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Ca'Trame
Una mattina d'inverno, più tardi del suo solito, Trame, un vecchio tossico sulla quarantina aspettava di fare il suo consueto giro. Prima però, si portò di malavoglia in bagno e con la porta spalancata iniziò ad urinare.
- Ma cristo santo, - urlò sua madre con una voce roboante, incamminandosi dalla cucina. Poi continuò, rincarando la dose: - Ti è dato di volta il cervello? Non vedi dove stai pisciando?
Trame quasi cadde all'indietro per lo spavento, tanto che dovette tenersi con una mano sul muro, facendo fuoriuscire il piscio su tutto il pavimento. E con voce strascicata: - Oh, mamma! Lasciami in pace. Cazzo!
- Te lo farei leccare, porco diavolo, - disse Teresa guardando il figlio pisciare sul bidet. Poi ritornò in cucina, dove ad aspettarla c'era una borbottante moca di caffè, pronta a straripare.
Trame riprese il suo lavoro. Non si era accorto che si stava muovendo ritmicamente a destra e a sinistra inondando tutto l'intonaco del bagno, oltre che il bidet. Grande mossa Trame.
Il suo sguardo finì poi, fuori dalla finestra. Gli piaceva immaginare la temperatura, basandosi solamente sulla posizione delle nuvole. Le nuvole erano l'unica cosa che poteva vedere per intero. Infatti, un geometra poco attento aveva fatto installare finestre ad un'altezza consona solo ai giganti del viaggio di Gulliver. Lo skyline risultava a dir poco ridotto. Si poteva cogliere, impegnandosi, una porzione di tetto della casa adiacente e una distesa immensa di cielo; quello che, oggi, appariva a Trame come un etere bigio che non prometteva nulla di buono. Si presupponeva una mattina fredda. Mattina da giacca a vento, chiusa fino all'ultimo bottone per ripararsi dal vento più pungente.
Anche a Teresa, piaceva l'idea di poter vedere suo figlio un giorno, vestito come ci si aspettava da un quarantenne in carriera. Vederlo rientrare dal lavoro, in una casa dove una moglie lo aspettava felice. Invece a casa di Trame ad aspettarlo c'era solo un'altra dose di metadone.
Trame di battesimo faceva Luciano e non aveva mai trovato un lavoro, se non saltuarie occupazioni manovali in qualche cooperativa rossa, adibita a centro di recupero per giovani tossici.
Si accontentava, così, di girare con il solito lercio giubbotto da quindici anni. Quando lo aveva preso le cose andavano bene. Bene come possono andare ad un tossico, intendiamoci. All'epoca, era riuscito, ad intavolare un giro losco con dei magrebi che trovava spesso al parco. Occupazione che, ai tempi, gli permetteva di vivere una vita più che dignitosa.
Se non che, sull'annotare dell'estate, una pattuglia dei carabinieri aveva fatto irruzione a casa sua alle prime luci dell'alba, senza tanti convenevoli.
Trame in un primo momento - esaltato dalle false promesse dei telefilm americani - tentò la fuga, ma quando si accorse che non aveva altri posti dove rifugiarsi, se non a casa della madre, si fermò. Sedette a terra e aspettò l'arrivo degli sbirri.
Gli confiscarono tre etti di eroina scadente, una decina di fogli di LSD e una nuova droga sintetica chiamata DMT aka dimetiltriptamina oppure, più semplicemente, breakbrain.
L'ultima era una droga talmente sconosciuta che nemmeno i dossier statunitensi ne menzionavano l'esistenza e nessuno, neanche i tossici addetti alla prova sostanze, voleva provarla. Furono costretti a ricorrere agli animali che, però, non davano significative informazioni sull'entità di questa fantomatica DMT, come da anni accadeva nella sperimentazione delle nuove droghe. Gli unici effetti provocati erano un innalzamento del battito cardiaco e un aumento di temperatura.
Solo dopo alcuni anni si venne a sapere che la famigerata breakbrain era prodotta anche in piccole dosi dal cervello umano. La notizia fu talmente scioccante che il direttore responsabile dell'antidroga intimò a tutti di restare in casa perchè possessori di droga, quindi potenziali drogati.
La situazione mutò quando qualcuno gli fece notare l'inadeguatezza della sua teoria. Quasi per magia fu messa una pietra sopra al caso DMT e, ora, nei dossier si trovava sotto la voce: sostanza biologicamente indispensabile.
Nonostante l'arresto Trame, grazie alla sua grande dote oratoria - vedi anche: infame, diffamatore, ignobile - non fece più di sei mesi in galera. A questi seguirono altri due anni di libertà vigilata, con tanto di certificato che gli consentiva di ordinare la sua medicina - non più droga - al farmacista di fiducia.
Era così riuscito a ricavare, dal danno, una possibilità infinita per il futuro. Poteva vivere senza tanti sbattimenti, dato che non doveva avere più a che fare con spacciatori vari. Spacciatori che si tenevano comunque alla larga da Trame, dopo che due magrebi del suo giro erano stati incastrati dalla soffiata di Luciano.
Senza un lavoro, però, la vita sociale di Trame si trasformò in un incubo. Non aveva nemmeno più un soldo, ne qualcuno con cui girare. Era destinato a vagare solo, insieme al suo giubbotto bordeaux, in cui nascondeva le sue vergogne da tossico. Con i suoi capelli lunghi, neri e arruffati, camminava per i tratturi inghiaiati della campagna, guardando le distese di foraggio riarso, lungo le linee offuscate dall'orizzonte crepuscolare. Immaginando come sarebbe stato bello tornare bambino e ricominciare tutto da capo.
- Fermati a bere il caffè, almeno, - urlò Teresa.
- No, non rompere mamma. Cazzo. Devo andare! - Ingiurò Trame, sbattendo la porta d'entrata per allontanarsi di corsa, inseguito forse da fantasmi psicotici.
Senti questo come mi risponde, ma dove dovrà andare? Pensò Teresa rimboccando la sua tazza di caffè. Il liquido nero coincideva con la sua idea di verità. Importato.
Si ammortizzò posando il suo corpo pingue sul divano, nauseata per la giornata che l'aspettava. Sola, nella sua piccola stanza, guardava con occhi neutri le immagini mosse, della tv di stato. Non che dovesse per forza, ma si sentiva in debito con lo stato per quello era stato fatto a suo figlio. Per tanto, si obbligava a guardare quei pessimi programmi Rai e, solo ogni tanto, si azzardava a mettere su Mediaset. In cuor suo sentiva di peccare.
Sarebbe andata a Roma in ginocchio per salvaguardare suo figlio, ma preferiva giurargli fedeltà eterna, restando incollata alla TV fino alla sera tarda, quando era costretta - di malavoglia - a chiudere per non indebitarsi fino al collo con il pagamento delle bollette.
Intanto, Trame si apprestava a fare il consueto giro mattutino che gli permetteva di trascurare per qualche ora il pensiero ossessivo della sua tossicodipendenza. Salvo rari casi, quando le sue passeggiate erano precedute da ossessive iniezioni di terrore, eiaculazioni in corpo, che lo obbligavano dopo un centinaio di metri a stramazzare al suolo o nella prima aiuola.
Lì, tumefatto, fintantoché la botta non scemava, aveva il tempo di capire lo stato attuale in cui si trovava.
Il più delle volte qualche vecchio, vicino di casa, gli si avvicinava minacciandolo di chiamare la polizia se, al suo ritorno dal mercato, quella merda ambulante non si fosse tolta di mezzo. Era così che Trame, con il viso madido e gli occhi saccheggiati, intuiva la possibilità di non poter fare altrimenti. Rifletteva, con l'ultimo lume di ragione che gli restava, sull'eventualità di un altro arresto. Allora, preso dalla disperazione, tramestava le ultime forze. Mugolii asincroni, piedi turgidi su colate ribollenti di catrame e lunghe pause infinite in cui vedere il rinsavire del proprio corpo messo in gioco nel destino della vita.
Il risultato lo vedeva in piedi, barcollante come un ubriaco di punch, con il viso cereo e ingombro.
Quel giorno, però, Trame non aveva un cazzo, nemmeno della brown sugar tagliata con il bicarbonato, perciò credetemi, proprio un cazzo. Si era deciso, voleva darci un taglio con l'eroina.
Non voleva più svegliarsi con quella insana voglia, quel gusto bayeresco da sudore stantio che ti si appiccica addosso e che è impossibile da togliere. In fin dei conti, aveva soltanto trentasette anni e ancora una vita prosperosa davanti: queste erano le stronzate che gli dicevano al corso. Lunedì, giovedì e venerdì. Più qualche domenica per un responso trimestrale sulla loro situazione. Perché non è stato detto che Trame, da più di un anno, prendeva parte ad un corso per smettere di drogarsi, patrocinato da una famosa comunità di ex-tossicodipendenti della zona. A tutti gli strapponi, al corso di disintossicazione, veniva chiesto di tenere una sorta di diario, dove annotare ogni giorno la propria astinenza. Una sorta di catarsi. Trame provò a tenerlo per circa un mesetto.
11/12/99
Stò di merda. Voglio altra roba. MERDA. Oggi mi sono svegliato e sentivo una voglia matta di farmi una pera del cazzo. Allora sono andato in bagno e mi sono fatto un po' di brown che mi avanzava. Me ne sono dovuto fare il triplo del normale per sentirla. Merda.
12/12/99
MERDA. Sto di merda. Altra roba. Mi serve della roba più buona. Quel farmacista del cazzo.
13/12/99
Pera, fatta. Godibile. Poi merda, crisi. Pianto. 5 boccette di metadone. Cazzo.
15/12/99
Sono nella merda. Astinenza. Merda.
22/12/99
Voglio più roba.
27/12/99
MERDA.
28/12/99
MERDA.
1/01/00
DOPPIA MERDA. Ho finito tutto ieri sera.
5/01/00
MERDA
Quando i volontari della comunità lessero il suo "diario", gli dissero di lasciar perdere. Non avevano speranze con lui.
Ma questa volta la decisione di smettere gli era stata scaricata addosso con una tale violenza, da non lasciare indifferente neppure il peggiore dei tossici.
Era venuto a sapere, da sua madre, della morte di una ragazza, quella che un tempo fu la sua ragazza. Certo, niente di speciale. Lui aveva diciassette anni mentre lei quindici. Trame a quel tempo era chiamato il boss, girava con la Laverda 750 SF di suo padre. Il padre era morto qualche anno prima in un incidente sul lavoro, schiacciato da un blocco di acciaio pronto per la fusione. Per il funerale, non fu permesso a nessuno di vederlo. Le condizioni erano tali da non permetterlo.
Così Trame, a quattordici anni, era diventato adulto.
Girava con la moto del padre. Le ragazze lo adoravano. Si metteva fuori dalla scuola del suo paese e, per farsi vedere, impennava. I professori, per tenere la classe, dovevano far tirare le tende, perché tutte le ragazze tendevano a guardare quel pazzo scatenato che tanto amavano.
Lei si chiamava Sarah, e aveva conosciuto Trame ad una festa nel bar popolare del paese.
Da lì, avevano passato alcuni mesi insieme. Una storia fatta di sesso e niente altro. Poi improvvisamente finì. Trame aveva scoperto la droga e le ragazze scesero d'importanza nella sua scala sociale.
La ritrovò una decina di anni dopo alla festa della luna di Colere, per destino le loro tende erano ad un paio di metri di distanza. Lì, Luciano introdusse Sarah nel mondo dell'eroina. Passarono quella nottata a guardarsi negli occhi e a dirsi che non si sarebbero più lasciati.
Dopodiché non la vide più, né tanto meno ne sentì sue notizie; fintantoché, una mattina, Teresa, ascoltando il telegiornale mattutino, aveva appreso che Sarah era morta di overdose, lasciata morire di freddo dai suoi "amici".
- Ma dove è successo? - Aveva chiesto Luciano sbalordito.
- Là, sai, vicino al passaggio a livello, dove si trovano tutti quelli... sai a chi mi riferisco. Non mi far dire cose che non vorrei...
- Mamma! Sai che io non vado più!
- Stai zitto, e cerca invece di farti un esame di coscienza. Guarda come si è ridotta quella povera ragazza.
Finì lì. Trame non disse nulla e se ne andò. Era per quello che aveva deciso di smettere. La morte era l'unica cosa che gli faceva paura e avrebbe voluto evitarla finché era possibile. Era, però, un periodo d'oro per l'eroina. Era arrivata la bianca thailandese e non voleva di certo smettere in quel momento. Passarono tre settimane e la bianca cominciò a scemare e Trame, al ricordo di Sarah, si decise e abbandonò la sua vita da tossico.
Erano passate solamente ventisei ore dalla sua decisione e, come prima tappa della sua intossicazione, voleva far preghiera nel luogo della scomparsa di Sarah.
Per questo Trame, questa mattina si era gettato di corsa fuori dalla porta. Sentiva l'obbligo spirituale di onorare quella che, a conti fatti, era morta soprattutto per colpa sua.
Camminava piano, impaurito da quel luogo che anni prima era stato il suo rifugio, insieme agli altri tossici. Troppi ricordi gli balenavano per la mente, un frullato di immagini spezzate che avrebbe voluto dimenticare.
Finalmente arrivò sotto il cavalcavia. Non era cambiato nulla in tutti quegli anni: in ogni angolo un mare sterminato di siringhe, bottiglie di birra qua e là. Trame si inginocchiò e raccolse un cucchiaino. Un sorriso malinconico gli pervase il viso. Si guardò poi intorno, per immaginare dove poteva essere successo. Era ovvio, il posto era sempre lo stesso, nascosto agli occhi dei curiosi, vicino a quello che era chiamato grande masso. Si sedette su quello che un tempo era il suo posto e rivide la scena. Lei che schiumava dalla bocca e gli occhi dei tossici farsi via via più grandi dalla paura. La conclusione era scritta in terra, si vedevano i segni lasciati da alcuni passi. Lasciavano intuire il passaggio di forse tre persone, che scappavano lasciando Sarah spegnersi come un televisore.
Si scosse, chiuse gli occhi per fuggire a quell'incubo ma la faccia di lei non gli si schiodava di dosso. Si alzò, si guardò attorno e cercò qualcosa che lo potesse intrattenere.
Vide che, buttata su un'aiuola, c'era una bici, una piccola bici rosa. Si guardò intorno per vedere se c'era qualcuno, ma sembrava abbandonata. Si avvicinò e la raccolse.
Gli affiorarono alla mente alcuni ricordi d'infanzia. La prima volta che provò ad andare in bici e suo padre, che da dietro lo teneva per non farlo cadere. Un vuoto, una sensazione melanconica e le lacrime cominciarono a sgorgargli copiose.
- Scendi.
Trame si guardò attorno. Fece cadere la bici. Di chi era quella strana voce? Sentì il cespuglio vicino alla bici muoversi.
- Scendi. Scendi subito o chiamo mio padre.
Se ne uscì un bambino sugli otto anni. Era piccolo, con gli occhi chiusi per la paura Il ragazzo si gettò addosso a Trame e cominciò a colpirlo.
- Fermo, fermo ragazzo. Tieni pure la bici.
- So chi sei tu.
- Chi?
- Sì, me l'ha detto mio padre. Tu sei una merda, tu e tutti quelli come te. Brutta merda.
- No no, ti sbagli. Io non sono quello che credi.
- Sì invece, guardati sei diverso da noi.
- E allora cosa ci fai qui? Non penso tuo padre approverebbe.
- Volevo vedere, se quello che si raccontano è vero.
- Cioè?
- I miei amici mi hanno raccontato che qui si spogliano tutti nudi e fanno strane cose.
- Chi te l'ha detto?
- Il papà di Marco, dice così. Cioè, si sentono voci strane.
Trame si guardò le scarpe. Gli fu chiaro ormai che tutti erano consapevoli del suo problema. Persino un bambino di otto anni. Un bambino che sarebbe potuto essere benissimo il suo. Sentì il suo corpo gridare, grida di dolore. La sua anima si lacerava e per sopravvivere provò ad abbracciare il bambino.
- Non farmi del male. Ti prego! Ti prego! Non lo dico a nessuno che ti fai con quella merda.
Il ragazzino prese la bici velocemente e in un attimo fu solo un puntino all'orizzonte. Si poteva solo sentire il rumore delle ruote sul tratturo ghiaioso pian piano scemare.
Luciano, non più un uomo bensì una merda, se ne restò con le mani in tasca, mosso solo dalla brezza mattutina.
Immobile nel silenzioso luogo sacro.
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