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La città della pioggia
Oggi cambia tutto, gocce di pioggia scivolano quiete sui vetri della mia finestra per morire lentamente.
Come me ora, tutto muta in un istante, posso guardarmi intorno, ma niente ricorda il mio passato, è come se fossi nata in questo stesso momento, tutto il resto è buio, vuoto, senza una traccia di vita.
È strano guardarsi allo specchio e non riconoscersi, la pioggia continua a cadere ed io osservo i miei occhi riflessi nella finestra accanto a me, sembra che piangano.
Ma io non sono triste, è solo che non mi conosco, non conosco questa casa, non conosco i miei occhi e non conosco il mio passato. So soltanto una cosa... il mio nome... Nadia.
Questa è una casa grande, piena d'oggetti che non mi appartengono, alcuni li trovo di pessimo gusto, non credo che possano esser mai stati miei. Forse ho perso la memoria che magari lentamente tornerà, ma ho una strana certezza in fondo che mi fa capire che non sarà così. Ho paura di non dover riacquistare nessuna memoria... perché forse non ho mai avuto ricordi da conservare, non sono mai stata, esisto ora, da questo istante. So che è una cosa senza senso, ma in questo posto è tutto così estraneo e lontano da me... mi sento persa.
Sono molto giovane, avrò vent' anni o poco più, ma perché vivo da sola in questa grande casa vuota?
Sono passati tre giorni da quando ho aperto gli occhi e nessuno è entrato in questo posto, il telefono non ha mai squillato ed io non ho ancora avuto il coraggio di uscire da qui. Per andare dove poi? A cercare cosa? Non credo di potermi ritrovare in qualche luogo... non credo di potermi ritrovare, perché sono solo qui... ora. E nella mia testa il rumore del vuoto... ascolto dei cd e guardo libri, mangio quello che c'è ed ho paura di dover uscire a fare la spesa. Con quali soldi poi? Sono disorientata, chiara e sparsa ovunque.
Dopo tre giorni passati così bussano alla porta, io sono ferma, immobile con la fronte appoggiata al vetro gelido della finestra, con la pioggia negli occhi. Il campanello suona ancora, ma io resto ferma senza sapere cosa fare. È il primo rumore non causato da me, che sento da quando sono rinchiusa qui. Chi potrebbe essere? Ho quasi paura, paura di scoprire qualcosa in più, paura della persona che si nasconde dietro quella porta e delle parole e delle risposte che forse potrà darmi. Mi giro lentamente, il
campanello suona per la terza volta, insistente, forse dovrei fare un respiro ed alzarmi e basta. Cammino senza fare rumore, guardo dallo spioncino e vedo che c'è un uomo davanti a me che si guarda intorno agitato, anche più agitato di me, con una grande busta di carta in mano. Apro piano la porta in modo da fargli vedere soltanto i miei occhi e la mia testa piegata di lato per osservarlo e capire chi è. Lui profuma di tè... e quel profumo è come una ventata calda che mi avvolge. Rimango stordita mentre mi fa un cenno col capo ed accenna un sorriso, come se fosse un saluto e nel frattempo entra dentro casa, perché io in quel momento ho lasciato la presa, l'ho lasciato libero di spalancare la porta ed, inerme, senza far niente, senza muovere un muscolo se di muscoli sono fatta, non più spaventata, ma inebriata da quell'odore nuovo, e piena di ricordi sconosciuti.
Lui poggia il sacchetto sul tavolo e si avvicina lentamente, nei suo occhi posso leggere mille cose e in un secondo è di fronte a me che, senza smettere di fissarmi, prende le mie mani nelle sue e le bacia, una ad una delicatamente; poi guarda in basso ed io riesco appena a vedere qualcosa di simile a una lacrima scendergli giù dagli occhi, ma appena li rialza e li blocca dentro ai miei tutto è sparito, forse mi sono sbagliata. Mi abbraccia forte ed il lo lascio fare affondando tra le sfumature di quello strano uomo, sento che potrei passarci tutta una vita così, riscaldata da quelle braccia e da quell'essenza.
Poi lentamente si stacca da me e si siede sulla poltrona dove ero seduta un attimo prima io, posa la testa sul vetro gelido della finestra e fa entrare la pioggia nei suoi occhi, anche lui come me.
Rimango a fissarlo immobile senza capire e senza pormi domande, dopo qualche istante lui si volta, mi fissa e dice -Cosa hai capito di tutto questo?- io rimango in silenzio a pensare, con le sopracciglia aggrottate per lo sforzo che mi provoca cercare una risposta e scoraggiata alla fine rispondo -Non molto- lui sorride e mi guarda, ha ancora la pioggia impressa sulla retina, non riesco a distinguere il colore dei suoi occhi, è qualcosa di indefinito come la sua età e i suoi lineamenti.
Resta un po' soprappensiero e poi, sempre con quello strano sorriso sulle labbra, dice -Nessuno di noi può capirne molto all'inizio... forse neanche dopo. Tu forse ancora non capisci, ma io volevo essere qui, è solo per questo che mi è tutto più chiaro. Tu ti ci sei trovata dentro, ti ci ha scaraventato qualcosa
contro la tua volontà, ma presto capirai. Ti ho portato da mangiare tutto quello che ti piace. Resto con te stasera, spero di poter restare qui per sempre a dire il vero. Non fare domande di cui non conosco la risposta, ti prego - . Confusa faccio cenno di sì col capo... non sono le sue parole a confondermi, ma il fatto di non avere domande da porgli. Lo guardo mentre si avvia verso il bagno, lui si volta di nuovo e sorridendo mi dice con uno sguardo nuovo, quasi grigio - Ti va di prepararmi qualcosa di buono per cena?- Senza un pensiero in mente rispondo - Preparo il tuo preferito Alex - lui sorride, scuote il capo ed entra nel bagno... ora posso sentire solo il rumore della doccia ed immaginare l'acqua che scorre sul suo corpo sconosciuto a pochi passi da me. Conosco il suo nome, quello che mangia... cos'altro?
Le mie mani preparano qualcosa ed io non ho voglia di pensare al cibo, ma solo a quell'uomo che in qualche modo conosco... da così tanto tempo. Sa di antico, sa di mio, di qualcosa che c'è sempre stato ed è così strano perché io non credevo di esserci mai stata prima d'ora. Sento una certa attrazione verso di lui e se mi concentro posso vedere il suo corpo e i suoi occhi e tutte le sfumature, come se l'avessi visto e studiato con le labbra e con le mani tanto, tanto tempo prima e senza mai fermarmi, senza mai staccarmi da lui. Esce dalla porta, ha solo un asciugamano legato in vita e un altro tra le mani con cui si asciuga i capelli castani. Mi sorride e si avvicina, non mi tocca più , ma resta ad un centimetro dalla mia pelle... mi rendo conto che potrei vivere del suo solo respiro. Questa casa è buia e accogliente, non ci sono luci dirette, ma solo aloni fiochi agli angoli, in tre giorni non ho mai visto la luce del sole, non so se di giorno mi sono sempre addormentata oppure se in questa città la luce non può entrare. Questo vorrei chiederglielo, ci penso su, lo guardo negli occhi... non ho paura e dico - dov'è il sole? So che esiste, lo so per certo, ma non l'ho mai visto da qui- lui mi fissa e riflette un po' in cerca delle parole giuste da dire, mi sfiora la guancia con un dito, dolcemente, ma la sua voce ha un suono ruvido mentre dice - Hai la pelle così bianca e morbida, un solo raggio di sole potrebbe rovinare tutto, noi siamo oltre il sole, oltre il cielo e lo spazio.- lo guardo confusa, il suo tocco mi ha scossa e la sua voce spaventata. Qualcosa diventa chiaro nella mia mente e non capisco perché - Non lo vedrò mai, vero? Sarà sempre tutto buio..- non lo dico con tristezza, non mi sento triste, cerco solo di capire la
realtà che mi circonda e quello che sono io. Appunto questa sarebbe un'altra bella domanda... - Cosa diavolo sono? Cosa siamo io e te?- lui mi cinge la vita e continua a fissarmi con gli occhi grigi... sempre più scuri - Non credere di essere una persona, ne hai solo le sembianze. Non che sotto questo bell'aspetto ci sia un mostro, solo che non è tutto come sembra, lo è stato ma non lo sarà mai più. Io e te siamo stati affidati l'uno all'altra, non c'è nessun motivo, ma tu mi ami da ancora prima di esistere e abbiamo avuto momenti infiniti per stare insieme e visto che lo vogliamo, questi momenti dureranno per sempre, anche in questo mondo buio. La luce non deve per forza riempirci gli occhi per essere percepita, io la vedo dentro di te e questo mi basta - mi sento tranquilla per un istante, mi appoggio al suo petto, non ho idea di come quelle parole mi possano aver rassicurato, ma è semplicemente così. Sento il suo profumo, ha qualcosa di strano è vero, sa di bagnoschiuma misto a qualcosa di dolce, qualcosa come il sangue. La sua pelle è liscia e bianca come la mia, i suoi muscoli sono scolpiti, ma hanno una forza innaturale, e i suoi occhi non sono umani. Lo stringo forte e guardo i miei allo specchio dietro di lui, sono quasi bianchi, luminosi come quelli di un gatto e più mi stringo a quel corpo sconosciuto e mio e più la mia pelle diventa chiara, gli occhi trasparenti e il viso... il mio viso è spaventoso, bello si, ma spaventoso. Affonda il volto nel mio collo, io lo rovescio all'indietro e guardo la finestra dietro di me e la pioggia. -Smetterà mai di piovere Alex?- chiedo con una voce che non sembra la mia, lui continua a baciarmi il collo, non stacca le labbra da me - Non chiedere alla pioggia di smettere, tu sei al sicuro sotto l'acqua e in questa casa - non capisco, ma approfondirò il discorso un altro giorno, un altro momento, non ora. Anche sul vetro posso vedere le mie pupille che risplendono quasi bianche e con un colpo secco mi rialzo completamente per poterlo fissare negli occhi - Cosa ho di diverso da una donna?- lui ride con un suono caldo, per una volta, come se volesse tranquillizzarmi - se tu volessi potresti distruggere una donna con un gesto solo. - abbasso lo sguardo, la mia voce è solo un sibilo - Perché dovrei farlo?- . Lui alza lo sguardo verso di me, in silenzio, alla ricerca di una risposta, si allontana per un attimo e i miei occhi riacquistano il loro colore... solo dopo qualche istante riaffiora sulle labbra la sua voce - A volte è necessario. Elimina tutti i precetti cristiani
che hai nel tuo cervello umano Amore mio, non aver paura. Noi non siamo assassini, solo che a volte è inevitabile, non sono veri e propri esseri umani, cercano qualcosa e ci perseguitando credendo che non possiamo aiutarli, ma non è così. Ma ci sarà del tempo per capire tutto questo, hai soltanto bisogno di luce - a quel punto sento un rumore dentro di me, come un scricchiolio, e vedo i suoi occhi che brillano sempre di più - Mi sei mancata troppo- e loro risplendono ad ogni passo con più forza, è così vicino, ha un viso spettrale proprio come il mio, è quasi su di me, afferra la mia vita, vedo i suoi denti bianchi e luminosi come uno spicchio di luna, sento il profumo del sangue, il mio sangue. Affonda il viso nel mio collo e morde, morde fino a farmi sanguinare, fino a farmi scorrere la vita sulla pelle, sento un brivido, non resisto a queste sensazioni che mi avvolgono; fa male, è un dolore forte che lascia senza forze, non ho mai provato tanto piacere in tutta la mia vita, questa nuova vita almeno... Mi abbandono tra le sue braccia, sono sempre più bianca, più esile e sottile. Emetto qualche suono che non riconosco, è una lingua che non ho mai sentito prima, ma ora la sento rimbombare nella mente. È un fiume, un fiume denso che mi travolge, e mi rinfresca sempre con più intensità, sempre con più forza, tanto da togliere il respiro e il suono alla mia voce. Alla fine, non so quanto tempo sia passato, lui stacca i denti dalla mia pelle e mi sorregge. Lo sento mentre mi accarezza i capelli, quasi non riesco a mantenere gli occhi aperti, per l'emozione che ancora mi travolge, lo intravedo in una luce strana, ma lui non ha le labbra sporche di sangue, riesco a toccarmi il collo e a sentire la mia pelle gonfia che pulsa e il liquido denso che scorre dentro me riappropriandosi delle vene. Il cuore torna a battere regolare, come un orgasmo tutto scema ed io mi aggrappo al suo collo con la mente vuota, svuotata dai suoi denti e dai suoi occhi lucidi che mi guardano con una sfumatura calda... sembra amore... quello che sento è ancora più forte dell'amore. E ora so che lo farò anche io, non il sangue di qualcun altro, soltanto il suo... voglio fargli provare lo stesso piacere, ma non ora, ora non posso, non ho più forza e il mio corpo è sempre più esile allora lui mi solleva e mi posa sul letto, si stende accanto a me e mi prende tra le braccia. Sono completamente sopra di lui e sembro così piccola, mi rannicchio e lui mi avvolge tutta... come fa ad essere così grande? Io sembro sparire sul suo corpo... sembro sparire
dolcemente. Il respiro diventa sempre più calmo, il suo quasi non lo sento più, è calmo anche lui, dorme forse, non so se il nostro sia vero e proprio sonno. Guardo i miei capelli che sembrano sempre più lunghi, scendono sulla schiena in onde nere e mi ricoprono fino ad arrivare alle caviglie. In ogni stanza ci sono enormi finestre per farmi guardare fuori, per farmi guardare la pioggia, ora che ci penso non abbiamo neanche mangiato... ma non ho fame, in effetti non ho avuto mai fame da quando sono qui. Sulla mia pelle percepisco il bruciore del suo corpo sotto il mio e all'improvviso mi sento forte, immensamente; mi alzo dal letto con un balzo, raccolgo i capelli cupi in una coda, uno sguardo allo specchio e dopo un minuto sono fuori di qui. Scendo le scale di un palazzo che sembra non finire mai, più vado in basso e più il mio respiro si affievolisce. Dopo qualche minuto arrivo alla fine di quell'interminabile scala ed esco fuori, la pioggia scende in abbondanza su di me e su tutto il resto, inzuppa i miei vestiti e i miei capelli, scorgo la mia immagine riflessa in una vetrina vuota e vedo i miei occhi bianchi brillare. Le persone passano come ombre, non riesco a vederli con chiarezza e sembra quasi che loro non scorgano me, allora mantengo gli occhi al suolo, ho paura che il loro colore possa spaventare qualcuno, la pioggia continua senza sosta il suo lavoro, è tutto così grigio. Mi rendo conto che ora respiro meglio, anche di quando ero dentro casa. Mi fermo ad osservare il cielo e sento che due occhi si puntano su di me, mi guardo intorno alla ricerca di quello sguardo e vedo una ragazza alla fine della strada, non molto lontana da me che mi fissa nera e sfuggente, con qualcosa di forte dietro gli occhi... da qui sento l'odore dell'odio. Mi avvicino cercando di ignorarla, ma lei non smette di fissarmi, le passo accanto e sento la sua mano che mi afferra per il braccio e la sua voce aspra che mi colpisce in pieno viso mentre dice - sei una di loro vero? Lo vedo dagli occhi, non provare a mentirmi. Se l'unico modo per andare via da questa città e sentirmi finalmente libera è essere come siete voi, fammi diventare così, voglio sapere come si fa, mi hanno buttata qui ed io sono solo un ombra mentre voi... così bianchi e splendenti... vi odio! Vi odio tutti!.- il suo gesto e la sua voce fanno un rumore nel petto e nella testa che non sopporto, sento la rabbia nascere anche dentro me, guardo quel viso stanco che ho davanti e capisco di non avere più voce per rispondere, cerco di camminare ed andare per la mia strada, ma la sua mano non abbandona il mio braccio, non so cosa mi scatta dentro, ma con un gesto veloce poso le mie dita sulla sua fronte, sento qualcosa di estraneo che mi attraversa, qualcosa che non sono io a decidere, sento la mia mano che brucia e quasi non percepisco le urla della mia vittima. Non so cosa gli sto facendo, ma dopo un minuto la vedo accasciarsi al suolo, ai miei piedi, chiudere gli occhi e rimanere immobile così, sembra morta, non voglio toccarla per controllare, riesco solo a dire -Non sono un vampiro stupida, come credevi che ti potessi trasformare in una creatura come me? Non so quello che sono, come non lo sai tu- . Lei si sgretola piano piano e rimane solo tanto odore d'incenso bruciato. Ora sono scossa, guardo quel corpo inerme, il suo viso diventare polvere e provo qualcosa che arriva da lontano... rimorso forse? Non lo so, io non so cosa ho fatto, non l'ho deciso, quindi non devo preoccuparmi di nulla. Continuo a camminare finché non sento la pioggia scendere sempre più lenta e leggera su di me. Torno indietro, ma sono decisa ad aspettare che smetta per vedere cosa provo. Sono quasi arrivata a casa, l'ultima goccia è scesa, resto immobile qualche minuto fino a quando non sento un bruciore fortissimo salire nella mia gola, i miei polmoni sono svuotati completamente, annaspo alla ricerca di un po' d'aria, ma non riesco a trovarla. Corro più veloce che posso verso il portone del mio palazzo... è aperto... salgo le scale senza riuscire a respirare neanche lì. Arrivo alla mia porta e busso più forte che posso, sempre di più... apri ti prego apri! Alexander spalanca la porta ed io cado tra le sue braccia senza riuscire a muovermi. Lui richiude in fretta l'uscio dietro di me, l'aria mi rimbomba dentro come un tuono, entra di colpo e mi fa quasi male ora. Lui mi stringe e mi accarezza ed io non riesco ancora a parlare. Chiudo gli occhi, tutto vortica d'un tratto ed io sto svenendo o forse solo dormendo... spero che non sia questa la morte.
Sono le parole che mi confondono, che frullano questa situazione e tutti i significati che potrebbe avere; se dovessi fidarmi solo dei miei sensi andrebbe tutto in un modo diverso, se questo stupido corpo non facesse tutte queste domande forse sarei tranquilla. E lui mi guarda, con quella strana ombra negli occhi, lui mi fissa e mi scruta e cerca di consolarmi, di spiegarmi questa cosa che non ha nessun senso, e lui lo sa e sa anche che non c'è nessun modo per attenuare la mia confusione. Non so spiegarlo neanche a voi cosa ho provato senza l'aria, cosa ho provato a colpire quella ragazza, cosa provo quando lui mi accarezza... ho come degli strani ricordi, come se ci fosse stato qualcosa prima. Sembrava tutto un vuoto immenso e senza fine e invece forse qualcosa c'è. Ricordo una vita diversa però, dove tutto aveva un sapore e una luce più mite, dove le cose non mi piombavano addosso in questo modo... ricordo anche lui, la mia terra, una casa che non è questa. L'uomo è sempre lo stesso, il corpo idem... però c'è qualcosa di diverso nel nostro nuovo modo di fare l'amore... e mentre penso a tutto questo d'un tratto c'è un ricordo che mi colpisce nel profondo: io e Alexander facevamo l'amore prima, come fanno tutti gli uomini... io prima ero una donna. Alzo lo sguardo e finalmente riesco a sorreggere il suo, ma non ho voglia di parlare, è come se le parole facessero fatica ad uscire o meglio è come se io facessi fatica a pronunciarle. Improvvisamente mi sento stanca e senza nessuna forza, mi accascio sul divano e sussurro qualcosa in una strana lingua che non riconosco; lo faccio con una voce rotta, una voce che non è la mia, volevo solo dire "Basta". Lui annuisce e si avvicina, si siede accanto a me e posa la mia testa sulle sue gambe. Neanche un rumore, questo silenzio è così confortante, smetto di vorticare e mi sento stabile per un istante solo. Nemmeno un respiro mi batte nella testa, forse perché io e lui non respiriamo, forse perché non dovremmo neanche esistere, gli occhi si chiudono da soli pesanti... lui non smette di accarezzare i miei capelli scuri che gli ricoprono le gambe ed io piombo in un sonno senza immagini. Mi sveglio di colpo, non so quanto tempo sia passato, sembra un'eternità , lui non c'è, anche se ero sicura di sentire il suo calore prima di spalancare gli occhi. Faccio fatica a guardarmi intorno, c'è una strana luce che invade ogni cosa, mi sento scoperta e insicura, le finestre sono sempre bagnate dalla pioggia che non smette di scendere veloce e lenta dentro di me. Una di esse è aperta, mi avvicino e il vento e l'acqua mi accarezzano il viso, mi rinfrescano e mi concedono la quiete. Il mio sguardo sembra quello di un gatto, freddo e brillante, a volte mi spaventa vedere quella luce sui vetri o negli specchi che proviene soltanto da me. C'è una cosa diversa, diversa da tutti gli altri giorni, il sole brilla forte e brucia ogni cosa, riesce a bruciare il mio viso anche da dietro la barriera di pioggia che dovrebbe proteggermi. La testa mi scoppia e poso la mano sul vetro freddo, non riesco a trovare un equilibrio e le mie dita affondano in quel materiale che diventa liquido sotto il mio tocco. Affondo lentamente in quell'abbraccio umido e sento che ho voglia solo di questo, sprofondo piano e la mia pelle dorata inizia a brillare nel mio vestito bianco, sento i miei capelli neri che mi avvolgono e che scivolano insieme a me in quel mondo strano che mi coinvolge, che mi attira e mi possiede. Cado dall'altro lato del vetro, ma non sono nella mia città, non c'è la pioggia, nessuna casa... solo fiori e nuvole. Cammino e mi guardo intorno, il braccialetto alla mia caviglia suona delicatamente ad ogni passo ed io vado in giro con i piedi nudi e riesco a respirare sotto il sole, sento delle risa e delle voci acute, come se tutto fosse un sogno. Mi avvicino a quelle voci, posso sentirle sulla pelle. C'è una bimba dalle lunghe trecce nere che vola allegra su un'altalena, ha una rosa tra i capelli e c'è un bimbo che la spinge sorridente, mi avvicino a passi lenti e i due si fermano per guardarmi, la bimba si avvicina, prende la rosa blu intrecciata alle sue ciocche e me la porge... la guardo confusa, ma non ho voglia di parlare, prendo il fiore e le sorrido serena. Le spine della rosa fanno sanguinare le mie dita ed io non faccio quasi in tempo ad accorgermene che il bimbo mi prende la mano nelle sue, poggia le labbra sulla ferita e succhia quel sangue con voracità, forte, sempre più forte ed io mi sento svuotata sempre di più e spaventata nel profondo... mi guardo intorno per non vedere quello che sta succedendo e di colpo sento la testa girare e senza poter fare niente cado a terra senza un suono. Apro gli occhi di nuovo, tutto è come prima... può esser stato soltanto un sogno? Lui è sotto di me, accarezza i miei capelli senza sosta ed io mi rialzo di scatto reggendomi la testa dolorante con una mano. Guardo le mie dita e per un istante solo posso vedere i segni rossi del morso... ma svaniscono in un istante. Cado con gli occhi chiusi di nuovo sulle sue gambe senza pensare a niente e sento che mi accarezza con qualcosa di morbido e vellutato... non ho bisogno neanche di guardare per capire che mi sta sfiorando con una rosa blu... che profuma dolce, che profuma di antico e di nostalgia. Mi siedo sul divano sopra di lui, lo guardo dritto negli occhi, che per un istante perdono la luce e diventano verdi e lucidi, proprio come erano prima di tutto questo, io lo so. Sfioro le sue labbra con le mie, ci passo la lingua per sentire il sapore di tè e di sangue... un tempo sapeva solo di tè. Un bacio lungo... come se mi stesse togliendo l'energia, come se io gli stessi donando la mia, come se ne avessi abbastanza per due... e lui poca anche per sè. Si sfama con me, mi morde, mi bacia e i suoi occhi tornano a brillare e lui riacquista la forza... ed io divento sempre più piccola e quasi svengo per le sensazioni che mi travolgono di nuovo.
In quel momento riesco a scivolare silenziosa nella sua mente, dopo quel bacio chiude gli occhi e resta immobile accanto a me, mi basta avvicinare le labbra al suo respiro, senza toccargli la pelle, e chiudere gli occhi per far riversare tutte le immagini della sua mente nella mia, immagini forti, colorate e tristi di ricordi. Mi avvicino così ad un millimetro dalla sua bocca, non faccio quasi in tempo a chiudere le palpebre che una miriade di luci mi riempiono la testa, vedo lacrime cadere a terra come se fossi io a piangere e tanto sangue, intorno e sulle mani che sembrano le mie, ma appartengono a lui, le vedo stringersi in pugni e far gocciolare quel liquido rosso; vedo una donna stesa a terra, vedo pezzi di vetro nel suo cuore, vedo i suoi occhi rovesciati all'indietro che chiedono aiuto immobili ed eterni. E vedo un sorriso triste sulle labbra della morta, come uno sfregio. Alex ora trema e tremo anche io, ha paura, la sento scorrere dietro la mia schiena e tra i battiti del mio cuore. Tutto questo ha il sapore di un ricordo, un ricordo che perseguita lui e che credo perseguiterà anche me, tutto questo ha un odore amaro, un odore misto di sangue e tè...
Ed è bastato questo a farmi capire; c'è bisogno di luce, avevi ragione Alex. I tuoi ricordi hanno dato fuoco ai miei, ho visto il mio corpo steso sotto i fari di un'auto, il mio corpo vuoto e morto e tanta gente accorrere per vedere la ragazza presa in pieno dalla Opel. Ho visto il sacchetto con le fragole scivolarmi dalle mani e lasciare i piccoli frutti liberi di rotolare sull'asfalto. Ho visto il mio viso insanguinato brillare dei miei occhi chiari, bianchi quasi come lo sono ora. E dopo tutto questo, ho visto me senza il mio corpo chiusa in questa casa e prigioniera della pioggia, come se fosse il purgatorio, come se dopo la vita ci fosse questo mondo senza sole. Nella tua mente invece ho visto te, mi hai donato il motivo per cui sei qui. Ti sei lanciato dalla finestra della nostra camera, quella dove il mio profumo era troppo forte e resistente, quella con le pareti rosse e blu e con i miei quadri e le mie foto. E mentre volavi veloce speravi solo di potermi rivedere presto, " magari questo è il modo giusto o magari scelgo di finire tutto e di non sentire più questo dolore" hai pensato. Non so perché tu abbia capito tutto dall'inizio ed io solo adesso, e ora posso affacciarmi e vedere quelle ombre per strada che mi fissano con sguardi bui, sono anime senza pace e senza luogo, non ho ucciso nessuno, mi sono solo liberata da un incubo sgradevole.
Ed ora ciò che resta è proprio qui: ci sono io con il mio uomo ed i ricordi che presto sfumeranno e solo ora capisco di poter plasmare ciò che voglio... niente può entrare in questa casa e dividerci o portarci via dei pezzi. Voglio riavere il mio mondo, chiudo gli occhi un istante solo e le pareti si colorano di rosso e di blu, le fragole riempiono il tavolo libere di cadere a terra e Alex riposa su quel divano che forse non esiste realmente, ma che ora mi piace vedere così, immobile e senza forma. Do un ultimo sguardo ai miei occhi brillanti, non credo di essere un angelo e neppure un fantasma, si tratta solo di me, io posso scegliere cosa diventare e cosa vedere ed in questo posto ho voglia di essere così.
Un giorno passerò in un altro luogo insieme a lui, se sia l'inferno o il paradiso non posso dirlo, magari è solo un posto diverso da questo, ma l'essenza resta la stessa.
Voglio soltanto sentire la mia pelle profumare di sangue e di rose e la sua... con me... per sempre... come se fossimo... nei secoli dei secoli... pioggia... e nient'altro oltre questi vetri.
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