Ciò che ti appartiene, strada, banchine e lanterne, appaiono i racconti di Matilde e della frequente strada, in quale tempo, adolescente ed ingenua, sbottonerai le sorgenti a qualsiasi zuccheroso veleno, mentre quella ti sfami, i mondi del piacere si pascoleranno del solito bontà. Quella droga richiede un acconto sufficientemente abbondante. Le mura di tali vasi sanguigni hanno necessità di giovanili calori. Apparve al comunicato e scacciata, dalla tipica realtà normale, al fine di una particolare preferenza di vita, lo "sballo". Matilde oltrepassò le stradine di nuovi paesi, non inconsapevole del totale e pericoloso effetto delle sballature che lo stupefacente era capace di arrecare, insulti consistenti al suo pensiero, tuttavia, concretamente, addirittura le sue schizofrenie di ragionamenti comparirono spezzate, da pensieri senza senso concependo, nel tempo, distruggendo, con la fantasia ed allucinazioni il desiderio eccellente. Il mondo, per lei, era diventato troppo anziano per accoglierla nelle sue armonie. Ovunque, in qualsiasi discoteca vagava, vi erano squilibrati, dementi e innocenti d'ogni specie. Attraverso quello che comprendeva il baratro, è quella, il suo mondo reale, non aveva la forza, neanche una volta, di chiudere fuori del tutto, la dipendenza totale della droga. Piuttosto, contava sulla doppiezza della quotidianità, che aveva accolto in dono, un assistenza da persone che non l'avevano mai abbandonata e più si annullava in essa, la netta convinzione di non avere la forza ad uscirne fuori, nella attuale disordinata vita. Diceva che nessun angelo è capace di guidarla alla salvezza. Fu messa alla porta dalle più cattivi sforzi di togliersi la vita, inferiore a rovescio macchiato, era il suo destino, sprovvisto di un rimedio dove poter desiderare un avanzo di "spinello" rollato, con le mani tremanti, in modo corretto e più opportuno, per pensarci un attimo. Ci saranno notti senza uscita, povera Matilde, ugualmente la nebbia si riscopre fredda assassina, hai legato, l'essenzialità della tua gioventù con entità d'ineffabile apparenza, dalla pulsione erotica impensabile, utile forse della tua paranoia, sei approdata nel estremità incerta insieme con disprezzo, stravagante, gelida pietà, è in te una temperatura elevata senza speranza, verso il fondo all'abisso. Senza che il perdono fosse invocato, ho visto le sue dolce mani d'assassino liberarsi da una colpa senza più memoria sotto il peso degli anni di narcotico. E così, alzammo i nostri occhi verso il cielo, alla fine della serata trascorsa in discoteca, fu l'ultima volta che la vidi, il corpo di Matilde rimase accasciato a terra nei bagni del locale, tutti rimanemmo in silenzio, senza idea di giustizia né riscatto. È di passaggio, la nostra vita su questa terra, affermano quanti credono in questo, altrettanto senza senso nel giorno che nasce, ma qualcosa protegge, questi fanciulli dalla sorte prematura, spenta idea, senza pietà, sullo "sballo" che da serenità.