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Sangue Piovano
Crepuscolo invernale.
Crepuscolo Plumbeo.
Il cielo pesava come un mattone sulla sua testa, a terra, non riusciva ad alzarsi.
D'un tratto iniziò a piovere.
Iniziò a piovere sangue.
Pareva un incantesimo, o qualcosa di molto simile.
Non lo era.
Pioggia. Pioggia Purpurea.
Pioggia inferma.
Pioggia che sentiva il dolore della giovane.
Pioggia che non avrebbe smesso di cadere finchè non si sarebbe alzata, LEI.
Pioggia.
Perchè figlia dell'acqua. Mari, fiumi, laghi..
Di sangue.
Di sangue vero.
Di sangue.
Perchè erano il cuore e l'anima a farle male.
Sembrava quasi una dea, la pioggia.
Una dea bellissima. Come un'amica venuta ad aiutarla nel momento del bisogno.
Come un'amica. Di quelle che ormai non esistono più.
Paralizzata.
Distesa sull'erba scarlatta.
Il vestito lungo e candido le scendeva lungo i fianchi.
La pioggia le si era posata addosso, per proteggerla.
Respirava piano.
I capelli corvini, madidi di sangue.
Sangue piovano.
Il vestito iniziò a darle fastidio.
Se lo strappò di dosso, come fosse una gabbia.
Come fosse un qualcosa che le impediva di dire o fare quel che voleva.
Rimase con una veste terribilmente luttuosa.
Corse vicino ad un albero.
Anzi.
Alberi.
Alberi morti.
Alberi morti ovunque.
Lei.
Lei morta dentro.
Salì in cima all'albero più alto.
Graffiandosi, ferendosi, sanguinando fuori.
I piedi scalzi squarciati dalle spine.
Le mani color tramonto.
Ma continuava.
Andava avanti.
Perchè anche se avesse avuto tutto il mondo contro era vivere dentro quello che voleva.
Rimase in bilico su tre rami a guardare IL paesaggio.
Cambiarono colore i suoi occhi.
Divennero profondamente blu, come il mare in burrasca.
Non si potevano descrivere le emozioni.
La pioggia continuava a scendere.
Ogni cosa aveva il suo sapore.
Ogni corpo.
Ogni foglia.
Ogni albero.
Ogni mare.
Ogni cosa dentro aveva un po' di sangue piovano.
E riniziò a piangere.
E la pioggia aumentò sempre più.
Si raffreddò sempre più.
Fino a diventare neve.
Neve di sangue.
Spettacolo e incubo per gl'occhi suoi.
I rami cedettero.
Uno ad uno.
E lei ricadde a terra. Come tutte le volte precedenti.
Cadde di faccia.
Gelava. Tremava come foglie.
Si era piegata tante volte.. ma spezzarsi no.
Non l'avrebbe fatto mai.
Alzò di poco il busto, facendo forza con le mani, e vide sotto il suo muso un paio di scarponi neri enormi.
S'asciugò il volto con la mano esangue.
E guardò più su degli scarponi:
Un paio di pantaloni rosso sangue.
Una felpa nera.
E un viso d'angelo contornato da lunghi capelli ricci e dorati.
Uomo.
Splendido.
Nessuna parola uscì. Né da una parte, nè dall'altra.
Lei si riaccasciò a terra.
I ricordi le annebbiarono la mente.
La testa giaceva sotto la neve di sangue.
L'uomo si inginocchiò dinanzi a lei senza emettere alcun suono, come se non servissero parole per quei momenti, Le levò la testa dalla neve, tirò fuori da una tasca un fazzoletto bianco e la fece inginocchiare come era lui.
Ora stavano uno di fronte all'altro.
Iniziò a pulirle il viso, punto per punto, con la delicatezza di un angelo caduto.
Gl'occhi di lei tornarono rossi, segno che erano finite le lacrime che uscivano fuori. Continuavano le lacrime che arrivavano all'anima.
D'un tratto la neve tornò pioggia.
L'angelo continuava a curarle tutte le ferite.
Poi levandosi la felpa e rimanendo a dorso nudo, tese la mano alla giovane, con la felpa in mano.
Gliela fece indossare.
"Questa verità mi sta portando alla pazzia.
So di poter fermare il dolore se voglio scacciarlo del tutto."
Disse lei.
La giovane senza accorgersene si stava spegnendo.
Spegnendo come fanno le candele:
Lentamente.
"Non allontanarti.
Non provare a nasconderti.
Non chiudere i tuoi occhi.
Non far spegnere la luce". Le disse lui, piangendo.
Mentre lei era sempre più lontana, sempre più assente.
Gli occhi sempre più vitrei.
Era spaventato da quello che vedeva, ma per qualche ragione sapeva che c'era molto di più che doveva accadere. Era paralizzato dalla sua paura. Presto fu accecato dalle lacrime. Sapeva però..
Sapeva di poter scacciare il dolore, se voleva fermarlo del tutto.
Lei Gli chiese di afferrarla mentre cadeva.
Parlando all'atmosfera.
Non vedeva nessuno.
Nebbia.
E cadeva dentro un vortice creato da lei stessa.
"Donami le tue pene.
Sopporterò le tue sofferenze.
Cedimi il tuo fardello.
Berrò il tuo veleno mortale.
Perchè dovrei preoccuparmi se ti fanno del male.
Per qualche ragione mi importa di più
che se stessero ferendo me.
Salvati.
Ti salverò.
Giuro che lo farò."
Non poteva donare il suo dolore a un angelo simile.
Eppure accadde qualcosa.
Smise di piovere, il cielo rimase rosso.
Lei viveva ancora.
Lui la strinse forte a se.
Piangeva.
Ora capiva cosa provava la giovane.
Capiva cosa provano i giovani.
Riusciva a ricordare cosa aveva provato lui durante la sua vita:
Dolore simile a quello della morte.
La strinse ancora..
E lei gli sussurò:
"Sei riuscito a salvarmi.
Padre.".
Come poteva lei, sapere?
Lui le disse poche semplici parole:
"Ora la luce scorre in te."
E dandole un caldo bacio sulla guancia, la diresse verso casa sua.
Dove l'aspettavano tutti.
Lei gli sorrise e il volto si illuminò .. iniziò a correre per arrivare.
Quando la figura della figlia non era ormai visibile, l'uomo si lasciò cadere a terra.
Il cielo si aprì.. la terrà si squarciò in due.. facendolo cadere dentro.
Come fanno i sassi.
Che cadono dentro burroni.
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