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Amore abissale
C'era una volta, nei profondi abissi marini, una dolce pesciolina di nome VIOLETTA. Essa viveva laggiù insieme alla famiglia e alla sua amica Margherita, con la quale si divertiva a nuotare e vivere mille avventure, ma dopo un po' si annoiarono. Violetta desiderava vedere qualcosa di diverso e sperava sempre che un giorno qualcosa sarebbe cambiato, purtroppo la sua famiglia non la capiva e nemmeno la sua amica. Infatti, loro erano contenti di vivere così, non desideravano altro e allora lei si sentiva un po' sola.
Un giorno mentre nuotava e chiacchierava tranquilla con la sua amica, vide sopra di loro una barca e incuriosita risalì alla superficie del mare. Sopra la barca c'era un ragazzo di nome Giacinto, che non si accorse di lei, ma Violetta ne rimase colpita e restò lì ad osservarlo finché non se ne andò. Verso il tramonto lui tornò alla riva per andare a casa e Violetta avrebbe voluto seguirlo, perché sentiva dentro di sé una strana emozione, ma tanto lui non la pescava nemmeno. Quindi un po' delusa tornò giù, dove c'era la sua amica Margherita che l'aspettava e dopo averle raccontato tutto, le chiese un consiglio. Lei le disse che l'unico modo per farsi notare era diventare anche lei un essere umano, una ragazza, e per fare questo doveva chiedere aiuto alla perla dorata nella gran conchiglia dei desideri.
Violetta si mise a cercarla, anche se non era sicura, di trovare subito una cosa così preziosa nell'immensità del mare, così chiese aiuto all'animale più saggio del mare: il granchio reale. Lui le indicò la strada per il labirinto marino e le spiegò, che per arrivare alla perla dorata doveva superare tre prove difficili.
Violetta era un po' preoccupata, ma decise di partire. L'entrata del labirinto era una grotta buia e misteriosa dove nuotò per un po', ma poi dovette fermarsi perché la strada era bloccata da uno specchio molto grande: lo specchio degli incubi. Infatti, appena si avvicinò vide delle brutte immagini come uno squalo cattivo, una balena gigante, l'amo di una canna da pesca e altro. In un primo momento si spaventò, allontanandosi, ma poi ci ripensò perché se fosse tornata indietro, non avrebbe realizzato il suo sogno. Così si riavvicinò con più sicurezza e fiducia in se stessa e questo bastò a far si che lo specchio si aprisse come una porta e facesse passare Violetta, contenta di aver superato la prima prova senza tanta difficoltà.
Poi andando avanti, la strada si divideva in due e allora si chiedeva dubbiosa: "Quale sarà quella giusta?" Ne scelse una a caso e andò avanti, dopo un po' si accorse però che era un vicolo cieco e mentre stava per tornare indietro, sentì una voce che diceva: "Aspetta non te ne andare, sono tua amica, avvicinati voglio aiutarti". Lei non se n'era accorta, che in fondo al vicolo, c'era un'altra pesciolina di nome Rosina, che come lei cercava la conchiglia per avverare il suo desiderio. Purtroppo era intrappolata dietro le sbarre di una prigione e il motivo riguardava la seconda prova.
Spiegò a Violetta, che lei aveva scelto l'altra strada e aveva visto, sdraiata per terra, una bambola. Così si era avvicinata notando che era molto bella. Infatti, aveva i capelli biondi che scendevano a boccoli, gli occhi azzurri e un bel vestito rosso, ma aveva un viso molto triste e appena lo vide le venne da piangere, ma fu lì che sbagliò e fu catturata perché di fronte alla tristezza non bisogna piangere, ma reagire, sorridendo.
Dopo aver ascoltato, Violetta chiese: "Ma come posso fare, per aiutarti a uscire da queste sbarre?" E Rosina rispose: "Non lo so, l'importante è che superi la prova".
Così tornò indietro, si avviò per l'altra strada e in seguito trovò la bambola proprio come l'aveva descritta Rosina. Appena vide il suo viso così triste, le fece pena che quasi scendeva una lacrima, ma non poteva fare questo per il bene di Rosina che l'aveva aiutata e per il desiderio che sentiva, sempre più intensamente nel cuore. Lanciò un sorriso, che avvolse la bambola in un fascio di luce potente. Prima si vide il sorriso sul viso della bambola e poi si disintegrarono le sbarre liberando Rosina. Raggiunse Violetta e si ringraziarono a vicenda, decidendo di continuare la strada, per arrivare alla conchiglia dei desideri.
Andando avanti insieme, cominciarono a conoscersi di più e diventarono amiche, ma non si confidarono il proprio desiderio, altrimenti la perla non lo avrebbe esaudito. Dopo un po' la strada non fu più vuota ma entrarono in un bosco di fiori, che sembravano normali, in realtà non lo erano. Infatti, ad un certo punto le radici si staccarono e divennero gambe, le foglie si trasformarono in braccia e i petali in armi taglienti. Era la terza prova, i fiori cattivi cominciarono a fare dispetti alle pescioline che cercavano di difendersi aiutate dai loro simboli: la rosa e la violetta. Dopo una dura lotta superarono quel bosco e si conquistarono la fiducia della perla dorata. Le fece entrare, una per volta nella gran conchiglia e avverò i loro desideri.
Violetta si ritrovò sulla riva del mare e si accorse di avere sembianze umane, era una bellissima ragazza. Aveva i capelli color castano e molto lunghi, gli occhi color verde acqua, un corpo in forma e indossava un costume da bagno intero e azzurro. Inoltre lei non si era accorta, ma aveva un tatuaggio sulla caviglia destra che era il suo simbolo, la violetta. Si avvicinò a uno scoglio e sedendosi cominciò a osservare ciò che la circondava, in quel momento la spiaggia era affollata di gente: bimbi che giocavano e ragazzi che prendevano il sole. Tra tutta quella gente era preoccupata di non trovare il ragazzo che le interessava, un po' rattristata abbassò gli occhi ammirando l'acqua limpida e sentendo già la mancanza dei suoi genitori e amici. Un attimo dopo quando li rialzò, il cuore le scoppiò dalla gioia, perché vide proprio davanti a lei Giacinto.
Anche lui si accorse di lei, nonostante la molta gente, notando la sua bellezza e così si avvicinò e cominciò a parlarle. Dopo avergli chiesto come si chiamava, però le chiese anche da dove veniva e lei non poteva dirgli che era un pesce e che veniva dal fondo del mare, era troppo strano, così un po'intimidita gli disse: "Ho viaggiato molto da sola e forse mi sono persa". Allora lui la rassicurò dicendo: "Non ti preoccupare, adesso non sei più sola, ci sono io. Ti andrebbe di mangiare un gelato con me?" Violetta non sapeva neanche cosa fosse un gelato, ma non poteva dire di no perché lui era così gentile. Insieme si avviarono verso il bar e mentre si gustavano il gelato, cominciarono a conoscersi di più, lei osservando cercava di fare ciò che faceva lui. Alla fine stavano per salutarsi e lui le chiese dove abitava per poterla accompagnare, ma lei imbarazzata non sapeva cosa rispondere, lui se ne accorse e le disse: "Forse non sai ancora come sistemarti, ti piacerebbe venire a casa mia per un po', c'è una stanza libera? " Violetta non esitò a rispondere di sì.
Così insieme s'incamminarono verso casa, lui le presentò i suoi genitori, le mostrò il posto dove avrebbe dormito e dopo le diede un vestitino estivo a fiori viola, proponendole di andare a fare un giro in città. Lei accettò entusiasta, perché era tanto curiosa di vedere cosa c'era sulla terra. Insieme entrarono in molti negozi con tanta gente simpatica, finché non arrivarono in centro dove c'era una bella chiesa e infine al luna Park dove si divertirono a salire sulla ruota panoramica, sulla giostra dei cavallini e sulle montagne russe. Arrivò la sera e tornarono a casa, Violetta era così felice di aver trascorso una bellissima giornata in sua compagnia.
Finito di mangiare, era troppo presto per andare a letto e così Giacinto lanciò l'idea di andare a fare una passeggiata sulla spiaggia. S'incamminarono tranquillamente e notarono che il mare era molto calmo, si sarebbe confuso con il cielo, se non fosse stato per una romantica luna piena e mille stelle splendenti. Ad un certo punto lei inciampò e cadde a terra, lui la aiutò ad alzarsi prendendola per mano e così proseguirono uniti, mano nella mano. Ormai l'atmosfera era sempre più delicata e più dolce, il cuore di Violetta batteva fortissimo dall'emozione e il sentimento d'amore bruciava dentro di lei come fuoco ardente, mentre si dischiudeva come un fiore anche nel cuore di Giacinto.
Dopo un po' decisero di fermarsi per riposare, sedendosi sulla sabbia. Si guardavano profondamente negli occhi comunicandosi a vicenda il desiderio di baciarsi, ma non fecero in tempo ad avvicinarsi perché un essere fastidioso passò in mezzo a loro e spaventati si rimisero in cammino per continuare la passeggiata. Loro non se n'erano accorti per il buio, ma l'essere fastidioso era un terribile pipistrello e un attimo dopo la piccola Violetta fu morsicata al collo da un vampiro, che con perfidia le risucchiò il sangue, Giacinto purtroppo non fece in tempo a fermarlo e lei cadde a terra svenuta. Il vampiro svanì nel nulla e lui si preoccupò di come farla rinvenire, provò a schizzare sul suo viso qualche goccia di acqua, ma inutilmente e così gli accarezzò il viso per asciugarla. Affascinato dalla sua pelle morbida e vellutata, continuò per tutto il corpo: scese sul braccio, sulla vita, sulla gamba fino a raggiungere la caviglia. Lì notò il tatuaggio di un fiore che accarezzandolo lanciò un raggio sfavillante che raggiunse la luna e si rituffò nel mare, come se fosse un segnale d'allarme per richiamare qualcuno.
Così dopo un po' in riva al mare si videro due pesci: uno azzurro e uno rosa. Quello azzurro era il padre di Violetta e spiegò a Giacinto, che per aiutarla doveva baciarla e promettere il vero amore eterno. A lui non sembrava difficile visto che la stava già baciando prima così accettò, ma intervenne il pesce rosa accanto che era la madre di Violetta. Gli spiegò che promettendole amore sincero, non si poteva sapere se risvegliandosi restasse in sembianze umane, oppure ritornasse ad essere un pesce e anche lui, amandola, si sarebbe trasformato in pesce. Lui accettò il rischio, si avvicinò, la guardò accarezzandola e dolcemente la baciò. Fu un bacio profondo, pieno d'amore, che sembrava non finisse mai. Infatti, non fecero in tempo a staccarsi che svanirono dalla spiaggia e si ritrovarono sott'acqua. Lei gli sorrise, ormai si era risvegliata ed era contenta di avere accanto lui, insieme sarebbe stato piacevole anche vivere nel mare. Per lui era tutto nuovo, si trovava lievemente disorientato, gli sembrava tutto strano, ma con lei accanto si abituò a quella vita. Raggiunsero i genitori di Violetta si sposarono, nacquero dei piccoli e così vissero felici e contenti per tutta la vita nel profondo del mare.
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