- Forza, portatelo al patibolo! Sbrigatevi!! Cosa aspettate? Che muoia di vecchiaia?-
-non potrebbe mai succedere capo... -
-si, lo so. Ma sbrigatevi!-
Un'anima.
Era l'ultimo. L'ultimo di quella razza che aveva rovinato il mondo fino a portarlo alla distruzione. La situazione era gravemente peggiorata dopo la creazione dei primi computer: tutto era progredito troppo in fretta e l'apice confluiva in questo tragico momento.
Erano stati loro a ridurre la terra in quello stato pietoso. Arida. Nuda. Morta. Eppure gli era stata donata, avrebbero almeno potuto portarle un po' di rispetto.
L'hanno sfruttata, bruciata, maltrattata, violentata, uccisa.
Ora non avranno più occhi per piangere perché noi riusciremo a riportare l'ordine attraverso l'eliminazione di quell'ultimo essere appartenente a quella razza indegna.
Il condannato fu posto davanti un muro.
La procedura per eliminarlo era piuttosto semplice anche se avevano impiegato un po' di tempo per capire come disattivare quella creatura.
Per capire come rimediare agli errori compiuti.
Anzi era addirittura troppo semplice.
All'inizio avevano creduto che fossero immortali, invincibili, senza accorgersi di quanto in realtà fossero fragili.
La creatura procedette lentamente zoppicando ed emettendo un suono metallico ad ogni passo. Le catene o forse altro. Sangue ferreo gli scorreva nelle vene. E adorava sentirne il sapore. Che strana creatura era stata creata.
Prepararono le armi.
Un colpo di fucile. Il lontano eco di tanti altri. Sempre lo stesso rumore. Da millenni: tutto ciò era così patetico e miserevole.
Il giustiziato accusò il colpo piegandosi su se stesso mentre la sua faccia si deformava nel dolore. Poi si accasciò al suolo emettendo un solo esile lamento.
Esalò l'ultimo respiro e disse addio alla sua creatura che ora lo uccideva. Disse addio a quel mondo che lui stesso aveva creato.
E così morì l'ultimo uomo.