di lui i loro pugnali. Malgrado la stanchezza cercava di fare più attenzione possibile ad ogni singolo passo che facevano le sue gambe; una caduta infatti significava morte certa. Quindi, per quanto possibile, movimenti fluidi e lineari.
Si trovava a fianco all'abitazione bruciata, quando vide davanti a lui l'autopattuglia fermarsi a un centinaio di metri. Come diavolo aveva fatto ad arrivare fino a lì?
La portiera posteriore si aprì e smise di farsi inutili domande. Aumentò ancora di più l'andatura (oramai le sue gambe viaggiavano per forza d'inerzia) e vide la distanza diminuire. L'unica paura era che ad un certo punto potesse sentire la lama di uno dei coltelli penetrargli nella schiena, ma non accadde nulla di tutto questo.
Si gettò letteralmente in auto e prima ancora di poter richiudere la porta il poliziotto partì.
Il giorno seguente, mentre Juliette veniva dichiarata ufficialmente fuori pericolo dai medici di Lyndhurst, la polizia fece un sopralluogo a Country Rock per verificare di persona la reale situazione del paese.
I dieci poliziotti incaricati perlustrarono tutte le abitazioni da cima a fondo, setacciarono ogni metro quadrato di sabbia alla ricerca di un qualche indizio che poteva confermare il racconto di Patrick e dopo mezza giornata se ne andarono.
Il risultato di quella ispezione?
A parte una casa completamente bruciata non trovarono altro che sabbia e case deserte.
Nessun cadavere, nessuna delle donne di cui aveva parlato Patrick Dempsey, neanche la più piccola traccia di sangue.
Nessuno riuscì a darsi una spiegazione che giustificasse la completa scomparsa di trentadue persone.
Su un punto però erano d'accordo tutti quanti, dal primo all'ultimo degli agenti che erano stati lì.
L'aria che avevano respirato a Country Rock quella mattina, seppur senza un valido motivo che potesse spiegarlo, era stata aria di morte.
Quel posto metteva i brividi!
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0 recensioni:
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- Innanzitutto grazie per aver mantenuto la promessa
Mi fa molto piacere che tu abbia sentito tutto, quella è la mia priorità quando scrivo!!!
Per quanto riguarda le informazioni, ogni tanto mi piace restare sul vago... qui l'ho fatto principalmente perchè non volevo tirare il racconto troppo per le lunghe, altrimenti avrei rischiato di farlo diventare un romanzo!
- Stefano, la promessa l'ho mantenuta, alla fine li ho letti come ti dicevo. E sono veramente belli, la storia nel suo insieme è davvero bella. Devo dire che ho sentito tutto, ho preso a leggere sempre più veloce, anche perchè la storia è coinvolgente! però, mi chiedo, un po 'di informazioni su questa dea e su queste donne?
Bravo
- Vincenzo, sei stato l'unica persona, insieme ad un'altra ragazza, a leggerlo tutto in un colpo solo... innanzitutto lascia che ti ringrazi per la pazienza
Mi hai fatto il complimento più bello che potessi ricevere.
Per il resto, i colpi di scena mi ero accorto anch'io che forse erano troppi, ma oramai ho pensato fosse inutile cambiare... avrei dovuto allungare di più tutto il racconto. Sui colpi del fucile è un altro mio errore che dovrò correggere!!!
e grazie ancora!!!
- Eccomi!! Allora, bello storia, nel complesso, zeppa di colpi di scena, alcuni persino un po' forzati(non c'era bisogno che la macchina della polizia si allontanasse senza Patrick), ma davvero coinvolgente e lucida. Tra tanti racconti di "scrittori per diletto" i tuoi sono decisamente di un livello superiore, quantomeno da appassionato cronico. Ottimo, davvero, è una storia che trasmette emozione, tensione e resta impressa per mezzo di immagini vivide. Un solo appunto su quest'ultima parte: i colpi del fucile sono due, all'inizio, ma dopo averne usato uno per rompere le catene ne restano inspiegabilmente altri due quando lo imbraccia Patrick... perché?? Ad ogni modo, complimenti, Stefano, continua a coltivare questo talento.

- grazie come sempre Robi... quella battuta che ti ha fatto tanto ridere l'ho presa da un film (non mi ricordo quale
)
e ho pensato che il contesto fosse ottimo per inserirla. E il bello è proprio riuscire ad immaginare le scene.
Onorato del complimento finale
Ciao!
- Fine misteriosa... bello, alla fine si sono salvati!
Comunque sono morta dal ridere quando si è messa a gridare: "Brutte figlie di p******!!!"
Riuscivo ad immaginarla! 
Un'ultima cosa: King si sente tutto, a partire dalle descrizioni fra parentesi!
(vuole essere un complimento, eh!)

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