Non saprei dire, quando ti incontrai nei boschi, se eri figlia o madre o entrambe le cose. Risplendevi di luce fulva tra i tronchi brunastri e mi facevi strada sul sentiero impervio mentre arrancavo fra rantoli di freddo. Non fu un incontro fatale, ma l'ammansirsi reciproco di due spiriti.
Mi portavo in spalla le ossa malridotte e un concerto di tasti stonati mentre a valle il luccichio degli ottoni ancora riverberava sulle foglie argentate.
Lasciare tutto e non tornare, mai più, questo segreto in petto attutiva i passi sul terreno profumato d'aghi di pino e di ricci. Mai più rimpianti o scotti da pagare, mai più silenzi imbarazzati e macilenti sorrisi di ceramica.
A coda ritta mi precedevi, ti adeguavi al mio passo sempre più esitante.
L'acciottolio delle stoviglie, quell'abbuffarsi di cibo ed aria, quel vomitar parole a caso fra scrosci di vino, il puzzo degli agnelli straziati, l'avevo ancora addosso.
Cercavo fonte d'acqua vergine e ne sentii già il gorgoglìo tra i sassi muschiati. Con me ti fermasti a bere e tra il tuo pelo rosso addormentai il disgusto di me stessa.