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A puttane

Il signor Petrini era profondamente convinto di vivere nel giusto. Intendiamoci, non che reputasse la propria vita un esempio di rettitudine priva di sbagli ed errori. Ma riteneva che, nel suo piccolo, le sue scelte avrebbero portato il mondo ad essere un luogo leggermente meno spregevole ed abietto. Viveva con la convinzione che la società moderna fosse governata dall'ingiustizia, e che - purtroppo - lui non poteva cambiarla. In fin dei conti, si ripeteva, ciò era vero. Lui, un ragioniere che lavorava al quinto piano della Zandri S. P. A., cosa avrebbe potuto fare? Se il mondo andava a puttane, se la gente moriva, la colpa non apparteneva sicuramente a lui. Conduceva dunque una vita tranquilla, serena, e sostanzialmente giusta, dal suo punto di vista.
La mattina del 2 ottobre stava - come ogni altro giorno - recandosi al lavoro, quando notò un'anziana signora che aveva difficoltà a salire sul tram. La donna aveva il volto solcato da profonde rughe, accentuate dall'espressione di rabbia e stanchezza che stavano velocemente crescendo in lei. Il signor Petrini si guardò intorno. C'era un ragazzino, che avrà avuto al massimo sedici anni, con i capelli neri e lisci che gli coprivano gran parte del volto, che osservava la scena, impassibile. Se ne stava in piedi, con un paio di enormi cuffie nelle orecchie, e fissava la vecchia. Disgustato da tanto menefreghismo, il signor Petrini si avvicinò all'anziana e l'aiutò a salire. La signora lo ringraziò sorridendo e affermando che non vi erano più tante persone come lui, pronte ad aiutare chi si trova in difficoltà.
La giornata del signor Petrini cominciò nel migliore dei modi. Aveva aiutato qualcuno. Non per un qualche tipo di ricompensa: si era trattato di un gesto fine a sé stesso. Si sentiva in pace con il mondo. Aiutare gli altri era uno dei suoi principi.
Quando il tram svoltò lungo via della Libertà, si voltò verso il ragazzino e lo fissò. Il sedicenne ricambiò lo sguardo di Petrini. Nei suoi occhi, il ragioniere non vide nulla. Vuoto.
Indignato, proseguì per la Zandri S. P. A., riflettendo che il mondo stava decisamente andando a puttane. Che vi erano persone - per lo più giovani - che se ne fregavano dei problemi degli altri. Già, la società stava naufragando.
A circa un isolato dal suo ufficio, Petrini notò una piccola folla che si stava radunando in strada. Incuriosito, affrettò il passo. Diresse lo sguardo verso un fatiscente palazzo di cinque piani che si ergeva a lato di via della Libertà. Dalle finestre dell'edificio fuoriusciva in gran quantità un fitto fumo nero. Qualcuno vociferava che al primo piano era scoppiato un incendio, e forse vi erano persone bloccate ai piani superiori. Improvvisamente il vociare della piccola folla venne interrotto da un grido. Da una finestra del terzo piano fece capolino un'anziana donna. Passò qualche istante, prima che il ragioniere riconoscesse nella figura che gridava e sbraitava dalla tapparella la donna che aveva aiutato a salire sul tram.
Le grida si facevano più forti e disperate. E tutti osservavano sulla strada l'incendio che lentamente avvolgeva la palazzina. E ogni singola persona sapeva che bisognava agire tempestivamente. Che qualcuno doveva fare qualcosa. Ma nessuno si mosse. Come fossero tutti paralizzati dalla danza delle fiamme che adagio ma inesorabile avanzava verso l'alto. Il signor Petrini deglutì, e sperò che un coraggioso eroe si facesse spazio fra la folla fino all'entrata dell'edificio, abbattesse la porta con un calcio, e nel giro di pochi minuti tornasse con la vecchia sulle spalle, fra gli applausi scroscianti dei presenti. Ma fra le grida angosciate della donna, nessuno si mosse.

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