Prosa vigliacca, su questa mano si è posata la tua ombra, in questa mente ha attecchito la tua farsa. Prosa vigliacca, ricordi nuvole soffici sfumate di rosso, soli incendiari, alberi mossi da venti lontani, sabbie alzate da rimorsi estivi, speranze morte con il gelo? Il ricordo, ora, è sfocato, nevvero? Beh, nulla di ciò è mai esistito! Era così vivida quella foschia settembrina che si adagiava dolcemente su case e chiese come un candido lenzuolo copre sinuose gambe femminili; potevi toccare con mano le labbra tumide di quella graziosa giovinetta che sorrideva alla vita inarcando la fronte; sentivi nell'aria l'odore di zolfo tra quelle bare fracassate che sotto una luna diafana spuntavano dalla terra bagnata come zanne d'avorio... credevi, vedevi, sentivi eppure mentivi prosa vigliacca, duttile amica di notti insonni, malsana accompagnatrice di pomeriggi vuoti, silenziosa ascoltatrice di peccati reconditi...
Mi rendevi bugiardo, ombre creavi, nemmeno l'imitazione ti riusciva finanche nel tuo crepuscolo dorato... gemevi, puttana, offrendo il culo ad una creatività appena un po' più sollecitata, ad una mente appena un po' più dannata, ad un cuore appena un po' più malato...
Bestemmiavi, talvolta, chiedendo sovente la giusta parte di te, di rado piangevi commossa dal tuo stesso afflato...
Ciò che creavi, quei volti di plastilina, quei lineamenti di burro, in breve tempo rinnegavi maledicendo te stessa, implorando perdono...
Il fango delle tue odiate creazioni si disgregava al sole di una nuova giornata e le tue bugie rimanevano sul foglio, prosa vigliacca...
Mentivi, mentivi, mentivi...
E continui a mentire brutta stronza, amica mia...