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Storia di Nessuno che ha incontrato il Niente
Questa è una storia di poche pretese. Anzi, comincia come tante le altre: Vi una persona, un luogo e un tempo. E in questa, come in tante innumerevoli occasioni, si interrogano, si analizzano, si conoscono.
Solo una sottile ombra la differenzia dalla realtà e il noto: la situazione. La situazione in cui questi tre elementi s'intrecciano. Come un una foglia morta fuori stagione, come una persona che è nata dalla madre sbagliata, o come un segnale errato che ha scatenato una carica suicida in guerra, questa storia è sbagliata nel momento che è cominciata. L'assurdità, la coincidenza e la sfortuna si sono incontrati insieme, per caso, forse. O forse, più giustamente, per sbaglio. E adesso, un UOMO, il cui nome è insignificante, ha incontrato un LUOGO in uno spazio proibito, in un TEMPO dove mente e corpo si perdono come gocce di lacrime, disperse nell'eterne distese oceaniche di Europa. L'infinito è una luce troppo brillante per un mortale, il cervello umano troppo fragile per così tante informazioni, cosi tante immagini del nulla assoluto. Questo uomo capitò in un luogo dove l'Infinito e l'Eterno si scontrano con giochi di colori che non ci possiamo neanche immaginare, con colori che l'uomo non ha mai visto ne mai doveva farlo. Questa indifesa creatura vide, e soffrì, succube di un cervello impaurito, capace solo di rigettare l'impossibile comprensione di quelle immagini. Ma come distruggere tale ricordo? Come cancellare tale splendore? Piangevano i suoi sensi, rimbombava nel cuore l'anima.
Il povero umano tanto gridava di dolore quanto di terrore, così che le sue grida disperate furono trasportate dai venti solari, riempiendo di tenebrosi sentimenti i campi dell'ombra. Persi nel tempo, da millenni eterni. Sopravvivenza azzannò la disperazione, e la voce venne soffocata dal bisogno di riprendere fiato. Cancellare il terrore con la logica.
Ma in questo istante di silenzio, in quel secondo così caro ma perso nel diagramma del tempo, il disperato si accorse, quasi per caso, di non esser solo nell'immane distesa di buio splendente. Una strana figura senza forma lo osservò pur essendo privo di occhi. Senza muover alcun muscolo del suo brillante corpo, pronunciò questa parola, che rimbombò come un tuono risuonando nell'oscurità:
" Ω".
" Come?" Mugolò rabbrividendo l'indifeso umano,
"Omega, la Fine. Ciò a cui partecipato era la Fine o meglio, una Fine".
" Non ti capisco... di cosa stai parlando?"
" Ciò che comincia prima o poi finisce, è la legge di quello che voi chiamate Vita. Chi nasce morirà, dopotutto è l'unica certezza mai stata concessa. Morte, seppur imprecisa, è la spiegazione più vicina a ciò a cui hai partecipato. Una grande, improvvisa definitiva, morte."
" Stai parlando dell'Armageddon? L'Apocalisse?"
" È un buon paragone ma sempre troppo vago, innanzitutto questa non era l'Apocalisse ma una delle Apocalissi. Una delle tante, che furono e saranno." La creature parve sorridere, " non pretendo che tu mi comprenda né mi creda, probabilmente, amico mio, sei ormai impazzito." riprese fiato, il sorriso si fece più malizioso. " e in ogni caso sei gia morto."
"Lo sospettavo." Rispose l'umano freddo. "Questo è l'inferno, vero?"
" No. Pertanto, al contrario di ciò che credi, non sei morto prima di Omega ma dopo. Il tuo cuore semplicemente non ha retto l'emozione di aver partecipato a ciò che ha visto."
" Ma allora, dove siamo?"
" Nel Nulla. L'arrivo di Omega infatti non ha cambiato assolutamente niente. Lei è giunta nel posto sbagliato, nel momento sbagliato. Esattamente come te. Tutto ciò che è accaduto non è dovuto accadere, e, nello stesso modo con cui noi non possiamo cambiare l'avvenuto, esso non ha cambiato l'avvenire. Dopotutto, non è successo niente..." Alla creatura si formò un braccio umano che volteggiò intorno a se come a dimostrare le sue parole.
" Niente?! E la mia vita?" replicò l'umano disperato.
" Non mi dire che ciò che hai visto non valeva una vita!"
L'umano tacque, terrorizzato dalla realtà troppo crudele e violenta.
" Come ho fatto ad arrivare fin qui?"
" Questo supera la mia comprensione." Sospirò eccitato, " teoricamente, la tua presenza in questo luogo è non può essere avvenuta. Anzi, non lo è. A parità di fattori, sorge dunque una domanda ancora più interessante: " Gli puntò un dito appena materializzato," Sei tu che esisti davvero?"
" Che cosa significa...?"
" È assolutamente impossibile che tu ti trova in questo luogo, in questo stesso istante che ti parlo tu non dovresti sentirmi. Sei un errore, un virus: un calcolo errato. Tutto ciò che vedi, l'aria che respiri, i suoni che senti... Ogni cosa che ti circonda è reale. Tutto... ad eccezione te. Tu non esisti ma comunque sei presente..."
" Cogito ergo sum... penso quindi sono..."
" Esattamente. Il tuo corpo è una conseguenza della tua stessa immaginazione, solamente il tuo pensiero è quasi reale. Solo il tuo pensiero ha reso possibile il tuo essere come tale, facendo si che tu partecipassi ad una apparizione di Omega. Ma le tue memorie, i tuoi lineamenti fisici, sono tutti falsi. Nulla di ciò tu credi esiste, nè parteciperà in alcuno modo al passato o al futuro. Tu non sei umano: sei una memoria umana, o meglio, un frammento di essa. Per questo," rise forte, " sei una nullità e nessuno piangerà la tua morte. Ragioni come un umano, ti comporti come uno, t'immagini come esso, ma sei comunque solo lo specchio frammentato della realtà".
" Come ho fatto ad arrivare qui?! Ma soprattutto, chi diavolo sei tu?!"
" Come ti ho già detto nessuno sa ne' saprà come hai potuto tu esser giunto in questo luogo, come siano potute svolgersi tutte queste assurde coincidenze, ma, dopotutto, come ho gia detto, si è trattato di un errore. Certo, uno un po' particolare, ma sempre un banale errore, dimenticato presto, cancellato dal peso della storia, massacrato dal freddo roteare del tempo. Quanto a me, non c'e molto da dire. Anzi, ho gia parlato abbastanza, ma ti dirò il mio nome. È cosi, mio sfortunato amico, che mi chiamano da azzurre ere: Alpha".
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