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Patonsio si reincarna!
Patonsio si reincarna!
Dopo una gozzoviglia notturna da alterazione mentale che avrebbe lasciato livido d’invidia il Signor Lucullo in persona, ?" se egli mai avesse potuto accompagnarsi a una tal schiera di bei tipi?" s’era forse al caffé, o all’ammazzacaffé, o forse ad uno di quegli innumerevoli bicchierini della staffa che avevano la curiosa particolarità di fare il loro ingresso ancor prima degli antipasti?" ma è più giusto dire “dopo pranzo”, data la cospicua e previdente anticipazione?" quando un illustre commensale, il Signor Giglio Vittorio, che tutti, come era legittimo, chiamavano “Lo Stoccato”, ?" parecchio avendo travisato su frasi smozzicate, come pure a proposito di parole slegate e altri informi brandelli che gli era parso d’intendere nel pieno del delirio etilico?" gettò sul tappeto la questione dello spiritismo.
Le empie parole del beone produssero negli altri convitati?" ormai indubitabilmente estenuati dalle bevute sovraccariche?" un terrifico effetto: ci fu chi credette di veder volteggiare suppellettili ed oggetti come morte foglie sospinte dall’alito raggelante e flebile dell’anime dei defunti: bisogna pur sempre rammentare qual si fosse la congrega riunita e lo stampo che la marchiava.
La più agitata delle conversazioni ricevette allora densi contributi d’aneddoti e frammenti concernenti i foschi dominî dell’occulto, della stregoneria, della magia, e poi ancora cabala, satanismo, teosofia, esoterismo, aldilà, aldiquà, giù di lì, su di qua, là per là, e tutto quel che ormai poteva rimestarsi in quelle menti votatesi al disturbo e al disordine.
Da un lato scorgevi gli spiritualisti che dardeggiavano barbagli d’un fuoco interiore dagli occhi, i materialisti che facevan spallucce e freddamente acconsentivano che i discorsi vagolassero con un loro disordinato abbrivio, mentre gli indifferenti consolidavano la loro attitudine, consistente nell’annientare le giacenze dei beveraggi più e meno alcolici.
Il lettore interessato a conoscere la posizione di Carmine e di Patonsio si terrà per informato che i nostri furono a un tempo spiritualisti (più Carmine), materialisti (più Patonsio), e (entrambi con impegno) indifferenti?" si sa che ci sono giorni in cui si è davvero in gran forma..!
***
«Forse che la materia comprende, tra le sue proprietà, anche quella d’una inesplorata energia?» ?" L’atroce dilemma squassava l’animuccia bella di Carmine configgendogli punte di angoscia dissennata: non poteva darsi il caso, ?" egli pensava?" che insustanziali spiritelli vadano un pochino a zonzo per aria, e che quando si avvertono odori inspiegabili, oppure fremiti sottopelle, una qualche “ombra” di natura incorporea si aggiri nei dintorni?
Un nuovo bicchierotto di liquido oblio, nella forma di vino vermiglio, gli restituì un poco di pace, mentre il Signor Giglio era ormai temerariamente lanciato al galoppo sulle praterie del buddismo, metempsicosi, reincarnazioni e consimili, non indietreggiando di un passo nello sparpagliare dissertazioni spericolate in merito alla fattibilità di sfilare, come un fazzoletto da taschino, l’Io per trasferirlo di poi nell’involucro perituro di un altro essere umano, l’anima del quale nel frattempo passerebbe nel tegumento poco prima svuotato.
Ma questo era troppo per uno dei materialisti della congrega:
?" Ma che…dici mai, testa di scioccherello!? ?" disse costui?" Ma come ti sogni di cambiarci di posto alle anime? Forse la tua teoria è buona per te che c’hai invece di una testa di cristiano giusto una testa di scioccherello!
Patonsio era tra i pochissimi che si facevan rimarcare per il loro mutismo, e amministrava le sue energie opacizzate nella preparazione di tisane a base d’acquavite, nella cui composizione entravano ceneri di sigaretta, ?" incidentali, del resto?" minuzzaglie di pane sbocconcellato in precedenza, ?" ingrediente fortuito?" qualche capello espatriato dalla cute d’origine?" componente imprevisto anch’esso?" e d’acqua, come dire, un nulla, anzi, per dir meglio, proprio nulla.
***
?" Oh, Patò, che dici? Ci credi agli spiriti tu? ?" fece uno della confraternita.
?" Guarda che se mi vuoi vedere morto in terra, allora proprio di queste cose mi devi parlare… Per l’amore di Cristo! Caro mio, se ci penso mi ricordo di quando feci l’esperienza più troppo pazzesca della vita mia! Oh, Marònna che storia! Per favore lasciamo stare queste cose strane…
?" Come, come? Ferma! Prèndolo! Afférrolo! Chiddìci? Muto, fammi séntere chi cunta Patò! Oh! Sshhh! Silenzio! Talè, talè! Turi, senti! Ora s’arrìri! ?" si gridò all’unisono.
?" Non mi fate parlare di queste cose, ché ancora se ci penso m’impressiono tutto!
?" No, cùnta Forza Patò… Avanti, allèstiti! Oh! Forza non ti fare priàri! Forza duòku! Camìna, cumpà! ?" fece il coro unanime, mostro Briareo dalle venti teste, avido di nuove e corroboranti consapevolezze.
?" Ah! Per favore, lasciamo stare..!
?" Essù, eddài, sbrìghiti, avànti, ?" facevano i simpatizzanti più scalmanati.
?" Mah, e insomma và..! Come mi state vedendo ora preciso in questo momento di adesso, io una volta ho camminato una giornata sana pe’lle strade di * nelle carni e nelle robbe di un altro cristiano… Ma io questo non lo conoscevo né per parte di Cristo, né per parte di Maria! Altro che storie! E ti dico io che no che era tanto bello, eh!
?" Cònta! Cùnta! Cànta! ?" gli ripeterono eccitati.
Patonsio accondiscese a pubblicare la storia.
?" Questo fatto capitò all’epoca di un due anni, capace pure tre, come oggi. ?" (Pausa, pensosa.)
?" Niente… avevo passato tutta la notte a casa di un amico nella zona di * a parlare di cose strane come quelle che parlate ora, e siccome ammé questi ragionamenti non troppo mi piàciono, basta, me ne sono andato a casa un poco preso dallo scantazzo. Allora cammino lesto lesto, e per arrivare prima, piglio una stratuzza scura e stretta passando per la campagna. Attraverso il fiume, sicuro che da un momento all’altro arrivo a casa, e per farmi coraggio mi cantavo una canzone della televisione di quei tempi.
?" E che canzone era, Patò? ?" azzardò un malizioso.
?" Ma chissàcciu… mi pare che era qualche cosa a tipo i gemelle Kèllirisi, ma ora non ci penso. Con tutto questo, a un bel momento piglia, e mi trovo davanti a un fosso; ma fino a qua, niente, tranquillo. Siccome che era un poco scuro, non mi sono accorto che per terra era buttato… come una specie… di cristiano, va’…e ci vado a ’truppicare col piede… Marônna benedetta!
?" E che era invece compare Patò?
?" Era un cristiano proprio, anzi, una cristiana… oh che bòtta di scanto Cose di scimunire! Vado per guardare meglio, e che trovo? ?" (Pausa, personalizzata da una generosa escavazione di fresco cerume.)
?" Che trovasti, Patò?
?" Eh! Caro mio! Che trovai… lo so io che trovai!
?" S?"nti, s?"enti che trovò Patonsio… ?" dal loggione bramiva qualcuno?" Turi, dison?"sto, veni a séntere ’u Patonsio che trovò… alléstiti cretìnu
?"Tānnu, vi ricordate? Io, non ci avevo una picciotta? Ah! Era troppo bella era! Mah! ?" e si grattò la pancia e il peritoneo in segno di viva commozione?" ah! Caro mio!
?" Vannùuzzu, oh Vannùzzu,?" muggiva un altro scalmanato in galleria?" minchia te l’avevo detto io che Patonsio c’appi ’i fimminòtti..!
?" E perché, che ti pareva difettato, mischìnu?
?" Era la picciotta mia, ?" riprese quegli grave, lottando contro un insidioso groppo che come una mano d’acciaio l’afferrava alla gola?" era Rosetta ’a strascinata, gioia mia, e era morta! Morta era! Ah! Che dolore troppo allucinante che provai! Mi veniva di piangere come un vitellino, troppo addolorato ero, con tutto lo scanto che c’avevo di sopra! Intanto arrivano i Carrabbinieri, e io ci dissi che la povera Rosetta era la picciotta mia, datosi che ero il suo fidanzato. « Lascia perdere, levaci mano, come ti chiami, », mi fa il carrabbiniere, « ché il fidanzato è quel poveretto disgraziato morto più in là. » Ma come, gli faccio io, e io che sono, niente? « Lèviti di qua ché abbiamo che fare. » disse lui. Io che ero diventato tutto pallido nella faccia, di una mano per lo spavento, di una mano per non lasciare la povera Rosetta, ci dissi: e ora che faccio? «‘O kàkiti ka ti v?"ne ’u culùri! » mi rispose quella faccia di fango impestato.
Una generale salva liberatoria di risate scroscianti, oscene, convulse, salutò quell’istante in cui la tensione parve allentarsi, così che pochi minuti dopo, quando la risacca degli orrendi sghignazzi andò gradualmente a scaricarsi, Patonsio poté riconquistare l’attenzione della triviale platea.
***
?" Mi dovete credere, ?" novellava Patonsio?" io sono il fidanzato di Rosa, ci dissi, ma quello con la faccia di sterco mi faceva: « Senti, giovane, il fidanzato di questa femmina già lo abbiamo identificato benissimamente, perché abbiamo trovato i documenta, ed è quell’altro povero infelice che si trova buttato là, in quel fosso, lo vedi? Vattìnni ora, che ci stai gonfiando le sacchette, ché lo capisci, bello..? » Cosa di restare leso! Mi sentivo preso dei Turchi! Basta, piano piano mi avvicino a quel mischino, e pure che era un poco scuro, lo guardo vicino nella facciazza, e che cosa vedo? Non ve lo potete immagginare mai mai!
?" C’hai visto Patò? Non ci fare penare! Silenzio! ?" cominciava a rumoreggiare la torma, morsicata dalla curiosità.
?" Muto, test’e ’murrûzzu..! Facìtelo parlare! Passa ’dã buttìgghia facc’i’canàzzu brùttu! Cùnta compare Patò..!
?" M’avvicino, caro mio, sempre stando attenzione, perché lo scuro era più nero della mezzanotte, e lo vedo! Lo vedo! Incredibbole!
?" Ma alla fin dei conti, che è che hai visto, ô Patò?
?" Che cosa? Che cosa ho visto? Hum! A me, ho visto! Proprio ammìa stesso in persona! Madre Santa del Signore! Io era stinnicchiato in terra morto! Ma morto, ah! Ma no morto e basta, morto assaìssimo! Minchia se ero morto, màncu li cani! I vestiti, erano i miei, le scarpe, erano quelle mie nere che mi metto certe serate particolari, ma poi principalmente la testa, la mia era! Come si può fare? Cristo Divino, il naso mio, gli occhi miei, le stesse orecchie mie… (e un’interruzione riportò la comitiva a voltolarsi nell’unto delle risate più sconce: )
?" ?" Patò, ci taliàsti si ’u purtùsu ’ro culu era macàri chiddu tuo?
?" Sisì, cugghiunìa, io intanto era morto… morto due volte: una volta per lo spavento, e un’altra volta perché era stinnicchiato in terra a farmi mangiare dai vermi e de’ surici bastardi!
(Ormai la sala rintronava di risa soffocanti e boati scomposti; il turpe branco s’era abbandonato ad ogni sorta di sguaiataggini: volavano schiaffi per l’isteria e catarro mal controllato per l’eccedenza del tripudio euforico…)
***
Ma Patonsio seppe ritrovare l’idoneità a governare quella mandria sfiancata dai fumi del vino e in preda alle più eccessive smodatezze, e riannodò i capi del racconto:
?" Ma non vi pare, io ci dissi, che questo picciotto mi somiglia assai? E lo schifo mi risponde: « Ka quãle, non lo vedi che siete la notte col giorno?» Allora mi butto verso lo specchietto della macchina dei Carrabbinieri per controllare che diceva quel cosu fitùsu, mi guardo bene bene e vedo un cristiano con un paro di baffi lunghi, basettoni e tutti i capelli nella testa, che manco a quindici anni io ce n’avevo tanti! Guardo meglio e vedo: io che sono vestito di giacca e cravatta elegante (ma una giacca che non l’ho avuta mai..!) Mi guardo nel portafoglio e trovo la patente di uno di Gela con la faccia che avevo visto nello specchietto dei Carrabbinieri! Ah! Aha! Ma cose, cose di scimunire! E che era successo? Io ormai ero uno di Gela (che non l’ho conosciuto mai), e il corpo mio era buttato ai cani in terra morto! E io di parole gelesi non tanto ne conosco! Che potevo fare? Ma vi rendete conto che situazione troppo allucinante? E ora che faccio, ora che faccio, me ne volevo andare a casa, io, chè ormai ero bello stanco eh?!? Ma in quale casa potevo andare? A casa mia? A casa sua? Allora attaccai a pensare: a casa mia, certo non mi fanno entrare… figurati! (I pirāti ’no cùlu minn’avissiru ’cafuddàtu a tinkité…) A casa sua, e che cosa ci contavo alla famiglia sua? A suo padre, chissàcciu, a sua madre, a suo cognato, che ci potevo dire, se mi facevano domande in gelese, mentre che io non sapevo una parola di gelese? Che ci contavo a sua moglie?
?" Futtatinni Patò, in trasferta vàle tre punti! ?" sbadigliò uno che s’era rifiutato di comprendere il dramma di un uomo?" (Patonsio, certamente…)
?" Oh Signùri benedetto! Ne ho viste di pene, e pene niviri niviri! La testa mi girava forte forte, ma forte eh?!? Tanto che pensavo: ora mi svanisce il cervello, e resto bàbbu.
?" Si rischia, eh, Patò? ?" disse il solito spiritoso, alimentando ancora una volta cachinni e strepiti nella masnada dei sibariti.
?" Qualcuno capace che rischia, qualcuno di ’sti problemi sinni po’ fùtteri completamènte! ?" ribatté piccato Patonsio?" E comunque, cionondimeno, ?" alzando la voce per sovrastare gli ultimi focolai di ebbra cagnara?" me ne vado nei posti dove mi conoscono troppo bene, faccio per salutare certuni che li frequento di assai, e questi, niente! Mancu mi pigghiunu ’ri ’nterra! Come se non mi conoscevano completamente! Patri, e Fìgghiu, e Spiritu Santu! Cose, cose…
?" Ma però certi genti che non li canoscevo proprio, quelli sì, mi salutano, mi spīano di uno (che io null’àiu canusciùtu mai), mi cercano notizie di questo e di quello… Marônna che confusione..! e volevano sapere il perché e il percome… ma io che ne sacciu? ( … ) Maaah!
?" A un bel momento s’invicina uno strano, con la faccia di perduto, e mi parla gelese nell’orecchia. Allora io ci dissi: chiddìci béddu? E questo mi fa: « Ah, chiddiiici..? », pùm! mi ’cafudda un timpulùni malignu di ristàri scuncintratu com’a kîddu e una volta che io cado a terra mienzu scavigghiàtu mi fa: « Ora sùsiti ka ti rùgnu ’u rièstu! » Ah no! Minchia! E comincio a correre!
?" C’era d’impazzire! Che vita era quella? Quanto potevo durare in quelle pene? Basta! Ho preso una decisione definitiva: domani, sicuro, mi ammazzo. No, no, mi dispiace… (e che putìa vìrri ’di peni..?) mi ammazzo! Ah no, basta! Quando dico una cosa, è quella e basta!
?" Che storia, Patò… ?" qualcuno cominciava ad avvertire gli urti della commozione?" e poi, che fa, non t’ammazzasti?
?" Ma vedi che c’è… siccome nella sacchetta mi trovai belle settantamila lire franche, quella notte poi ho deciso di spararmi tutto nelle meglio lùrde jarruse! Ah! Che nottata… Non ci posso pensare! Madonna del Carmine che ricordi! Ah, caro mio… Che ne potete sapere… Mah!
Quasi torturato da quei ricordi, Patonsio trangugiò d’un sol fiato un abbondante infuso a base di feccia di vin vecchio, dove non v’era traccia di estratti aromatici, nessuna erba officinale, nessun principio attivo terapeutico, e acqua nell’istessa misura.
***
Carmine aveva seguito la narrazione sforzandosi di mantenersi vigile per coglierne tutti i particolari, per cui, a costo di risvegliare nell’amico memorie dolorose, non poté fare a meno di chiedergli:
?" Ma scusa, Patò, in capo a quanto tempo la tua anima pervenne a reintegrarsi nel suo legittimo involucro?
Patonsio parve risvegliarsi da un sonno millenario.
?" Ah? Come? K? Kiè ’u fattu?
?" Quando sei tornato giusto (vabbèh, insomma…)?
Sbuffò, ansimò, controllò con una sommaria manipolazione che il cavallo dei pantaloni fosse al posto di sempre, infine sospirò:
?" Ma niente, l’indomani mattina, quando poi finalmente mi passò l’imbriachitudine.
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