Provò a guardarsi dentro un'altra volta, ma come al solito la luce era spenta.
Era sempre spenta.
Dentro di lei c'era sempre stato il buio e lei aveva paura del buio.
Perché?
Se lo chiedeva spesso, e qualcuno, da qualche parte nella sua testa, rispondeva sempre "Perché no?".
Nella sua testa spesso si ripetevano frasi che non avevano niente a che fare con il contesto in cui era inserita.
Le più frequenti erano "Ti prego" e "Cosa c'è che non va?".
Queste frasi erano i resti di un periodo nero della sua vita, il suo medioevo personale.
Non si ricordava assolutamente perché le diceva, ma le ripeteva migliaia di volte, urlando in silenzio e piangendo anche lo stomaco.
E ogni medioevo ha il suo boia.
Il boia di Jack si chiamava R.
Tutte le altre lettere, Jack Noir, non le pronunciava mai, lei, il suo boia, lo chiamava solo R.
Forse perché a forza di guardare il piccolo tatuaggio si era dimenticata il resto del nome.
O forse perché dentro di lei era scritto a lama in ogni organo in grado di provare emozione per una donna.
Non solo il cuore, oh no.
Il cuore, per R, non sarebbe mai bastato.
Dal primo istante in cui l'amò, insieme al cuore, le donò il cervello, lo stomaco, i polmoni, le labbra e tante altre parti del corpo che odiava associare a lei.
Lei non fu mai sesso, per Jack.
La luce, in ogni caso, si era spenta molto prima che arrivasse il boia.
A volte, scavando nei ricordi della sua infanzia e della sua adolescenza, si chiedeva se qualcuno, quella luce, l'avesse mai accesa.
Eppure lei odiava la luce, soprattutto quella del sole.
Ma detestava anche il buio.
Il mondo di Jack è nell'ombra, nelle nuvole e nella pioggia.