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Chicco e la fattoria 3/3
Chicco era rimasto appena fuori dalla stalla, da quando un fumante Tommaso l'aveva con un balzo sorvolato e graziato. Paralizzato nell'immaginare l'orrenda fine che avrebbe potuto essere il finire tra le grinfie del suo acerrimo predatore prima, e dall'incredulità d'essere scampato alla fatale cattura poi. Aveva fatto appena in tempo a riprendere fiato, riordinare le idee e capire che l'attesa nella sua situazione era un lusso che non poteva concedersi, quando vide ancora una volta Tommaso correre, lanciato verso la casa con lunghi balzi che sollevavano leggere nuvolette di polvere.
Incuriosito, e determinato ad azzardare un po' ritardando il nascondersi pur di capire gli strani comportamenti del gatto, s'avvicinò al portone della stalla e, da sotto, sbirciò oltre.
Uno sguardo e tutto fu chiaro.
Lasciò da parte qualsiasi sensazione d'orrore, paura o terrore che la scena dell'incendio causò nella sua mente, si volse e rincorse Tommaso, senza pensare ad altro se non aiutarlo a salvare gli animali intrappolati nel rogo.
Chicco raggiunse Tommaso mentre stava miagolando disperato sul davanzale della finestra da cui poco prima entrambi erano usciti; la moglie di Giorgione però l'aveva chiusa subito dopo definitivamente per scongiurare un possibile rientro del topo o del gatto bruciacchiato.
Tommaso miagolava più che poteva appoggiando le zampe anteriori al vetro per farsi notare dall'interno; gli sarebbe bastato che Giorgione aprisse la finestra o la porta affinché, udendo il lamento degli animali in stalla, potesse accorrere a spegnere l'incendio. Ma i due contadini, ormai seduti a tavola a pranzare, non prestavano la benché minima attenzione al gatto, anzi il contadino inveiva contro di lui con frasi poco lusinghiere come: " ... se hai fame prendi quel topo e guadagnati il pane... è inutile che miagoli! I buoni-a-nulla non meritano di mangiare o stare in casa...".
Chicco si mise al fianco di Tommaso che lo guardò con occhi lucidi, pieni d'impotenza nel non riuscire a rimediare a quel guaio che aveva combinato nella sua smania d'acciuffare il topo. Tommaso portava in solitudine la gravità della situazione e la responsabilità d'aver causato quel disastro, mentre le sue giovani spalle di gatto sembravano talmente fragili da essere sul punto di sbriciolarsi per non essere in grado di reggere il peso d'entrambe.
Quello sguardo così tenero che richiedeva compassione e aiuto, gonfiò il cuore di Chicco: gli fece dimenticare la paura d'essere braccato dal gatto, l'angoscia delle fughe a perdifiato e il disagio di non essere mai stato accettato dagli altri animali o dall'uomo.
Lo sguardo implorante di Tommaso aveva spazzato via dal suo cuore gli occhi vitrei e privi di sentimento che aveva scorto durante la caccia di questo; ora era pronto a dare tutto ciò che poteva per aiutare quello che prima era il suo nemico e, adesso, era solo un povero gattino su cui incombeva la responsabilità delle vite degli animali intrappolati dalle fiamme.
Chicco si fece forza, afferrò a piene mani tutto il coraggio che ancora il suo animo poteva dare, e ideò immediatamente un piano con tutte le astuzie e capacità opportune che un piccolo topolino come lui possedeva.
Si precipitò di corsa davanti all'uscio d'ingresso seguito da Tommaso, la porta era chiusa, ma poco importava: infatti ogni topo è in grado di passare per la più piccola fessura che gli permetta però di infilarvi il naso; e così fece. Con grande sforzo si appiatti contro il pavimento dell'uscio riuscendo a poco a poco a passare sotto la porta entrando così in casa.
Trovò Giorgione e la moglie intenti a consumare un piatto di minestra, concentrati nel dialogare in modo acceso forse su quanto era successo prima. Entrambi non si accorsero del ritorno del topo ma, se Chicco era un vero professionista nel nascondere la sua presenza, per lui era uno scherzo farsi notare. S'arrampicò sul muro fino al soffitto, scese lungo il lampadario e quindi, con un salto da vero acrobata, finì al centro della tavola apparecchiata.
Per pochi attimi regnò un profondo silenzio in cui tutti rimasero immobili prima di capire cosa fosse quella sagoma grigia precipitata dal soffitto.
Ne seguì un trambusto talmente isterico come Chicco non ne aveva mai visti prima! La moglie svenne con un grido soffocato cadendo ai piedi della tavola e, nell'aggrapparsi alla tovaglia stesa, trascinò sul pavimento Chicco con tutte le posate e i piatti che andarono in frantumi in un enorme fracasso. Giorgione fece un salto dalla sedia afferrandosi il cappello sulla testa per evitare che volasse via, inveendo contro l'intruso che davvero questa volta aveva osato troppo con la sua imprudenza.
Il contadino afferrò la scopa appoggiata vicino al caminetto e si mise a rincorrere il topo cercando di colpirlo. Chicco cercò di correre verso la porta e ripassarci sotto per fuggire alla collera di Giorgione, ma quando fu vicino alla fessura un colpo sordo lo raggiunse.
A Chicco sembrò che tutte le ossa gli si mescolassero dentro al corpo e non riuscì più a muoversi, mentre un dolore lancinante si faceva largo tra l'affanno e l'eccitazione della fuga, offuscandogli la vista e la mente al punto che perse i sensi.
Giorgione gridò per la gioia d'essere riuscito finalmente a liberarsi di quell'intruso indesiderato; aprendo la porta e trovandosi Tommaso lì ad aspettarlo, con aria vittoriosa da grande cacciatore diede un colpo di scopa che spazzò vicino al gatto il corpo del topo, urlandogli come lui avesse avuto successo dove invece il felino aveva fallito!
L'euforia per aver sconfitto il topo, sparì all'udire i versi strazianti degli animali in stalla che cercavano invano di sfondare il portone per scampare alle fiamme. Giorgione si sentì mancare alla vista di tutto quel fumo nero che usciva dalla stalla diffondendo tutto attorno un forte odore di legno bruciato.
Corse affannosamente verso il portone e, spalancandolo con uno strattone al catenaccio chiuso, venne travolto dagli animali affumicati che, respirando finalmente l'aria fresca, corsero all'aperto sani e salvi.
Il contadino richiamò davanti alla stalla tutto il vicinato per spegnere l'incendio e dopo molte ore, e molti secchi d'acqua, l'incendio fu domato lasciando dietro a se travi e muri anneriti, una grande nuvola di fumo e tanta paura in tutti.
Tommaso seguì dall'uscio della porta Giorgione prestare soccorso alle bestie e dirigere quindi le operazioni per spegnere l'incendio. Quando capì che ormai era tutto sotto controllo e l'incendio stava per essere domato, la sua attenzione si posò su Chicco.
Il corpicino esamine era disteso per terra, la grigia pelliccia arruffata e una smorfia di dolore sul musetto. Tommaso lo fiutò, cercando di capire in che condizione si trovasse il topino. Lo guardò a lungo, e l'immobilità di quel corpo, che fino a poco prima zampettava veloce a destra e a manca, dipinse una profonda commozione nei freddi occhi felini.
Tommaso riconobbe che, se non fosse stato per quel topo imprudente, tutti gli animali e la stalla sarebbero spariti per sempre dalla vita della fattoria. Capì quindi il grande gesto di Chicco, reietto da tutti gli altri animali e dall'uomo, che nel momento più grave non aveva indugiato nel donare la propria vita per loro.
Una lacrima uscì dagli occhi e corse lungo il musetto di Tommaso gocciolando dal naso umidiccio. Cercò di toccare col muso il corpicino del topo, un ultimo tentativo disperato alla ricerca di scuotere ancora una volta quel cuore che tanto coraggio e amore aveva elargito.
Un sospiro.
Poi un piccolo impercettibile lamento seguì il gesto di Tommaso.
Il topino muoveva appena la testolina mentre squittiva piangendo di dolore per una zampetta spezzata, ma per Tommaso fu un ricco quanto inaspettato dono dal cielo che gli riempì il cuore di felicità.
Chicco era vivo.
Tommaso afferrò con la bocca Chicco e, con la delicatezza che solo i felini usano con i loro piccoli, lo trasportò fin sopra alla legnaia. Il gatto si coricò avvolgendo il topo con la sua coda, cercando di riscaldarlo col calore del suo pelo striato.
Chicco si addormentò con la mente annebbiata per la stanchezza e il dolore in un lungo sonno profondo senza sogni.
Una forte luce attraversò le palpebre chiuse e Chicco si risvegliò trovandosi sulla finestra della stalla davanti alle mucche. Ci mise qualche minuto a capire dove fosse. Era avvolto ancora nella calda pelliccia di Tommaso che se ne stava lì dormendo, facendo le fusa nel calore della stalla.
Le mucche e i cavalli s'accorsero del suo risveglio e lo guardarono con occhi riconoscenti e ammirati. Anche le galline chiocciarono in segno di saluto verso il topolino. Tommaso aveva infatti raccontato quanto era successo agli animali che, un poco avviliti del loro comportamento precedentemente riservato al topo, accolsero felici il loro eroe, che d'ora in poi avrebbe potuto restare nella stalla per tutto il tempo desiderato. Solo il maiale, impegnato come sempre ad abbuffarsi nella propria mangiatoia, non prestò grande attenzione a Chicco, limitandosi ad alzare un poco la testa per poi riabbassarla con un grugnito nel proprio pasto.
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