Roboante il cannone in lontananza!
S’ode il tuono del guerreggiare,
il trambusto di un’Odissea di vite,
d’insensate, fatali sparatorie.
Il cammino disegnava incoraggianti
scenari per il caporal-maggiore.
S’auspicava l’indomani il nemico domare;
il nemico, barricato oltre siepe,
nella coscienza sua
avviluppata da sordidi vapori
di belligeranti tattiche.
Il detonatore applicato al mitra,
silenziatore d’ineffabile strage,
mascheramento d’intrigo putrido.
La Ragion di Stato non s’infrange
per la salvaguardia del capitale!
Paventava la guerra, quel Profeta:
lottava per il trionfo della socialità,
cosmopolita, arcadico sognatore
di multi-etnici ginepri festanti,
di non rari coacervi razziali.
Avea riposto nell’umana pigrizia
la sensibilità del fervido “passionario”
per raggiunger l’unità dei pensieri,
le unità, la sacralità di momenti
vissuti in società multi-razziali,
popolate da convivi di arabi, rabbini,
lasciando che il Kamikaze della vita
si suicidi in cerca di fraternità!
Lo stelo dell’incoscienza,
il monatto della concupiscenza
il cuor suo, sincero, deluse
la pacifica convivenza
tra consanguinei fratelli!
Ora il Profeta è stanco, inerme,
imbrigliato dal calcolatore
stratega, guerrafondaio.
Sotto la manna di un cielo apocalittico
l’inferno già sfiora le dita dell’animo.
Ora la Guerra incombe su noi!
Il lacustre predatore d’anime
va nutrendosi d’inimicizie, di odi,
sempre di più,
insaziabile, irrefrenabile!
La frenesia spezza via
la polvere del buon senso,
il sapore della Primavera s’incancrenisce,
così come la cristallina gioia estiva,
così come il freddo colore del general Inverno!
S’inalbera il vento di un matto incrocio
di pezzi forti di gendarmeria;
si scaraventa a terra la giustizia
dalla canna mozza di un corrucciato Kalashnikov
che punta lassù in alto, nel cielo
e va a spezzar il volo dell’airone
che, maestoso, abbraccia l’Infinito!