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Fuga nel bosco
Tutti in paese credevano che Aradia fosse una strega.
Ma suo malgrado era solo una ragazza sfortunata, la quale di tutte le accuse che le venivano rivolte era colpevole solo di una: la sua bellezza sovrannaturale.
Così eccola in fuga nuovamente, avvolta nel suo mantello, sul suo cavallo nero mentre si fa strada nel fitto fogliame del bosco. Per lei il bosco è più sicuro di qualunque luogo abitato da uomo. Un branco di lupi affamati è preferibile a una folla di uomini superstiziosi, se non altro i primi sono mossi dalla fame e non dall'odio e la paura.
Alle sue calcagna, da qualche altra parte del bosco profondo, c'è il suo eterno persecutore, che già diverse volte se l'è lasciata sfuggire, e avvolto nella sua veste nera di odio, è pronto a seguirla in capo al mondo pur di non lasciare viva l'amante di Satana. L'inquisitore non sa che è il Diavolo stesso a infondergli tanto odio, e maschera la sua ossessione per la bella Aradia con la missione divina che forse un tempo aveva chiamato il suo animo, ma che ormai già da tempo era sepolta da montagne di perversione. È così quando si cerca Dio e ci si arma di buone intenzioni, spesso si finisce per essere gli sguatteri del diavolo incapaci di un azione sincera.
Così mentre Aradia fuggiva nei boschi prestando attenzione al minimo rumore, l'inquisitore non badava nemmeno più allo scorrere del tempo, al susseguirsi degli alberi, ma un demone feroce urlava come le belve della foresta nelle sue orecchie, e gli occhi intrisi di rossa stanchezza erano fissi sulle traccie del cavallo della giovane. Più Aradia gli sfuggiva e più era convinto della sua natura diabolica, e Satana aveva affollato così tanto i pensieri dell'inquisitore che alla fine nella sua mente si era aperto un varco da cui poteva entrare e uscire a piacimento l'inferno intero.
Aradia non temeva l'inquisitore, sapeva che egli era solo una marionetta del suo nemico invisibile. Non era mai riuscita a dare un nome a quel nemico, e quanto al suo aspetto ne assumeva molti, troppi per essere identificato con un immagine precisa. Il suo nemico restava nel buio, un ombra sconosciuta, sovrannaturale, priva di un corpo e dai poteri bizzarri. Ed erano proprio quelle stravaganze che le accadevano di tanto in tanto a far credere a tutti che fosse una strega, e invece era solo la rabbia del suo nemico, che amava approfittarsi della nera ignoranza, e della fede cieca. Era una creatura tremendamente infelice, non conosceva altra gioia, ne altri modi per divertirsi, se non tormentare i propri prescelti, e giocare a fare il dio con i mortali in suo potere.
Aradia non sapeva da dove provenisse il suo nemico, né quale fosse la sua vera natura. I preti le dicevano che le donne erano più vulnerabili alle tentazioni di Satana, e gli inquisitori usavano le confessioni della ragazza come prova ulteriore dei suoi amoreggiamenti infernali. Le vecchie signore con le quali si era confidata le avevano prescritto rituali superstiziosi con l'olio e l'acqua, perché di certo la causa dei suoi tormenti era il malocchio, perfino il medico le aveva raccomandato di addormentarsi ogni sera con un sacchetto di artemisia sotto il cuscino, o legato al collo. Aradia non si era tirata indietro dallo sperimentare tali metodi assurdi, a partire dalla penitenza e a finire con l'acqua e l'olio, ma nessuno di questi le era stato di aiuto, il nemico tornava sempre a rinnovare il suo tormento e spesso si divertiva a farle credere che le sue superstizioni funzionassero davvero, tacendo per qualche periodo e permetendole di fare una vita normale, per poi tornare nel pieno delle sue forze.
La bella Aradia era ormai disillusa, e fuggiva nel bosco. Non pensava di poter sfuggire al nemico invisibile, ma sapeva che l'inquisitore avrebbe sempre fallito, finchè nel cuore della giovane vi fosse stato un indomito coraggio. Tanti erano gli orrori che il suo nemico le aveva fatto vedere nel sonno quand'era appena una bambina, che non aveva più nessuna paura. Ogni giorno era nuovo per lei, e il tempo non procedeva ordinatamente come per gli altri mortali, perché in qualunque momento la sua vita poteva cambiare o finire, se solo abbassava la guardia. Inoltre sapeva che il suo nemico invisibile non aveva nessun potere di vita e di morte su di lei, ma poteva spaventarla, e dalla paura alla morte non vi è che un passo.
Improvvisamente sentì lo scalpitare di un cavallo alle sue spalle, e senza voltarsi a guardare fece scivolare la sua mano velocemente, ma con cautela sull'elsa della daga che nascondeva nel mantello. Sentì il rumore di zoccoli sempre più forte dietro di lei, mentre la fronte le si impregnava di sudore, e quando il cavallo le fù vicino sguainò la daga e voltandosi la portò di scatto alla gola del cavaliere dietro di lei.
L'uomo rimase stranamente impassib ile, era vecchio e i suoi occhi azzurri avevano un aria vissuta, la schiena era curva come quella di un uomo che ha passato la propria vita sui libri, era avvolto in un mantello nero e sul capo aveva uno strano cappello a punta.
<<Chi siete? >> chiese minacciosa la ragazza, ma quando i suoi occhi si posarono sul cappello del vecchio, capì quale genere di persona fosse l'uomo, e ne fu subito sollevata.
<<Vostro padre non vi ha insegnato le buone maniere>> commentò l'uomo mostrandosi ancora una volta privo di paura, nonostante la daga sulla sua gola.
<<Lo stesso si può dire di voi, che osate arrivare alle mie spalle senza annunciarvi! Non sapete dei ladri e gli assassini che affollano i sentieri di bosco?>>
<<Non è certo da un ladro che voi fuggite, dolce fanciulla>> proseguì quello strano vecchio. <<il vostro nemico, non ha sostanza, è un allucinazione della vostra anima. Come dimostra l'abilità con cui maneggiate la vostra daga non avete motivo di temere alcun avversario mortale.>>
Aradia fece pressione con la daga sul collo dell'uomo, che ancora una volta non mostrò segni di paura.
<<Come conoscete queste cose? So che voi ebrei siete gente dotta, ma dovete essere una spia o un mago per indovinare che l'inquisitore mi segue da giorni in questo luogo abbandonato da Dio.>>
<< Perdonatemi, ma non sapevo che l'inquisizione vi desse la caccia. Se volete abbassare cortesemente la vostra daga riprenderò a percorrere il sentiero e vi lascerò in pace...>>
<<E a quale nemico vi riferite dunque? Non vedo alcun motivo per cui dovrei lasciarvi tornare vivo sul sentiero! Probabilmente mi seguivate così silenziosamente solo per aggredirmi>>
Questa volta l'espressione impassibile del vecchio ebreo mutò notevolmente, e gli occhi si strinsero fissandosi in modo strano sulla lama della daga. Il braccio della bella Aradia prese a tremare violentemente, e fu questione di qualche attimo, poi l'elsa parve diventare rovente e con un urlo di dolore la ragazza lasciò cadere la daga ai piedi dell'uomo.
L'uomo fece per tornare sul sentiero, mentre Aradia continuava a fissarlo piena di meraviglia e spavento.
<<Vi ripeto che non ero io a inseguirvi dolce fanciulla. Ma ero incuriosito dallo spirito che vi sta alle calcagna. Sembra molto legato a voi, e conoscendo il suo nome non è certo buona cosa. Ma dato che l'inquisizione vi da la caccia probabilmente gli siete altrettanto legata. Non accade di rado che gli uomini si affezionino a spiriti ciechi e capricciosi, per quanto stupido possa essere...>>
L'ebreo proseguì quindi lungo il sentiero senza salutare quella che anche lui stava cominciando a credere essere una strega. Ma poco dopo fu lei a coglierlo di sorpresa alle spalle. L'uomo si voltò con la sua solita espressione impassibile e fece per chiedere alla ragazza cosa volesse, ma questa lo interuppe bruscamente.
<<Credete di essere il primo a parlarmi di spiriti e demoni? Sto già fuggendo dalla follia di chi crede in queste fandonie, e le superstizioni di un ebreo non sono da meno>>
<<Allora perché continuate a seguirmi fanciulla di poca fede? Fossi in voi fuggirei immediatamente nel bosco. Dovreste conoscere il vostro nemico invisibile! Egli sa del nostro incontro, sa che io posso insegnarvi come incatenarlo perché tempo addietro ho dovuto farlo io stesso, e si starà già dando da fare per avvertire l'inquisitore delle circostanze. Se non sapete confidare in Dio, fate almeno appello alla vostra intelligenza e andate via>>
Non appena il vecchio tacque, si sentì lo sbuffare di un altro cavallo, e voltandosi Aradia vide in lontananza l'ombra nera dell'inquisitore. Nonostante la distanza riuscì a scorgere la bestialità nei suoi occhi, mentre la fissavano come un falco fa con la sua preda. La ragazza fu accecata dall'odio nei confronti dell'ebreo, si chiedeva se questi si fosse atteggiato a saggio solo per trarla in inganno.
Lasciò scivolare il braccio sull'elsa della daga, in attesa di scontrarsi con l'inquisitore, lussurioso di vederla soffrire. Pensò che se mai ne fosse uscita viva avrebbe ucciso anche il vecchio ebreo ingannatore. Ma con la coda dell'occhio si accorse che questo aveva aperto il palmo della mano come un invito ad afferarlo.
<<Così mi insegnerete a riconoscerlo? A ingannarlo come lui fa con me? Insegnerete anche a me come disarmare gli uomini dominati dall'odio e la paura?>>
<<Se vorrete seguirmi vi assicuro che nessun nemico, che sia fatto di carne o di spirito, potrà proseguire oltre il punto in cui vedete il mio palmo aperto. Ma non vi insegnerò nulla, accumelerete conoscenza, ma questa vi ricorderà solo ogni giorno quanto ignoriate in verità, oltre questa mano non esistono dolci inganni, nessuna superstizione o religione, solo verità, spesso dolci, molto più spesso amare, ma splendide in quanto verità, Dio non sarà qualcosa in cui credere, ma l'oggetto della vostra scienza. Non vi insegno a disarmare nessuno, solo ad armare voi stessa, e vostro malgrado non posso garantirvi nulla eccetto la sacra promessa che se oltrepasserete questa mano perderete voi stessa>>
Aradia si voltò indietro, l'ombra dell'inquisitore era ormai vicina, e la mente di quel folle fantasticava già di torturarla, sapeva che la ragazza non gli avrebbe mai dato la soddisfazione di confessare, sarebbe morta molto lentamente in seguito a supplizi terribili.
<<Non ho denaro per pagare i vostri insegnamenti>> disse Aradia rivolta al vecchio << e dato che siete un ebreo rischierete molto ad aiutare una strega. Se tale è il prezzo per seguirvi, non ho altro da offrire che tutta me stessa>> e quando la falce della morte si stava quasi per abbattere sul suo cranio, afferrò la mano del mistico, e ancora una volta si fece beffe dell'inquisitore, mentre vedeva la sua faccia carica di rabbia allontanarsi da lei come una nuvola di fumo trascinata via dal vento, come un brutto sogno che si allontana non appena ci si sveglia.
E vide davanti a sé il castello del vecchio ebreo circondato da un vasto deserto, imprigionata in un luogo fuori dal tempo, lontano da streghe e inquisitori, via da boschi e chiese, in una terra popolata da spiriti illuminati e genii del deserto.
L'inquisitore era restato molte ore senza proferire parola, immobile a fissare le sue mani che poco prima avevano potuto sentire la pelle di seta della fanciulla, per poi vederla volare via come fumo. È impossibile comprendere quanto grande fosse la sua disperazione se non si conosce il sentimento dell'odio, o la schiavitù ai fervori insani. Ancora una volta la bella Aradia aveva dato segno dei suoi poteri empii, e ancora una volta il diavolo aveva riso sull'insoddisfazione di quell'uomo bestiale.
Quando un barlume di ragione tornò a soffiare sulla sua anima tormentata, l'inquisitore pensò di cavalcare fino a Roma e informare Sua Santità dei miracoli che il diavolo poteva operare in quella zona. Ma ricordò di quando in passato aveva raccontato le sue disavventure con la strega a Santa Madre Chiesa, e questa aveva riso di lui, protestando che la diffusione dell'eresia tra le folle era un pericolo ben peggiore di una singola fanciulla, che tral'altro, fugge invece di affidarsi al suo amante sovrannaturale. Del resto era insensato che il Papa dovesse scomodarsi per le stravaganze di una bambina.
Decise di ignorare il parere di Roma e pensò che sarebbe stato più veloce percorrere altre vie. Prese il pugnale con il quale avrebbe dovuto lacerare la pelle della strega e si tagliò il palmo della mano. Poi lasciò colare il sangue sulla terra che poche ore prima aveva calpestato Aradia, e giurò che ovunque la ragazza fosse andata, lui l'avrebbe trovata. Folte ombre si innalzarono attorno a lui e per un momento si sentì pieno di potere, sentì di essere più forte della strega, mentre la sua coscienza emetteva il suo ultimo flebile avvertimento prima di venire sotterrata dalla cecità dell'odio. Suo malgrado quel giorno non fù più un uomo del Signore, ma fece di lui quello di cui accusava la povera fanciulla: uno stregone dotato di poteri tali che nessun essere ragionevole vorrebbe mai possedere.
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