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Non ti credo

Amata Giulia, mi consideravo abbastanza bravo, impugnando a costruire delle capacità nel capire quelle tue parole. Eppure quando si tratta di percorrere abbagli sottomessi d'amore, perdonare è più difficile. Il nostro attaccamento apparente, fa finta di unificare gli sguardi, già spacciati, a causa di un bene da noi spezzettato. Ciò nonostante il consueto vigore, di tutto quello che mi appartiene, anche i miei soliti familiari turbamenti, i zuccherosi pensierini, i tanti momenti di vita vissuti ancora adesso, vicino a te. Spesso ho la sensazione che presentino un'aggressività, per i tuoi comportamenti, senza interruzione, trascinandomi via con le tue solite falsità. La tua massiccia perplessità. Altre volte, fingevo di credere che era frutto della mia finzione. Negli ultimi tempi, non sono stato bravo, per mandare a fondo negli abissi più lontani e nascosti, quelle parole che non ho mai avuto il piacere di pronunciarti, quando per parecchie ore a volte siamo rimasti ad osservarci senza aprire bocca. Sfornito di timore faccio un salto e mi piombo in quel lasso di tempo, vissuto in mezzo a coccole e parole dolci. Adesso ho paura di non nutrire la certezza, di dirti la verità, tenuta nascosta in segreto dentro a quel mio sentimento, ho la netta sensazione che qualcosa è fuori posto. E con mio grande stupore scopro che c'è quiete, c'è ordine e pace. Gradisco di restare semplicemente qui, sopra questa catena di monti, denominato amore, e rimango in ascolto di questo silenzio così rumoroso, così presuntuoso nel suo essere risoluto, obbliga rispetto al disordine successivo. In realtà, gioia e fiducia, forse s'incontrano qui, in questo luogo chiamato amore. Mi meraviglio che non ci sia un fruscio di preoccupazione, di agitazione, di costante clamore, qui su fra queste montagne. I miei pensieri lottano furtivamente, nell'occhio del ciclone. Appaiono passioni che sono tutt'altro rapportabili alla calma. Erano presenti fra noi sentimenti come la passionalità, il desiderio, la ricerca, la fede, la speranza, il bene che sono i più incoerenti e i più lontani dalla tranquillità. Fino a qualche tempo fa, in noi, c'è stata quell'intenzione di trasformarli in sete di miglioramenti. Non facevamo vedere, con la forza del desiderio, le nostre presenze tangibili e spirituali, tenendole unite in questo cammino, presuppongo che le solite spine e pietre taglienti, sono padroni, dei nostri pregiudizi. Nonostante questo, vorrei dirti tante cose, ma tu non mi risponderesti. Anche tu, probabilmente, faresti lo stesso. Ma sei rimasta immobile, di fronte a questo tradimento. È come essere in ebollizione senza fare le bolle, aver raggiunto la giusta temperatura senza evaporare, uno stato giuridico che non è in equilibrio, chiedimi perché non ho avuto il coraggio di chiederti il perche. È il nocciolo passionale di questa parte disordinata di me che nella sua tempestosità trova la pace. È una sensazione inconcepibile, che non si lascia considerare ma si lascia esaminare. Spesso il considerare una situazione che porta a giungere a delle conclusioni. A causa di volerle cercare, allo scopo di volerla giustificare o giudicare, tu nell'ultimo incontro, mi dicesti che commettendo uno sbaglio, è possibile. L'esplorare, in noi due invece, non ti rende avventuriera nel vero senso della parola. Ti mette in mano null'altro che te stessa. Hai te stessa tra le mani. Vedo nei tuoi zaini in cui trovo picchetti per scalare o funi per legare. Non hai niente più di me stesso. E se questo un tempo poteva sembrare poco, adesso è tutto, è tutto ciò che mi serve. E da ciò sbarcano altre consapevolezze che diventano sempre più trasparenti. Non hai resistito, perché un'amante senza amore, è un pane senza lievito, non lasciarmi alcun recapito se mi mancherai, non ti verrò a cercare. A dio amore mio.

 

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