-Che cos'è la follia?- chiese Albert con noncuranza e spavalderia, quasi che conoscesse la risposta perfettamente.
Lui crede che non sarò in grado di rispondere? Rifletté pensierosa Anastasia, ma più pensava ad una soluzione e più le sovveniva in mente la definizione dogmatica, vacua ed inutile ai fini del discorso.
-Io credo che la follia possa essere definita come "totale assenza di preconcetti e riconduzione dell'importanza di ogni cosa in prossimità del nulla.- continuò Albert nella sua spiegazione visibilmente soddisfatto.
-Ma se fosse a questo modo, non sarebbe poi così negativa, o, almeno, non tanto quanto è realmente attribuito a questo argomento...- esordì Anastasia che, fino ad allora, si era limitata ad ascoltare curiosa.
Un cenno del capo da parte di Albert le fece intendere che era quello il fulcro del discorso.
-Ma non tutti i pazzi si comportano allo stesso modo, e quasi tutti sono mal visti, alcuni con ragione, data la loro totale mancanza di regole!- commentò poi lei sull'onda di un ragionamento necessario.
Albert si accigliò e capì che non era stato compreso a dovere, disse quindi:-Perché un essere umano dovrebbe sottostare ad un insieme di comandi impostigli da un altro suo pari? Purtroppo l'unica arma per contrastare una simile questione è quella di rifiutare la società, ovvero il luogo dove queste restrizioni prendono vita e nel quale si ci ritrova costretti in leggi e principi che solo chi è realmente libero riesce a ripudiare, anche a costo di risultare folle.-
Una piccola ruga solcò il volto pallido di Anastasia che faticava a capire il motivo di un così acceso interesse da parte di Albert nei confronti di persone che fino a poco tempo prima considerava "malate" ed egli intuì che quella sarebbe stata una notte molto lunga, coronata di spiegazioni, teorie, aforismi e discorsi che avrebbero chiarito una volta per tutte come lui la pensava.