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Curtain Falls
La camera ha poca luce, come tutte le altre volte, come la prima e come l'ultima.
Gli oggetti sparsi per la stanza assistono immobili a quello spettacolo che da un po' sta intrattenendo l'unico spettatore presente, uno spettatore a cui si sono inariditi gli occhi, a cui non è rimasto più un goccio di saliva e che preferirebbe essere all'inferno.
Mat è in ginocchio e non sa più cosa fare.
Mat è all'inferno.
Troppo tardi per tutto.
Cosa c'è sui muri? Le foto, alcuni poster, la bandiera della Spagna e una Fender Stratocaster con tanto di autografo di Brian May.
Daniel non c'è più, non ci sarà mai più.
Il letto ancora sfatto, il tappeto a forma di occhio, la scrivania senza sedia e le due librerie.
Poche cose sono rimaste ma Mat ci mette centinaia di minuti per guardarle.
Si alza e si avvicina alla finestra che dà sul corso, l'unica finestra di casa che mette in comunicazione quella stanza ormai spoglia e il mondo là fuori perché il resto delle finestre, compreso il balcone, si affaccia tutto su quel grigiore periferico che i condomini di quel palazzo si ostinano a chiamare "cortiletto interno".
Sposta un po' la tenda rossa per poter gettare un occhio sulla strada e vede uomini, donne, vecchi e bambini, tutti che continuano a camminare, guardare vetrine, attraversare la strada e parlare al cellulare senza fermarsi un attimo. Auto che scorrono come nuvole in piena bufera e clacson che suonano per ricordare quanta poca pazienza esista a questo mondo.
Finito di guardare fuori Mat ritorna nella stanza, ma prima di fare qualsiasi cosa si sofferma sulla tenda che prima aveva scostato per potersi affacciare.
Rossa.
"E questa che cos'è?"
"Una tenda rossa, non si vede?"
"Ma... ma... è rossa!"
"Sì e ieri hanno scoperto l'acqua calda"
Quando riapre gli occhi Mat è solo, come lo era prima e come lo sarà dopo.
Quella tenda rossa Dan se l'era comprata dopo aver visto la seconda stagione, quella conclusiva, di quel telefilm in televisione del quale non si perdeva nemmeno una puntata, ne era così coinvolto che era capace di rinunciare alla dose pur di sapere chi fosse l'assassino di Laura Palmer. Avevano girato per una settimana per tutta la città alla ricerca di quel metro e mezzo di stoffa da appendere a quel muro.
"Guarda: signori e signore ecco a voi il mondo là fuori"
"Ah ah ah... è vero, sembra proprio un sipario!"
In quella settimana Daniel non aveva avuto crisi, stava reagendo bene alla terapia a cui aveva cominciato a sottoporsi. Riusciva finalmente ad andare ogni tanto in bagno, aveva ricominciato a sorridere e soprattutto era riuscito a fare l'amore con Alianora, la sorella di Mat, l'ultima donna che aveva avuto le energie per stargli dietro e mai davanti.
Mat richiude la tenda con un gesto un po' brusco con l'intenzione di strapparla, ma si blocca e l'accarezza. Lancia lo sguardo sul pavimento e si rende conto della merda che è ancora rimasta lì, il cucchiaio, il laccio.
Un urlo.
Le cose sui muri tremano e temono per la loro incolumità, non hanno mai visto Mat così accecato dall'impotenza e non hanno minimamente idea di cosa egli sia capace di fare in quelle condizioni.
Mat raccoglie tutto, le foto, i poster, la chitarra, la sfera di vetro con il Big Ben e la neve, la collezione di Nathan Never, gli lp degli Smashing Pumpkins comprati in quel negozietto sperduto in periferia e strappa dalla finestra quella maledetta tenda.
Arrivato in strada si fruga nelle tasche per trovare la chiave dell'appartamento di Dan e quando la trova la getta in un cestino, un gesto istintivo, un gesto dettato dalla rabbia ma il cuore gli sussurra di riprenderla.
In fondo a destra c'è casa sua e non vede l'ora di tornarci ma prima ha un appuntamento, esattamente al primo vicolo a sinistra.
Entrato in quel vicolo trova il solito balordo che si sta per buttare la roba nel braccio.
Un pugno, un calcio e la siringa si rompe.
Per sempre.
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