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Il Bosco
Fin da piccolo Alessandro aveva paura delle streghe. Ogni sera leggeva storie su queste creature diaboliche, prima di addormentarsi. Quando ormai aveva chiuso gli occhi, sognava di entrare nella foresta, in volo: i suoi piedi non toccavano terra, mentre da lontano vedeva una casa, fatta di pietre, e con delle fiochi luci accese, e si avvicinava sempre di più ad essa. Fuori dalla porta usciva lei: uno scialle lungo sulle spalle, un mantello che le scendeva fino a piedi e che copriva tutto il corpo. Dopodichè alzava lo sguardo verso di lui: non poteva guardarla, tentava di chiudere gli occhi, ma da quel volto, riusciva a scorgere i suoi occhi, gialli, e diabolici, uno sguardo compiaciuto verso di lui. Quando ormai era molto, molto vicino, alzava le braccia verso di lui, mostrando delle mani rugose, con dita lunghe strette, che si muovevano e gesticolavano, come per fargli capire che lo voleva, lo desiderava. Le sue dita putride lo toccavano, le unghie quasi si infalavano per la carne... ma si svegliava.
Anche quel giorno Alessandro si svegliò dopo l'incubo. Si svegliò mentre era in macchina, perchè non era un giorno come tutti gli altri:era il giorno del trasloco. I suoi genitori avevano deciso di trasferirsi per lavoro: a Milano avevano un negozio d'antiquariato, che era fallito, ma per loro fortuna avevano trovato un'occupazione come commessi in un altro negozio d'antiquariato in una cittadina a sud di Milano. Avrebbero voluto trasferirsi in quella cittadina, ma i prezzi delle case non erano assolutamente accessibili a loro, finchè il padrone del nuovo negozio gli rivelò che aveva da tempo intenzione di vendere a poco prezzo una villetta in uno sconosciuto paese dei dintorni. Quando videro la casa ne furono entusiasti, tuttavia vi era qualcosa di strano: egli non disse nulla riguardo al paese. Sembrò invece piuttosto entusiasta quando seppe che erano interessati alla casa, e si sentì addirittura liberato da un enorme peso quando decisero definitivamente di comprarla:evidentemente, aveva una tale fretta di venderla che non volette dilungarsi in ulteriori dettagli, ma anzi sembrava proprio che non volesse più avere a che fare con quella casa... ne ancor meno, con quel paese.
Non poteva avere certo tutti i torti : Baseggio, questo era il suo nome, non compariva su nessuna cartina stradale o geografica. Ufficialmente, sembrava che non esistesse. E ciò era inquietante. Eppure vi erano stati per vedere la villa: il paese fantasma era distante circa 5 km dalla cittadina in cui lavoravano. Un'unica stretta e pericolosa stradina di campagna, sembrava il solo modo per arrivarci. La macchina andava lentamente per evitare di sbandare e di sobbalzare troppo per i sassi, o peggio forare una gomma. Il furgone dei traslochi, ancora più lento poiché trasportava decine di mobili fragili, la seguiva. Alessandro poco dopo essersi svegliato chiese : "Siamo arrivati?" "No, ma manca poco, un quarto d'ora circa " disse il padre sorridendo, ma nemmeno lui aveva idea di quanto tempo ci volesse veramente, visto quanto andavano a rilento in quella maledetta strada.
Alessandro aveva 10 anni, frequentava la quinta elementare a Milano. Se le circostanze del trasloco sembravano essere strane ed inquietanti, l'unico problema concreto di questo cambiamento era lui:infatti a Milano si era fatto ormai molti amici a cui era affezionato, e perderli sarebbe stata per lui un'esperienza "traumatica". Era questo sicuramente quello a cui pensava di più in quel momento:d'ora in poi avrebbe visto di meno i suoi amici, o forse mai più. E inoltre, non avrebbe di certo fatto subito nuove amicizie, almeno non in quel paese. I suoi gli avevano infatti accennato ad un fatto inquietante, che a suo volta gli era stato rivelato dal proprietario della casa, quando gli chiesero se Alessandro avrebbe potuto avere la "compagnia" di altri ragazzini nel paese: per uno strano e oscuro motivo, da secoli non c'erano più bambini a Baseggio.
Ma Alessandro non era il solo bambino in famiglia: aveva anche un fratellino, Micheal, di appena 8 mesi: se il trasloco per Alessandro era un problema, per lui invece era soluzione migliore: a un bambino della sua età, così pensavano papà e mamma, non avrebbe fatto altro che bene respirare un po' di aria pulita di campagna.
Arrivarano nel paese intorno alle 4:00 di pomeriggio:il tempo non era dei migliori, le nuvole grigie coprivano il cielo e solo qualche timido spiraglio di luce usciva attraverso queste. Inoltre, si iniziò a sentire qualche tuono di temporale. Baseggio era un paese inesistente: le uniche costruzioni umane del luogo erano 2 o 3 case di contadini, e una piccola fattoria con una stalla per cavalli. Ai lati della strada, videro per la prima volta quella che sembrava essere l'unica popolazione del paese:vecchi contadini, che stavano tornando a casa dal lavoro, si fermarono a fissare la macchina, con uno sguardo strano, estremamente serio: era un misto di stupore, e di diffidenza."Probabilmente", disse il padre,"non hanno mai visto estranei in questo posto!", ridendo per sdrammatizzare quella strana situazione. Uno di questi fissò Alessandro, con uno sguardo ancora più emblematico, ancora più serio, ancora più strano.. mentre si faceva il segno della croce. Ma Alessandro girò subito lo sguardo verso il finestrino, per osservare il paesaggio: vide tutto intorno al paese, un enorme bosco, un'enorme e fitta foresta. Non riuscì a scorgere nulla all'interno di essa talmente era fitta:ciò che si vedeva era solo una profonda oscurità.
La villetta si scorgeva in lontanza, ormai erano distanti solo qualche centinaio di metri. Anche da lontano si notava la sua bellezza: sembrava grande, spaziosa, e il paesaggio di campagna da cui era circondata, era veramente qualcosa di eccezionale. La macchina e il furgone dei traslochi parcheggiarono in uno spiazzo davanti alla casa. Alessandro e i suoi scesero subito per guardarla: il padre di Alessandro fece un unico commento: "È perfetta! Ti piace Alessandro?"," Si, non è male papà", rispose a bassa voce senza accennare neanche un sorriso. E non perché non fosse convinto della risposta:semplicemente, in quel momento la casa non era il primo dei suoi pensieri. D'altronde era ancora triste per la decisione dei suoi, di cambiare vita, e casa, e di conseguenza cambiargli ambiente ed amicizie. E poi tutto intorno era così strano, così strano...
Dedicarono tutto il pomeriggio a scaricare mobili e bagagli. Per quel giorno poteva bastare: erano tutti stanchi per il viaggio. La sera mangiarono poco, e andarono subito a dormire. Alessandro non voleva però prendere subito sonno : era la prima notte in quella sua nuova e spaziosa stanza, e poi la fuori pioveva e tuonava. Guardò fuori e vide il bosco. Era strano: più lo guardava più ne era incuriosito, più cercava di scorgere qualcosa con lo sguardo, più sembrava avvicinarsi a lui, più lo osservava, più il bosco sembrava osservare lui, quasi avesse degli occhi. Era così strano, così attraente ma spaventoso contemporaneamente. Non voleva addormentarsi, aveva paura di addormentarsi... non voleva addormentarsi, ne era terrorizzato solo all'idea. A un certo punto, mentre lo guardava, si sentì sollevare dal letto: usci dalla finestra, in volo. Non cercò di aggrapparsi a nulla, non sembrava averne la forza. Scese verso terra, ma si sentì sempre trasportato da quella msiteriosa forza: non era più trasportato con il corpo, ma la sua mente lo intimava ad andare. A un certo punto, sentì un richiamo ripetersi, sempre forte: "Vieni con me! Unisciti ai tuoi amici" diceva una voce di donna, rassicurante, mentre si addentrava nel bosco. Entrò nella foresta, tutto cominciava a farsi più scuro e tetro. Gufi, pipistrelli, volpi, lupi, creature della notte dominavano in quegli alberi, svolazzavano su di lui e lo osservavano. Da lontano vide una casetta, con le luci, come quella dei suoi sogni. Ma questo era diverso dai suoi sogni: la stessa voce continuava a chiamarlo incessantemente. Tutto ad un tratto, a questa voce se ne sommarono altre: urla incessanti, pianti, lamenti, grida, si girò intorno per cercare una via d'uscita e vide qualcosa di terribile: teste di bambini urlanti intagliate sui tronchi del alberi, piccoli corpi impiccati, e del sangue,"Dio quanto sangue", usciva copiosamente dagli alberi, sangue di cui quelle bestie del bosco si saziavano, mentre usciva a zampilli dalle teste dei bimbi;e poi lei, vide anche lei, quella cosa uscire dalla casa, vide la sua ombra, e poi la sua sagoma, i suoi occhi gialli, i suoi orribili artigli intrinsi di sangue, riuscì a quasi a vedere il suo volto. E all'improvviso, dal mantello tirò fuori qualcosa:aveva Micheal tra le braccia "Noooo, lui nooo!" gridò Alessandro: mentre erano le 7 di mattina, ed era nella sua camera. Era stato solo un brutto sogno. Uscì dal letto, andò a farsi la colazione. Era un nuovo giorno, nella nuova casa, e quello sarebbe stato il suo primo giorno di scuola nella cittadina poco distante. Dopodichè, come tutte le mattine nella vecchia casa, fece da "babysitter" al suo fratellino: andò a svegliare Micheal, per dargli il latte dal biberon: aprì lentamente la porta, si avvicinò alla piccola culla in fondo alla stanza piano piano, e quando fu con il biberon sopra la culla, sorridendo come se fosse sua madre sollevò la copertina:ma Micheal non c'era!! Cacciò l'urlo più forte che poteva, il biberon cadde di botto: non c'era più, era sparito, dov'era andato? Improvvisamente, la culla si riempì di sangue, che proveniva dal nulla: sangue rosso scuro grondava d'appertutto, la copertina e perfino il pavimento della stanza diventarono rossi. A tutto quel sangue, si mischiarono le grida dei bambini, tutte quelle grida del sogno, quelle urla, quei lamenti, quei pianti, "Oddio, Noo!" pensava. La finestra si spalancò, con gli occhi fuori dalle orbite guardò fuori: dagli alberi del bosco uscì una risata stridula e diabolica: e dopo la risata, sentì la sua voce: "Verrai anche tu con me!".
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0 recensioni:
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- Il racconto è carino, forse il finale è un po'troppo scontato e poteve essere arricchito con qualche colpo di scena. Comunque nel complesso ci sta.
Pietro
- Il racconto è carino, forse il finale è un po'troppo scontato e poteve essere arricchito con qualche colpo di scena. Comunque nel complesso ci sta.
- ma io dico. 158 persone hanno letto questo racconto e nessuno che si è degnato di lasciare uno straccio di commento?!? certe volte questo sito lascia amare sorprese...
scusami, sono un polemico, ora vengo al tuo racconto.
te lo dico: non vado pazzo per streghe e bosche. però il tuo racconto ha un bel potenziale. Sali e scendi ben equilibrati, il tutto condito con nessun errore grammaticale/sintattico. Magari la prossima prepara meglio la suspence.
ovviamente questa è una mia opnione
Guido