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Il non amore

Era una fresca serata d'autunno, Giorgia camminava distrattamente tra le foglie ingiallite. Pensava che la sua vita non avesse più un seguito, il fremito dell'attesa, il dolce luccichio dei momenti felici. Tutto ciò era solo un ricordo lontano.
Un ricordo che aveva preso il posto di una bestia feroce... chiamata routine.
Non aveva grossi problemi, la sua vita era semplicemente vuota, piatta, priva di sensazioni forti, di novità, di amore.
Seduta sull'erba leggeva un libro distrattamente, lasciando che il vento le accarezzasse il viso, assaporando il cinguettio dei passerotti sulla testa, il mormorio dei suoi pensieri vuoti.
Poco lontano da se vide un libro incustodito e presa dalla curiosità lo prese tra le mani iniziando a sfogliarlo.
Era un libro di poesie di Umberto Saba. Amava quel poeta.
Cosi d'impulso decise di leggere la prima poesia :
" Amai trite parole che non uno osava. M'incantò la rima fiore - amore, la più antica difficile del mondo.
Amai la verità che giace al fondo, quasi un sogno obliato, che il dolore riscopre amica.
Con paura il cuore le si accosta, che più non l'abbandona.
Amo te che mi ascolti e la mia buona carta lasciata al fine del mio gioco."
Quasi senza rendersene conto, vide davanti a se un ragazzo che sorrideva divertito da quella buffa situazione. In vita sua non aveva mai visto un ladro di libri.
Era bello. Alto. Aveva gli occhi profondi, non in superficie. Due labbra perfette, come quelle disegnate dagli scultori sulle opere marmoree. Lo amò quasi senza rendersene conto. Amò lui e i suoi pensieri. Il suo modo distratto di stare nel mondo, quasi come se non gli appartenesse.
Si autoconvinse in quel preciso istante, che di sicuro, un mondo migliore molto al di là di questo, li stesse aspettando.
Lui la baciò senza un perché, perso nel cinguettio degli uccelli, nel mormorio dei loro pensieri, la baciò come si baciano le cose belle e inesplorate.
Decisero di andare insieme per il mondo.
Conoscere nuovi luoghi che fossero dei piccoli frammenti di quella casa, che con tanta intensità, avevano cercato in tutti quegli anni.
Andarono negli Stati Uniti tra i grattacieli di una grossa capitale, nei suoi locali blues, i parchi immensi, le comunità internazionali.
Poi in Canada, immerso nella natura, colmo di vita.
Visitarono l'America latina e la sua povertà, la natura, il mare, le favelas di Bogotà, i cocktail alla frutta, i fiori, 30 gradi tutto l'anno, la polizia corrotta del Messico, le usanze restrittive del Texas.
Andarono anche in Asia, assaporando le culture orientali piene di fascino. Il Giappone tecnologico, la Cina, futura potenza mondiale, ricca di prospettive e tradizioni, riti e magia.
L'austerità della Russia.

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2 commenti:

  • Anonimo il 29/02/2012 00:06
    ho letto tutto con grande meraviglia, l'idea della monotonia assassina della vita e non solo, ricorre spesso anche fra i miei pensieri. Mi è piaciuto molto il tuo racconto e più di tutto il tuo modo di descrivere luoghi, sentimenti e persone.
  • Vincenzo D'Agostino il 29/06/2011 21:46
    Triste, diretta, piaciuta! Brava Sara!

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