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Alice
Primo piano su mia sorella. Incominciamo da mia sorella, allora.
Alice è un po' di tempo che fa tardi la sera. Ha 20 anni, d'accordo, è una donna. Però capita spesso che lei torni a casa mentre papà si sta svegliando. Poi alla fine non è troppo difficile far casino, sa, abitiamo in un appartamento non troppo grosso, e con le pareti sottili. Se uno pesta I piedi troppo forte nella scala, lo sente tutto il palazzo. Però Alice non ci fa mai troppo caso. Infatti la sento spesso al piano di sotto fermarsi con Walter, un suo amico, a parlare. Magari son già le quattro, si rende conto che fuori di testa? Poi dopo un'ora, sento che incominciano a fare l'amore.
Per fortuna su quel piano ci sono solo la signora Morelli, che ci sente solo quando vuole come tutti i vecchi, e suo marito che ci sente bene ed è pure insonne. Però non può più parlare. Ha la distrofia. Se le pensa bene mia sorella. Ah poi c'è anche il Vaghi, ma quello lavora di notte.
Poi sale in casa. In effetti qualche volta mio padre la intravedeva entrare, mentre era sdraiato a letto la vedeva attraverso la porta socchiusa. Allora sussurrava ' Ma che ore sono? ', ma lei non rispondeva. Non risponde mai. Mia sorella si può dire parli, ma non che risponda. Si barrica in bagno. Penso si lavi, lo spero. Non mi piace quel Walter. È bravo, ma è un piastrellista.
Prima ancora un idraulico. È stato pluriripetente senza redenzione, poi ha abbandonato la scuola. Odio quelli così. Cosa possono dare ad una persona? Poi sono mie opinioni, eh. Poi si mette a letto e dorme fino alle due o due e mezza del pomeriggio.
Mia sorella fuma le sigarette. I miei lo sanno. Hanno fatto tantissime storie perché non volevano fumasse. Lei però ha la testa dura e poi, come già detto, non risponde mai a niente e a nessuno, tantomeno ai rimproveri. Quindi si è arrivati ad un tacito accordo, con il tempo. Lei non fuma davanti a loro, non fa trovare i pacchetti in giro per casa, cerca di non impuzzarci di fumo. Per il resto può far tutto ciò che vuole col suo vizio, a parte renderlo palese.
Che poi a pensarci bene è colpa mia se ha iniziato. Io avevo undici anni. Lei otto. Io fumacchiavo. È che io e i miei amici eravamo nell'estate prima delle medie. Belle le medie. Quelle del mio paese sono verdi e blu, sembrano una struttura per disabili che cerca di apparire divertente, non facendo altro che sottolineare ancora di più la tristezza e la miseria della loro disabilità. Però non era per disabili, sia chiaro. Era normale, sì insomma, quelle normali. Era solo per farle capire. Alla fine noi attendevamo con ansia quelle scuole, era una prima tappa. Al parco dove uscivamo c'era una ragazzina di prima molto disinibita che fumava dietro una quercia. Per me era come una profanazione, perchè quell'albero era quello dove noi ci arrampicavamo e ci passavamo sopra I pomeriggi. Non che fosse chissà quale altezza. Era fatto in un modo tale da avere delle rientranze nel tronco, a mo' di gradini. Poi a un metro e settanta circa di altezza si dipartivano tre grandi rami. Uno di questi si divideva subito in due. Io e i miei compagni di merende ce ne stavamo lì, in quattro, giusti giusti. E lei rompeva i coglioni lì sotto. Ci intossicava col suo fumo. Una tappa obbligatoria dei pomeriggi di estate era dall'alimentari. Coca Cola in lattina, 850 lire. C'erano ancora quelle da mezzo litro. Ora solo nei discount le trovi. Noi allora salivamo sull'albero, la bevevamo e ruttavamo. Un giorno la fumatrice gnegnegné chiede un sorso a Dario, un mio compagno sparito. È andato a fare l'arcivescovile alle medie. Mi è molto dispiaciuto per lui. Lui glielo dà. Lei sorseggia e rutta anche lei. Già questo era inaccettabile. Gli ridà la Coca Cola. Lui la sorseggia e fa una faccia inorridita. Ha presente dottore che sapore ha Coca Cola e sigaretta? lo conosco bene, perchè da lì fino ai sedici anni, malgrado il disgusto, divenne il sapore che più spesso mi ritrovai in bocca. Il prezzo di voler soddisfare due piaceri nello stesso tempo. Coca e sigaretta è il sapore della Coca Cola venti volte più acido, e sgasato. Uno schifo. Dario allora scese dall'albero e la buttò via. La ragazza lo vide. - Ma no, la butti via? Potevi darmela a me. - - No, è che ora fa schifo con l'odore di sigaretta. E poi mia madre me lo sente. - La ragazzina scoppiò a ridere. - Dai, già che ci sei prendine una. - e gli porse il pacchetto. È bestiale la voglia dei giovani fumatori di condannare gli altri al proprio vizio. Sono raggianti quando l'amico per bene che gli ha sempre sconsigliato di farlo, in un momento di curiosità, gli chiede una sigaretta.
Dario però non l'aveva chiesta, e l'offerta non era di fatto interessante ai suoi occhi. Poi iniziammo le medie. E vedevamo che la ragazzina, che con l'arrivo di settembre era passata in seconda, era circondata di amici che fumavano la mattina fuori dai cancelli a scuola, credendo di non essere visti da nessuno tenedo la sigaretta con la punta rivolta verso il palmo, piegato all'indietro girato in direzione del gomito. Poi c'erano alcuni dei miei compagni del paese a fianco, che conoscevano a loro volta dei tipi che stavano la mattina con la ragazzina. - Oh, ma hai visto che figa la Cecilia?! -
- Minchia. Sticchissima. - E via dicendo. Poi mi chiedevano a me, come se avessero bisogno della maggioranza per approvare il decreto. E io rispondevo, un po' ingessato - Un pacco! -
Ora, a dire il vero, non è che all'inizio mi interessasse così tanto. Però mi ero già preso del ricchione un paio di volte, ed eravamo solo a due settimane dall'inizio. È che il prof. di ginnastica mi aveva messo con le femmine in squadra a pallavolo perchè loro erano una in meno in squadra. Mi metteva molta vergogna tutta la situazione. Poi una mattina, sceso dal bus, mi chiamarono dei miei compagni poco distante dalla fermata. E c'era anche lei.
E voi qui penserete dottore: primo piano sul viso di lei, acerba ma non per questo meno raggiante e a modo suo sensuale. Primo piano su volto di lui, arrossisce un minimo, incrocia per sbaglio il suo sguardo. Abbassa la testa. Capisce che quei battiti nel petto vogliono dire che sta diventando grande. Che incomincia a sentire un piccolo fuoco dentro.
In realtà per niente. Mi scappava da cagare, quello sì, perchè avevo iniziato a bere il caffelatte al mattino, mente prima bevevo il succo. Quindi di fretta mi avvicinai, giusto per salutare. Ciao, ciao, ciao, saluto anche lei che sfumazza. Poi mi muovo verso l'entrata a passi svelti. Sento qualche risatina dietro, e qualche voce storpiata fatta da qualche compagno. All'intervallo dopo tre ore, apro la mia schiacciatina. Un compagno, Daniele, viene lì. - Babbo, ma quella vi ha offerto le paglie e voi non le avete prese? - Incassai. - A dire il vero solo ad un mio amico le ha offerte. - Ma sì, almeno provavate. Poi ve la dava. Ma sai che dicono che ha già scopato? - - Ah sì, con chi? - Lui azzardò. - Secondo me con Bongiorno, della F. -
- Che troia!-.
Che avesse già fatto l'amore, la precoce fumatrice, sapevamo benissimo fosse improbabile. Ma ci piaceva pensarla così. Metteva un po' di eccitazione. Che ce l'avesse certo data per una sigaretta neanche offerta da noi, ma da lei, era chiaramente fantascientifico, perfino per dei mostruosi maniaci senza mezzi quali eravamo noi a quella età. Non avevamo neanche YouTube.
Il prof. di ginnastica continuava a mettermi in squadra con le ragazze. Questo, più la mancata accettazione della confidenza della Cecilia, mi aveva già gravemente compromesso come ricchione. E pensare che neanche l'avevo rifiutata io, la sigaretta. Gli era andata bene a Dario, pensavo, ad andare all'arcivescovile e a sparire dalla vita sociale delle medie paesane. Poi quando mi feci due anni di superiori all'arcivescovile, cambiai idea, ma questa è un'altra cosa. Non c'entra. Intanto, con gli amici dell'albero, eravamo rimasti in due. Lore si era trasferito in città, e chi si era visto si era visto. Dario, già detto. Rimanevamo io e Giò. E due rami vuoti. I due che partivano dal terzo, come una lingua biforcuta. Pomeriggio, si esce, tappa dall'alimentari, Coca Cola. Saliamo sull'albero. Dal fondo del parco passa un gruppetto di bici. - Ricchioni!!- si alza quasi all'unisono, diciamo con una leggera asincronia. Il gruppo si allontana lungo la strada, lo si vede dalle inferriate. La cosa si stava facendo fastidiosa. A quel punto, arrivano Cecilia e Daniele con la risata sulla bocca. Lui quasi si spancia a dire il vero. Arrivano, ci guardano dal basso. Senza chiedere salgono. Salgono e si accendono una sigaretta. Con movenze rigidissime ci fanno segno col pacchetto aperto per offrire. E qui casca l'asino. O meglio, cascai dopo, ma aspetti un attimo che le dico. Io accetto. Giò fa: - Dai, un paio di tiri me li faccio - . Ci metto un po' a capire in che direzione si gira la rotellina, e finalmente faccio funzionare l'accendino. Tiro, mi aspetto di tossire. In effetti non tossisco. Però non avevo aspirato. Però aspirare fino alla terza media non fu un requisito indispensabile per riacquisire la mia eterosessualità ufficiale. Quindi continuai.
Il pomeriggio poi proseguì in allegria, si parlava di tutto. Ad un certo punto però mi girava la testa. Qualche tiro l'avevo mandato giù, e non ero certo abituato. Allora diventai un po' pallido. Cecilia mi vide e disse a Dani: - Guarda che babbo, sta male!! - Daniele disse: - Figa, domani ti piglio per il culo per ore in classe! - Nel frattempo Cecilia, muovendosi a quattro zampe verso il mio ramo, si muoveva facendo la scema -Ora vengo a romperti I coglioni -. Io non so che cosa fu allora. Forse che mi girava la testa per il fumo. O che mi stava venendo duro perché, anche se in fin dei conti non mi interessava poi tanto Cecilia, era pur sempre una vagina in avvicinamento oltre le soglie riservate ai parenti o al picchiarsi con gli amici. Comunque preso dal nervoso, nell'arretrare a quattro zampe a pancia in su, salendo ancora di più verso l'alto, misi male un piede. Scivolai. Che male.
Mi risvegliai con mia madre che mi scuoteva. Avevo un mal di testa incredibile. Arrivai al pronto soccorso, tre punti dietro la nuca. Scongiurata l'ipotesi del trauma grave, ero in macchina di mia madre al ritorno verso casa. E avevo iniziato a fumare, ma ancora non lo sapevo. Mia madre non si arrabbiò molto dell'incidente. Del fumo, sembrava non essersene accorta. Poi, quando andammo a togliere i punti mi chiese : - È tuo questo? - Tirò fuori un pacchetto da dieci di Diana Blu.
'No, no, chi te l'ha detto? - Alzò la voce: -'Nessuno, me l'ha portato tua sorella questo pomeriggio. Ha detto che l'ha trovato nell'armadio di Barbie.'-
Mia sorella non aveva mai giocato con quel robo se non la mattina di Natale. Lei usava molto di più i Lego. Era ancora nella scatola, pensi. Comunque, l'unico nascondiglio che avevo trovato era svanito nel nulla. Anni dopo compresi che la cosa migliore sarebbe stata tenersele, le sigarette, sempre più vicino possibile. In quella situazione però temevo sempre una perquisizione, senza motivo alcuno. Ero contrariato. E anche arrabbiato. Mia sorella era stata stronza. Mia madre il giovedì pomeriggio teneva i conti da mio padre in ufficio. Mio fratello già lavorava, e rimanevamo sempre io e mia sorella da soli. In genere alle quattro appuntamento fisso sul divano a guardare Bim Bum Bam. Incollati su Holly e Benji. Era fine ottobre ormai. Io uscii sul balcone e mi accesi una sigaretta. - Cosa fai? - mi chiese con quella voce ancora così troppo simile alla mia. - Niente -
- No niente! Stai fumando! - Ero nervoso. - E allora? - - Se lo sa la mamma poi si arrabbia con me. - - Ma la mamma non lo sa! - - Ma se ti scopre e io non gliel'ho detto poi si arrabbia anche con me. Io glielo dico. - Diabolico. A questo punto, innervosito, tentai il colpaccio.
- Se stai zitta ti faccio fare un tiro anche a te! - Quasi piangeva, ora. - Ma io non voglio! -
- Ma se non lo fai ti scordi di guardarti Sailor Moon nella tele piccola in camera mia quando papà guarda Mentana la sera. -
Lo so, il coltello dalla parte del manico l'aveva ancora lei. Ciò nonostante, cadde in trappola. Buon sangue non mente. Venne sul balcone.
- Ho freddo!- Che nervoso, se ci ripenso. - Sta' zitta. Dai, fai un tiro. -
Lei tossì. Almeno in quello mi sentivo competitivo e vincitore. Adesso era compromessa. Un perfetto testimone silenzioso. Con un ricatto a mio sfavore per di più. Ma era quel vantaggio di tre anni a permettermi di fregarla. Da quel momento in poi, ebbi sempre un rifugio sicuro per le sigarette. Più o meno fino a metà della seconda media. Mia madre non solo trovò nuovamente un pacchetto di sigarette. Trovò anche mia sorella in bagno a fumare sulla tazza del gabinetto.
Non aveva chiuso la porta a chiave, la cretina. La trovò lì, con le gambe che ancora non toccavano il pavimento, a sfumazzare, a gran boccate a pieni polmoni. Aveva dieci anni ormai. Io quasi tredici. Ah, ancora non aspiravo fra l'altro. Pensi.
Mia sorella fuma le canne. I miei lo immaginano. Alla fine io non ho nulla in contrario. È come una birra. L'unica cosa che non mi piace è che le fuma da quando esce con il suo amico, il Walter. Gliel'ho detto che non mi va a genio. Alla fine dell'anno scorso ha iniziato a farsele quando usciva con la sua compagnia. Uscivano in un bar. Era un posto che riusciva a passare per una bettola nonostante il barista fosse sempre in gilet e cravattino. Tipo posto di classe, s'intende.
Lì escono tutti i muratori e i piastrellisti, come Walter. La cosa strana che li si vede anche in pieno giorno. Un amico di Walter ha 27 anni. Si chiama Massi e ha già divorziato. Stava con una ragazza algerina, è stata dura far accettare ai genitori di lei la loro unione, lui non era credente. Non crede in niente. Infatti quando ho saputo che stavano divorziando ci sono rimasto male. Quanta fatica sprecata a convincere i suoi, pensi. Mi ricordo che mia sorella ne parlava a casa.
- Cavoli, mi dispiace che Massi stia divorziando... alla fine stavano bene...- Ricordo mia madre che si pose un dubbio. Vede poi che cose si vanno a ricordare. - Ma lei non era in dolce attesa?! Mi ricordavo che ce l'avevi detto te. O sbaglio? E lei, poveretta, come fa mò?-.
Però mia sorella non mi pare avesse risposto. Lei non risponde mai. Però una volta Walter disse che si ricordava Massi gridarle dietro, a sua moglie, molto spesso.
- Cazzo, quando ho sentito Massi che diceva " la prossima volta che mi rompi i coglioni, calci in pancia! " ho avuto paura lo facesse sul serio. Poi mi son ricordato che non è il tipo. -
Infatti, comunque il Massi non è un cattivo ragazzo. E poi nessuno ha più sentito parlare del bambino di lei, quindi si vede che mia madre si ricordava male.
Walter ha 32 anni. È un grande amico per mia sorella. Così l'ha presentato ai miei. I miei erano preoccupati che uscisse con una compagnia di ragazzi più grandi, però Walter lo conoscono e lo trovano un bravo ragazzo. Alla fine loro avevano paura che qualcuno di quelli si facesse mia sorella approfittando della loro età, ma Walter li ha tranquillizzati.
Certo, loro non immaginano che Walter e mia sorella, sì insomma, sul pianerottolo della signora Morelli. Anche perchè conoscono la moglie di Walter, che è una ragazza che fa le pulizie negli uffici, per arrotondare. Hanno una bambina di due anni, Chiara, è molto carina. Mia sorella gli fa da baby sitter. Non prende tanto, alla fine lo fa per fargli un favore. Elena, la moglie di Walter era molto bella una volta. Poi, quando è rimasta in cinta, stava spesso in casa, invece di uscire con Walter, Massi, mia sorella, tutta la compagnia. Non se la sentiva, può immaginare.
Lei ha incominciato da allora ad essere gelosa di mia sorella. Alice, mia sorella, tornava sempre a casa con Walter. Però è stupido tornare da soli se si abita più o meno nello stesso posto. Loro abitano vicini a noi. Mia sorella si irritava molto. Diceva che Elena non aveva basi per pensare una cosa del genere. Loro abitano nel mio palazzo, due piani sotto la signora Morelli.
Zoom indietro, sfocatura. Cambio scena con panoramica sulle panche della chiesa.
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- linguaggio... moderno carico di... parolacce. Del resto sono i tempi moderni.
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