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La bigama letteraria

È possibile amare con la stessa intensità Marcel Proust e Henry Miller? Si può leggere con lo stesso appassionato trasporto A l'ombre des jeunes filles en fleurs e Sexus?
A me succede. E non ho ancora capito se siano il mio umore e la mia disposizione d'animo ad influenzare la scelta delle mie letture e, quindi, a condizionare il sapore che ne ricavo, o viceversa. Fatto sta che, attraverso le pagine che scorrono tra le dita, è come se io sentissi la voce e il respiro di chi scrive. Ogni parola è un battito del cuore, ogni riga un pensiero, persino la punteggiatura diventa specchio di una riflessione, a volte lenta e ponderata, altre torrenziale e impaziente.
Così, quando leggo Proust, mi ritrovo nella sua stanza, calata in un silenzio irreale, isolata insieme a lui da pellicole di sughero che rivestono le pareti e che ci difendono dai molesti rumori del mondo esterno, con il solo odore dei medicinali, dell'oppio e dell'adrenalina, a infrangere l'immobilità di questo spazio tutto interiore, tanto fragile e potente insieme. Ecco, è come se lì, confinata in quella stanza sigillata, in quel mondo di perenne convalescenza, io portassi il mio mondo, la mia realtà. Riverso il mare, il vento, il sole, la sabbia... tutta l'esuberanza della natura, lo stupore e l'allegria. Così, l'ovattata camera dei ricordi si riempie di fragorosi e colorati fuochi d'artificio.
D'altro canto, quando leggo Miller, rispondo alle sue sfacciate e irriverenti provocazioni senza vergogna, assecondando ogni suo desiderio e sfidando i suoi eccessi con rinnovato fervore. Sento divampare in me lo stesso fuoco che alimenta le squallide stanze d'albergo in cui lui si abbandona a trasgressivi piaceri, divento incurante di ogni pudore ma anche innamorata e devota, come una giovane e trepidante Anaïs, vibrante, distesa tra le lenzuola nella penombra del suo letto, in attesa della prossima lettera d'amore del suo amante.
Dalla cima dei capelli all'alluce, questi due autori, così diversi tra loro per esperienze, carattere e modo di scrivere, mi catturano e mi penetrano. Sento di amarli attraverso i loro romanzi. Hanno qualche cosa di molto speciale che va oltre la letteratura e, forse, in qualche modo si somigliano. È l'amore per la vita che li rende tanto intensi, appassionati, generosi di parole, minuziosi nei dettagli, ipersensibili alle pieghe della pelle e alle sfumature dell'anima. Sono come due fiumi che sgorgano dalla stessa fonte: uno scivola lento, sinuoso e placido, con voluttuose soste all'ombra dei biancospini in fiore, quasi trattenendo il naturale sciacquio a ridosso delle rive per non disturbare il pigro risveglio della natura. L'altro, invece, è un torrente in piena, un turbinio che si fa largo sgomitando tra precipizi e rocce, raccogliendo energia ad ogni ansa, inondando terra, sassi e facendo di ogni ostacolo un minuscolo granello, docile e obbediente. Tutti e due alimentano e dissetano.
La raffinata dolcezza di Proust non è in contrasto con la brutale carnalità di Miller. Spesso dietro al garbo delicato della prosa proustiana trapela una sensualità improvvisa, fatta di odori e sapori primitivi che risvegliano i sensi; così come sotto la scorza rude e animale dei personaggi milleriani si cela una sensibilità d'animo insospettata, che li fa tutt'a un tratto commuovere davanti a una scena d'amore di una pellicola in bianco e nero. Entrambi gli scrittori raccontano e trasmettono le percezioni della realtà in cui vivono, lasciando scivolare attraverso la pelle il pensiero, attraverso la penna le emozioni, con una forza espressiva rara. Un mondo fatto di intellettuali, dame e nobildonne della Belle Epoque parigina, di camerieri e chauffeur in livrea, di lusso e ricchezza, il primo; un universo torbido, animato da artisti spiantati, psicanalisti e filosofi strampalati, scrittori senza un soldo, ubriachi che si consolano al facile tepore delle prostitute nei peggiori sobborghi newyorkesi, l'altro. Due mondi estremi, atmosfere dissimili ma allo stesso modo palpitanti di vita e passione, di amore e gelosia, di ambizione e disperazione.

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1 commenti:

  • Anonimo il 07/05/2010 14:42
    Si può essere affascinati da tili diversi? La risposta alla tua domanda è proprio il tributo che hai scritto a loro, che purtroppo qualcosa mi dice non leggeranno mai. Ma cosa importa, se comunque hai mantieni vivo il sogno d'immortalità. Credo, con ampi margini d'errore, che l'intelligenza non sia scegliere quanto apprezzare. Cibarsi di ciò che affascina, intepretare con la propria matrice spirituale. La macchina del tempo non viene proibita concettualmente ma ancora non sembra essere alla portata di tutti noi. Tuttavia il tuo scivolare nel tempo per trovare e vivere i miti non ha problemi di sorta: attraverso i loro versi apri un tunnel che si mangia lo spazio e digerisce il tempo, e poi la fantasia dara altra faroma alla magia di parole che ti hanno risucchiato. Sognare, vivere, e capire attraverso le proprie sensazioni. Credo sia una sintesi eccezionale dell'esistenza, e da come rifletti ci riesci benissimo