A Mardok piaceva addormentarsi con le dita smarrite in quell'incerto territorio tepido. Risvegliarsi all'imbrunire assaporando timidamente il rumore labile della peluria appena sfiorata.
Dell'incidente a lui non era mai interessato molto, vi si interessava come ci si avvicina ad un buco: con le dovute precauzioni. Lo si ricordava con la sua faccia ossuta a sperperare i soldi in corse d'atletica, era forte quando si metteva, ma il più delle volte era ubriaco e si perdeva come un vecchio alla stazione.
Affissi ai muri della città, le sue foto segnaletiche abbondavano. Le macchine gironzolavano sfiorando le banchine scambiando occhiate fortuite ai cinque all'ora.
L'uomo è scappato si dicevano e non ritornerà più, l'abbiamo visto l'ultima volta che giocava alle slot-machine con Ebony Corsair.
Bull mi aveva detto che lo Stato non voleva correre rischi e l'aveva infilato com'era a Rock Island.
Povero Mardok, il suo insieme era una visione alle dieci del mattino.
Ma non ricordarmelo per favore.