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Vivere dentro un pesce
Sono dentro la pancia della balena ormai da tanto tempo, sicuramente da più di
cinque anni ma credo da meno di dieci.
All'inizio tutto era strano, l'aria era soffocante e i rumori mi risultavano quasi sinistri
poi poco a poco le cose sono cambiate, il clima adesso mi appare mite e i rumori
del suo respiro sono quasi cullanti così come l'odore di pesce e di mare, tutte
queste cose per me sono diventate familiari e rappresentano casa.
Già casa, non stupitevi anche la pancia di un pesce può essere casa per qualcuno,
per me lo è sicuramente.
Qui ho tutto quello che un uomo può desiderare, il cibo è abbondante e il giaciglio
che ho creato è comodo.
Poi grazie alla voracità della mia casa, che non manca mai d'ingurgitare per caso o
volutamente quanto il mondo esterno abbandona in mare, non mancano mai le
sorprese.
Così a volte mi ritrovo ad aprire casse che contengono libri di filosofia o di biologia,
altre volte cassette che contengono vini tra i più pregiati oppure bottiglie con
messaggi che mai nessuno leggerà.
A volte mi sento come un microbo o un parassita, infatti la mia vita è strettamente
legata a quella della balena, se lei dovesse morire anche io sarei irrimediabilmente
condannato ma credo sia meglio non pensarci troppo del resto non vedo perché lei
così enorme e potente possa morire prima di me.
Spesso le mie giornate le passo a lavorare il legno dei relitti che arrivano qui
dentro, devo riconoscere che sto diventando molto bravo, sono riuscito a scolpire
un intera famigliola che ho chiamato "i Wood", loro mi danno compagnia e a volte
parliamo del mondo di fuori, no vi sbagliate se credete che io sia diventato pazzo,
perché so bene che loro sono solo una famiglia di legno, semplicemente non mi
importa, io sono il solo abitante del ventre di questa balena e come tale ho potere
decisionale assoluto e ho deciso che il dialogo non è qualcosa che debba
riguardare per forza due esseri umani, nel mio mondo un uomo può benissimo
dialogare con una famigliola di legno senza che sia per forza considerato pazzo.
Del resto anche io ho vissuto di fuori nonostante non mi ricordi nulla riguardo la mia
identità e le circostanze che mi hanno spinto a finire dentro questo pesce, però
ricordo che nel mondo esterno le persone spesso parlavano tra loro senza capirsi
anche se utilizzavano la medesima lingua oppure potevano trovarsi ad essere in
mille pur restando ugualmente soli, è per questo che non mi considerò più matto di
tanti altri quando chiacchiero con la famiglia Wood pur sapendo che mai conoscerò
realmente il loro parere.
Oggi sono meno felice del solito, un dubbio infatti aleggia dentro me. Stavo
leggendo un libro di filosofia e ho letto una frase che mi fa riflettere sulla mia
condizione di uomo. Non ricordo chi sia stato a dirla e neppure m'interessa
dal momento che credo che ciò che contino siano le idee e non gli uomini. La frase
che mi ha dato da pensare diceva che Chi è incapace di vivere in società, o non ne
ha bisogno perché è sufficiente a se stesso, deve essere o una bestia o un dio.
A questo punto le cose sono due, ho il suddetto filosofo non è altro che un
millantatore, e questa mi sembra l'ipotesi più accreditabile, oppure dovrei
cominciare a riflettere seriamente sulla mia condizione di uomo.
Mettiamo caso infatti che quanto detto sia vero, a questo punto è probabile che io
non sia ormai più un uomo da tempo, e visto che non sono così illuso da
considerarmi un Dio devo per forza essere diventato una bestia, già infondo
potrebbe essere che i cambiamenti in me siano avvenuti lentamente tanto da
passare inosservati a i miei occhi, per scoprirlo dovrei uscire, sarebbe una buona
ragione per farlo? credo proprio di si, però so bene che ci sono moltissime altre
ragioni per restare, così tante ragioni da sommergere, ammesso che io l'abbia mai
avuta, la mia voglia di uscire.
Per esempio io ho una cosa che gli uomini che vivono di fuori non hanno ormai più
da tempo, ed è il tempo per pensare, io stesso ricordo che quando vivevo sulla
terra con gli altri uomini non stavo mai troppo tempo a pensare, la cosa mi faceva
quasi paura.
Quando parlo di pensare non mi riferisco al pensiero di qualcosa di specifico, ma
all'atto puro di riflettere su tutto quanto senza l'assillo di dover essere
interrotti per fare qualcos'altro.
Qui dentro invece penso molto, a volte lo faccio per giorni interi, ci sono momenti in
cui ho il sospetto che in qualche modo la balena possa sentirmi e in qualche modo
capirmi, ma sarà così? Chi può dirlo, magari non sono io a vivere dentro la pancia
della balena, ma è lei a vivere dentro la mia testa.
Scendere, risalire e tirare fuori l'acqua. Vi sembra poco? Per me non lo è affatto,
non solo non è poco ma è anche quello per cui sono stata creata, e tutto è sempre
andato bene.
O almeno così era sino a quando quel parassita logorroico e filosofo da strapazzo
ha fatto la sua residenza dentro il mio stomaco. Non ricordo quando sia stato,
io del resto ingoio tante cose, sono sicura però che sia stato più di cinque anni fa
ma di certo meno dieci.
Lui non fa altro che parlare e parlare, ormai per colpa delle sue chiacchiere
continue sto finendo per ammalarmi di depressione, per non parlare del mal di
testa con il quale oramai sto facendo l'abitudine a convivere.
E inoltre quell'idiota non fa altro che chiamarmi pesce quando tutti sanno che noi
balene siamo dei cetacei, e come se io lo chiamassi scimmia piuttosto che uomo.
Per colpa sua io che già non sono mai stata un genio delle relazioni sociali, adesso
mi ritrovo completamente sola a girovagare per l'oceano senza neppure una
sardina per amico, in più sono dimagrita e sembro più vecchia della mia età.
Ma la cosa più irritante sono le stupidaggine che va blaterando, dice di stare bene
da solo e poi si costruisce delle persone di legno per chiacchierare, ditemi se
questo è razionale? Per me non lo è affatto.
Ho provato a sbatterlo fuori in diversi modi ma è stato inutile, ho ingoiato casse
piene di libri così che lui potesse leggere delle meraviglie del mondo esterno e
avere voglia di andarsene, ma niente è un parassita insolente e testardo.
Mi chiedo spesso se la balena sa della mia esistenza, in realtà non credo anche
perché ho letto da qualche parte che gli animali non hanno un anima e che vivono
solo seguendo l'istinto e il suo unico istinto credo sia quello di scendere giù in
profondità e risalire per sputare l'acqua e poi naturalmente ingoiare ciò che capita
senza alcun senso.
Peccato però! se potesse capire quello che dico sono sicuro che potremmo
diventare amici, magari potrei diventerei la sua coscienza.
Ma infondo che importa ho problemi ben più interessanti sui quali riflettere che a ciò
che può pensare un pesce, anche se quel pesce è la mia casa.
ieri è successo qualcosa d'insolito se si tratti di una cosa buona o meno devo
ancora capirlo, una cosa però è certa, mi ha dato e mi da ancora da pensare.
La balena ha ingoiato la solita quantità di cianfrusaglie, c'era un grosso crocifisso e
numerose casse ma anche qualcosa che ha attirato la mia curiosità.
Era un piccolo bauletto chiuso dal colore rosso sbiadito credo a causa del mare che
deve averlo ospitato non so per quanti anni, dopo qualche difficoltà sono riuscito
ad aprirlo e ho trovato dentro una lettera scritta in bella calligrafia e sotto di essa
una foto a mezzobusto di una donna con i capelli legati e un sorriso enigmatico che
mi ha suscitato subito una profonda malinconia ricordandomi peraltro un famoso
dipinto di cui non ricordo il nome e che dovevo aver visto quando vivevo di fuori.
In realtà, e a questo punto devo per forza dirlo, viste le conseguenze che essi
potrebbero avere sulla mia vita, i sentimenti sorti in me in seguito a questa
scoperta sono andati ben oltre la semplice malinconia.
Ma prima voglio raccontarvi ciò che lessi nella lettera, ma poiché credo che
narrandovelo finirei per omettere qualche particolare di rilievo riporterò di seguito il
testo per intero in modo che chi legga potrà farsi una sua idea obiettiva e non
influenzata da quelli che potrebbero essere i miei giudizi:
"certe volte credo di essere morta e trovarmi in una sorta di limbo, dove vivo in attesa di qualcosa che non accadrà. La mia famiglia insiste perché io rimanga in questa casa dal momento che non acconsento a sposare chi loro vorrebbero. I giorni in cui sono triste superano di gran lunga quelli in cui non lo sono e penso che di questo passo finirò per ammalarmi in questa casa che è per me peggiore della più solitaria delle prigioni.
Il bambino che portavo in grembo mi è stato strappato prima di rinchiudermi, per cancellare per sempre l'onta che avevo arrecato alla mia famiglia innamorandomi di qualcuno che non era ne nobile ne ricco ma solamente gentile, premuroso e innamorato di me. la mia giovinezza e la mia bellezza sfioriscono giorno dopo giorno e non ho nessuno con cui confidarmi se non le serve alle quali per altro non importa nulla di me, ma che anzi mi odiano convinte che io sia una ricca e viziata ragazza che non vuole sposare colui a cui è destinata per attirare l'attenzione su di se.
Domani è domenica così andremo in chiesa come tutte le settimane e la nostra carrozza passerà vicino il mare.
Non so cosa speri di ottenere facendo ciò ma ho deciso che costi quel che costi lancerò questa lettera in acqua chiusa dentro un baule affidandola all'oceano nell'illusione che qualcuno possa prima o poi leggerla e comprendere anche se in minima parte quello che io provo e quello per cui sono sicura morirò".
S. B.
Quando terminai la lettura rimasi in uno stato d'immobilità che durò per un tempo
imprecisato, ma mentre fuori ero come bloccato dentro avevo un vulcano che
sentito sarebbe esploso in qualcosa che avrebbe finito per cambiare la mia vita.
Quelle parole sembravano una richiesta di aiuto rivolta esplicitamente a me, nulla
avviene per caso pensavo e lo penso tuttora.
Essendo realistici le probabilità che quella lettera arrivasse proprio nelle mie mani
erano pari allo zero, eppure era accaduto e adesso non potevo ignorarla, era come
spingere una sfera lungo un infinito piano inclinato, essa rotolerà per sempre
senza fermarsi e nessuno può farci nulla.
Per prima cosa rilessi la lettera una decina di volte, poi la girai e vidi che c'era
scritto un indirizzo "SALVATION TOWN, SOUL ROAD".
Cominciai così a convincermi che tutto quello che mi aveva tenuto dentro la pancia
della balena non aveva più senso di esistere, in qualche modo dovevo uscire,
dovevo trovare la maniera per raggiungere la terra ferma e dovevo salvare quella
ragazza.
Ma se da un lato sentivo il dovere di farlo dall'altro avevo paura perché non sapevo
sino a che punto fossi pronto ad affrontare il mondo e la gente che vi viveva,
insomma nella pancia della balena avevo tutto e non poteva accadermi nulla di
male, ma la fuori? La decisione non era semplice e sapevo che io non sarei mai
riuscito a prenderla, piuttosto sarei divenuto vecchio prima.
Così pensai che c'era solo un modo giusto per decidere. E questo unico modo
giusto era il caso.
No non storcete il naso davanti a questa parola, sono convinto che il caso sia
sottovalutato dalla maggior parte degli uomini, invece se ci pensiamo bene la
nostra stessa esistenza è dovuta al caso.
È un caso che uno spermatozoo piuttosto che un altro fecondi l'ovulo di una donna,
è una caso che Tom perda il bus e vada a piedi incontrando Tara che cade per terra
slogandosi una caviglia e chieda aiuto proprio Tom che per un fato del tutto fortuito
passava di li, e lui da gentiluomo l'accompagni a casa con la promessa di andarla a
trovare e così appuntamento dopo appuntamento i due si sposano e nasce Bob
che diventa uno scienziato famoso che inventa il vaccino per l'AIDS, e così potrei
andare avanti all'infinito. Come vedete ci sarebbero molti esempi che avvalorano
l'importanza del caso nella vita dell'uomo, proprio per questo decisi di fare l'unica
cosa giusta per togliermi da quella scelta imbarazzante, presi una vecchia moneta
che trovai un giorno nella pancia della balena e la lanciai. "croce resto nella pancia
della balena, testa uscirò in qualche modo e salverò la ragazza della foto!".
Inutile dire che in quel lancio la moneta sembro, per me, sfidare le leggi di gravità e
restare un ora intera in volo prima di ricadere nella mia mano, questo a riprova di
quanto il tempo possa essere relativo.
Poi quando la moneta ricadde sulla mia mano destra, velocemente e senza
guardare la misi sull'altra mano scoprendola, era testa! La mia vita doveva
cambiare.
12345678910
l'autore vincenzo rubino ha riportato queste note sull'opera
questa è la bozza della prima parte di un racconto breve che sto scrivendo (senza troppe pretese ma per il semplice gusto di farlo).
un altro testo di questo autore un'altro testo casuale
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