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Chicco e la fattoria 2/3
... Un ruggito di leone, un balzo fulmineo dalle ginocchia di Giorgione e Tommaso si impose con la sua stazza davanti a Chicco, che restò immobile con la bocca aperta e i denti sporgenti nell'intento di raccogliere la briciola.
Al topolino, paralizzato dalla sorpresa sgradita e dal terrore, sembrò ghiacciare il sangue nelle vene! Non si era proprio accorto fino a quel momento del gatto, poiché tutte le strategie escogitate non includevano la sua presenza e, adesso, quella piccola insignificante briciola non sembrava nemmeno così appetitosa!
Lucido pelo grigio striato da sottili linee bianche, orecchie scure e ritte come baionette innestate, zampe come batuffoli di soffice cotone da cui uscivano artigli affilati. La schiena arcuata pronta a sferrare con slancio un attacco fulmineo, una lunga coda ricurva verso l'alto danzante ad un ritmo lento e ipnotico, occhi verdi solcati da una pupilla verticale nera priva di ogni compassione e... le fauci: denti appuntiti tutti in fila come soldati d'un plotone d'esecuzione, passati in rassegna da una ruvida lingua rossa che inesorabile comandava l'assalto con un lungo e penetrante miagolio minaccioso.
Chicco deglutì nuovamente, ma s'accorse d'avere la bocca secca e pochissimo tempo per fuggire. In un attimo raccolse tutto il disperato coraggio rimanente nel suo cuoricino che batteva all'impazzata e, mentre Tommaso si lanciò con un salto improvviso verso di lui, il topolino schizzò più veloce che mai proprio sotto il gatto puntando dritto al caminetto. Tommaso in volo, nel guardare la preda in fuga, sbatté rumorosamente contro le gambe di una sedia, atterrando in scivolata sotto il tavolo proprio sul cartoncino di colla che gli rimase incollato alla coda.
A questi pochi istanti seguì un guazzabuglio generale in casa. Giorgine pigramente assorto, al sonoro schianto di Tommaso, scattò in piedi facendo cadere la sedia a dondolo e cominciò a sbattere ripetutamente i piedi per terra nel tentativo di far fuggire il topo; sua moglie correva urlando istericamente a destra e a manca con le mani fra i capelli rifugiandosi infine, con un sol balzo, sopra una sedia della stanza.
Tommaso, stordito dalla caduta e maggiormente ferito nel proprio orgoglio felino per l'essersi fatto scappare una così facile preda, si scrollò di dosso l'umiliazione ricevuta e, lanciato uno sguardo di sfida al povero topo, riprese l'attacco.
Chicco si fermò un momento davanti al caminetto acceso per riprendesi dallo scampato pericolo, giusto in tempo per vedere Tommaso procedere a lunghi balzi verso di lui col cartoncino appiccicato alla coda.
Un nuovo guizzo all'ultimo istante salvò Chicco dall'ennesima aggressione di Tommaso che, troppo lanciato nella caccia, cercò di arrestare la sua corsa con una brusca virata, usando gli artigli come freni stridenti sulle pietre del caminetto, finendo però con la coda sulle braci accese. Il rantolo minaccioso del gatto si trasformò in un miagolio di dolore per la coda bruciacchiata e, successivamente, in una disperata richiesta d'aiuto quando s'accorse con terrore che la colla del cartoncino attaccato alla coda rapidamente prendeva fuoco!
Per Chicco era giunto il momento della fuga, la strada verso la finestra sul retro era libera e nessuno sembrava curarsi di lui. Infatti Tommaso stava correndo attorno al tavolo cercando di fuggire alle fiamme dietro di sé; Giorgione correva dietro al gatto pestando pesantemente con gli scarponi nel tentativo di spegnere le fiamme, e sua moglie continuava a lanciare urla acute temendo, oltre all'invasione del topo, anche un incendio in casa.
Imboccata la finestra socchiusa, Chicco si tuffò al suolo iniziando a correre a perdifiato verso la stalla, dove avrebbe trovato riparo nascosto in qualche angolo, attendendo il calmarsi della situazione; giunto nei pressi della grande porta però, avvertì un forte odore di bruciato nell'aria; si voltò per capire di cosa si trattasse e si rese conto, con rinnovata angoscia, d'essere nuovamente inseguito da Tommaso. Allo stremo delle forze, indebolito dalla fame e dalle forti emozioni provate, Chicco rallentò la propria corsa per poi fermarsi di fronte alla stalla. Il topolino avvilito e rassegnato si rannicchiò al suolo chiudendo gli occhietti nell'attesa del gatto e, con esso, la sua ormai inevitabile fine.
Attese pochi interminabili istanti, ma non accadde nulla.
Si aspettava da un momento all'altro d'essere afferrato dagli affilati artigli dell'infuriato gatto ma... niente.
Il topino aprì appena gli occhi in una sottilissima fessura, giusto per accertarsi della sua sconfitta senza essere preda di ulteriore terrore; vide Tommaso che, al galoppo, spiccava un lunghissimo balzo tanto alto da passargli sopra e evitarlo come fosse un ostacolo e non la sua preda. Un lezzo pungente investì il topo sbalordito: era la scia di fumo nero che seguiva Tommaso con la coda in fiamme!
Chicco, felice per lo scampato pericolo, non credette ai propri occhi quando vide il gatto proseguire la sua corsa ed infine passare sotto la grande porta chiusa della stalla, veloce come un razzo.
Prima, durante il guazzabuglio in casa, Tommaso fu preda del più incontrollabile panico; aveva provato di tutto per spegnere quel fuoco, perfino farsi calpestare la coda da Giorgione, con l'unico risultato di provare, nella contusione, un dolore maggiore oltre all'ancor indomito bruciare.
Fu così che, dopo il maldestro pestone da parte del contadino, Tommaso si precipitò fuori dalla finestra sul retro con l'intento di raggiungere l'acqua dell'abbeveratoio per spegnere quelle fiamme; poiché, se i gatti da sempre odiano l'acqua, è pur vero che disprezzano maggiormente il fuoco... soprattutto quando divampa minaccioso sulla loro coda!
Percorse la distanza per raggiungere la stalla in pochi attimi, infilandosi di slancio sotto la grande porta e tuffandosi direttamente nell'abbeveratoio con gran spavento delle mucche e degli altri animali, ma con suo gran sollievo.
Il fuoco sulla coda si spense sollevando una nuvoletta di fumo grigio.
Come succede sovente nella vita quando, per risolvere un problema imminente di piccola entità, ci si fa prendere dalla premura e si agisce senza considerare le conseguenze ben più gravi che si possono creare, fu così che Tommaso per raggiungere in fretta l'acqua e spegnere il fuoco sulla coda, era passato nella stalla vicino ad un covone di paglia che divampò rapidamente.
Il fuoco s'arrampicava con avidità sui pali di legno che sostenevano il soffitto raggiungendo, in un batter d'occhio, le travi e le tegole; correndo rapidamente sul pavimento, alimentato da paglia e fieno, arrivò, spietato come pochi predatori, fino nelle mangiatoie degli animali.
Il calore sprigionato da quelle lingue dorate era insopportabile, con effetti simili a dei vibranti colpi di frusta sulle povere bestie che iniziarono a scalciare terrorizzate, divincolandosi con tutta la loro forza e urlando nei loro versi strazianti richieste d'aiuto.
I cavalli per primi, con uno strattone, strapparono la cavezza che li legava al recinto, e così fecero poi anche le mucche mentre le galline svolazzarono goffe agitando le grasse alette oltre la rete del pollaio; quasi tutti cercarono di fuggire verso l'uscita, trovando però, con rinnovato orrore e sgomento, il portone della stalla saldamente chiuso col catenaccio dall'esterno. Solo il corpacciuto e pigro maiale non partecipò al fuggi fuggi, limitandosi a grugnire acutamente quando qualche dispettoso lembo di fuoco lo lambiva, per tornare, al ritirarsi della fiamma, ad abbuffarsi nella sua mangiatoia.
Il nitrire dei cavalli, lo scalciare delle mucche contro le palizzate e il gran rumore degli altri animali terrorizzati nel vedere la stalla prendere fuoco, non furono sufficienti a richiamare l'attenzione di Giorgione che, rinchiuso in casa, non poteva udire alcun grido d'aiuto.
Tommaso, seduto sull'abbeveratoio, rimase pietrificato nell'incredulità di ciò che i suoi occhi vitrei stavano osservando. Rimase immobile per lunghi attimi in preda allo sgomento, mentre seguiva con lo sguardo gli altri animali spingere ammucchiati davanti al portone della stalla senza riuscire ad aprirlo. Tommaso non riusciva a capacitarsi di come fosse potuto accadere un tale disastroso incidente e guardava tutto ciò che accadeva là dentro con inspiegabile distacco. Solo un grugnito del maiale, più acuto degli altri, riuscì infine a destare il gatto e riportarlo alla realtà: quell'incendio l'aveva appiccato lui per la sua foga smodata di catturare quel topastro, e ora tutti gli animali della fattoria stavano per pagare il prezzo che il suo orgoglio felino aveva imposto e che lui stesso, accecato dalla caccia, non aveva calcolato.
Un prezzo davvero sproporzionato per togliersi dai piedi il piccolo roditore.
Un prezzo inaccettabile per sbarazzarsi di un disturbo alla fin fine insignificante: qualche chicco di grano razziato dal topo non poteva certo valere quanto la stalla intera, e soprattutto quanto la vita di tutti gli animali che vi abitavano!
Un ultimo sguardo all'incendio che ormai avviluppava ovunque, quasi a scuotere ulteriormente la propria coscienza ed agire con maggior risolutezza, un grande respiro e... via a perdifiato con una gincana tra le zampe degli animali. che nella calca ostruivano l'uscita; un rapido scivolone sotto la porta e, sgusciato dall'altra parte, una corsa a gambe levate verso la casa per chiedere soccorso a Giorgione.
(continua...)
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