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La papera mandarino
In uno splendido parco assolato e ricco di natura, sgorgava dalle grotte una sorgente d'acqua fresca. L'acqua scendeva delicatamente, accarezzando le rocce e scivolava poi nel ruscello, che raggiungeva il laghetto. In questo parco veniva spesso un ragazzino molto vivace e simpatico, ma allo stesso tempo dolce e sensibile. Edoardo, questo era il suo bel nome, anche se era solo, si divertiva a giocare, correre e saltare.
Incontrò una gattina selvatica gli tirò la pallina e lei la rincorse decisa, poi divenne sua amica e si lasciò accarezzare e coccolare.
Avvicinandosi poi al laghetto, notò dei cigni e delle papere mandarino. Le chiamava così per il particolare colore arancione del becco. I cigni, non erano nel suo interesse e quando si allontanarono, non se ne accorse nemmeno, ma le papere attiravano la sua attenzione, così si avvicinò, lanciò loro un sorriso e non scapparono. Vedendole lì vicino cominciò a osservarle, ma non solo le guardava decise, anche di parlare con loro. Senza problemi cominciò a raccontare della sua vita e chiese loro com'era la vita da papera.
Notò che una in particolare si allontanava forse perché aveva paura invece, le altre giocavano vivacemente. Ma la sua attenzione ormai era tutta per lei voleva aiutarla, doveva solo conquistare la sua fiducia.
Lasciò perdere le altre e quando si avvicinò, entrando anche lui nell'acqua con le gambe, una splendida luce dal cielo, la travolse. La piccola papera si trasformò in una graziosa bimba, della stessa età di Edoardo.
All'inizio era un po'impaurita, ma poi guardandolo negli occhi gli sorrise e lui prendendole la mano la accarezzò sul viso dolcemente.
"Come ti chiami?"
"Maxia."
"Vieni a giocare con me?"
" Sì, certo!"
Si misero a correre, mano nella mano nel prato, fino a quando lui stanco, si tuffò nell'erba rotolandosi e lei lo raggiunse. Tra loro regnava un profondo silenzio, ma anche un'intensa armonia, sdraiati sul prato, osservavano il cielo sereno e si guardavano tra loro sorridendo serenamente.
Ad un certo punto, lui si alzò d'improvviso e affermò che doveva cercare una cosa, si mise ad osservare il prato, con attenzione e si allontanò sempre di più da lei. Non le disse cosa cercava e lei più si allontanava, più sentiva dentro di sé solitudine, paura e tristezza. Vedeva il mondo come un enorme nemico, da affrontare da sola, nonostante ciò cercò di farsi forza e coraggio, ricordandosi della fiducia che gli aveva dimostrato. Si avvicinò all'ombra di un grande albero e quando lo vide tornare, dentro il suo cuore si risvegliarono la gioia e la sicurezza. Lui si avvicinò e le regalò uno splendido quadrifoglio, che aveva cercato per lei con tanto impegno, sul suo viso si accese un bellissimo sorriso e quando lui sfiorò la sua guancia con le labbra, lei sentì dentro di sé un'intensa e profonda emozione.
Scendeva il tramonto e insieme decisero di avviarsi verso le grotte. Si faceva sempre più buio e quando entrarono, non si vedeva quasi nulla, si sentivano solo piccoli rumori della natura e l'acqua che scorreva sulle rocce.
Rimasero li, sul ciglio della grotta, osservando l''ambiente intorno a loro. In quel misterioso posto, Maxia non aveva paura, perché sapeva, di non essere sola, ma sentiva che Edoardo non si comportava più come prima, era diverso. Si era allontanato da lei, anche se gli era accanto e in lui c'era un po' di freddezza e un'acidità che lei non riconosceva.
Lui andava avanti per la sua strada, cominciò ad incamminarsi per attraversare la grotta, ma senza aspettarla. Lei era dietro cercava di seguirlo, ma più lo desiderava e più si allontanava, così decise di rinunciarci e un po' sconvolta rimase molto indietro e sola.
All'improvviso una luce accecante la spaventò, dal nulla comparve una signora affascinante. Aveva i capelli biondi e lunghi, con uno splendido vestito blu, ma un'aria perfida.
Indicandola con il dito le disse: "Tu devi venire con me." Maxia era impaurita e le chiese: " Ma chi sei?"
"Sono la signora Solitudine."
Edoardo non si era accorto di nulla, ma cominciava a sentirne la mancanza, in fondo, anche se non lo dimostrava, gli voleva bene, era bastato poco per affezionarsi a un visino dolce da bimba e un innocente e sincero cuore da papera. Così tornò indietro a cercarla.
Dopo qualche passo però, si accorse che la strada era bloccata da un enorme e forte muro speciale, tra loro si era creato lo specchio della verità. Lui rimase lì un po'perplesso e senza vedere nulla.
Dopo un po'continuando a pensare intensamente a lei e non potendo fare nulla per raggiungerla cominciò a vedere attraverso lo specchio che non lo rifletteva, ma gli mostrava tutto ciò che accadeva dall'altra parte e tutti i pensieri di Maxia, così grazie a questo la capiva facilmente.
Dall'altra parte dello specchio lei non vedeva nulla solo il riflesso della sua immagine e quindi si sentiva sola mentre lottava per liberarsi da quella donna.
Cercava di farla ragionare e farle capire di lasciarla in pace, ma lei non ne voleva sapere. I suoi sentimenti erano troppo sinceri, si sentiva sola e persa senza di lui.
Cercò di allontanarsi, ma più lo faceva più quella signora la tormentava, finché sentì un'angoscia in gola e scoppiò a piangere. Questo non fece altro che peggiorare la situazione perché all'improvviso comparve dal nulla un'altra Signora sempre molto bella, ma dall'aspetto cattivo e la minacciò subito.
"Adesso vieni con me!"
"Chi sei?" chiese lei spaventata.
" Io sono la Signora Tristezza."
Maxia posò attenzione allo specchio e cominciò a guardare il suo viso pieno di lacrime, così cercò di infondersi coraggio riflettendo sui suoi pensieri. Mentre la mente le diceva: "Lui è lontano, ma io non ho paura, ce la faccio anche da sola e poi anche se è lontano, è pur sempre nel mio cuore, come io sarò nel suo."
Questi bei pensieri, che le accarezzavano la mente e poi la riempirono, la aiutarono a vincere contro le due Signore. Si accorse che cominciavano a cedere pian piano, lei non si sentiva più sola e ovviamente non provava tristezza, così loro scomparvero nel nulla definitivamente com'erano arrivate.
Maxia sentendosi finalmente libera decise di riprendere il suo cammino, ma non sapeva come superare quello specchio che era un ostacolo tra lei e lui. Intanto dall'altra parte lui la osservava senza poter far nulla. All'improvviso lo specchio si aprì come una porta, però non vide Edoardo, ma una luce intensa che la fece sorridere.
Cominciò a camminare su delle soffici nuvole bianche, sentendo quel benessere naturale, sia nell'anima sia nel corpo, lo stesso che provava nel grembo materno, quando era una papera, Dentro di sé sentiva quella piacevole leggerezza dei pensieri e lentamente, si sentì come alleviare il corpo. Non volava, ma si sentiva sempre più leggera sospirando lievemente chiuse gli occhi e quando li riaprì, vide accanto a sé Gesù.
Maxia lo salutò dolcemente e gli chiese: " Siamo in paradiso?"
Lui sorridendo rispose: "Siamo nel cuore dei tuoi pensieri per cercare la strada della vita."
Lei lo ringraziò e con coraggio continuò a camminare per cercare di arrivare da lui.
Si vedevano, anche se erano lontani e passo dopo passo si vennero incontro abbracciandosi teneramente. Si staccarono e Maxia fece un passo indietro cercando di frenare le lacrime per l'emozione. Alla luce soffusa della grotta, le parve di scorgere lacrime anche nei suoi occhi, ma le asciugò subito. Le prese la mano e insieme uscirono dalla grotta per raggiungere il laghetto.
Ormai era l'alba, entrarono in acqua, il sole accecante sorgeva e avvolti da una luce intensa, si trasformarono in papere. Un po' disorientati, non ricordando nulla e soli sul laghetto rimasero vicini, si accoppiarono e vissero felici per sempre insieme nella semplicità della parola "amore".
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0 recensioni:
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- Grazie denny sei davvero gentile e sensibile con i tuoi commenti. Mi fa piacere che ti sia piaciuta! e ti abbia fatto tornare bambino per un po'addormentandoti tranquillamente
- maxia edoardo, della stessa età, vanno a giocare.. sara stavo andando a nanna, che bella favola,
brava!! son tornato bambino per 5 minuti, complimenti!! domani mi leggo pure l'altra.
ciao sara.
- Grazie Rosella sei molto gentile e sono contenta che ti sia piaciuta la favola che per me, come le altre, ha un significato importante.
- la solitudine è uno stato mentale ma tu sei stata brava a trasformarla in favola, essere ottimisti aiuta sempre nella vita. grazie
- Grazie Antonietta mi ha fatto piacere che mi hai lasciato il tuo commento
- Intensamente riflessivo e bello. Brava, piaciuto.
- Grazie Roberto sono contenta che ti sia piaciuta la storia, io credo molto in Dio e in Gesù suo figlio che ci ha salvato quindi lo troverai nei miei racconti. mi è piaciuto molto il tuo commento riflessivo e spontaneo. Io non ho un sito o un blog privato pubblico in un altro sito ma le stesse cose. Se vuoi mandami un messaggio
- ciao sara, mi è piaciuto molto questo racconto, breve, ma intenso, morale, religioso, profondo... Il cammino che percorre la protagonista, attraverso la Solitudine e la Tristezza, per giungere alla fine a Gesù, è quello che dovrebbe compiere ogni cristiano, perchè la religione, al contrario di quanto pensano molti, va affrontata con un percorso serio e doloroso. Credo proprio che continuerò a seguirti, qui o anche altrove, se hai un blog o un sito; io ne ho uno, se vuoi te lo do in privato, a presto