racconti » Racconti surreale » Il pensiero e la foresta
Il pensiero e la foresta
IL PENSIERO E LA FORESTA.
Un pensiero disse ; "acqua".
Dalle nuvole soprastanti gocce scesero sulla foresta toccando le foglie dei rami più alti, poi quelli sotto, e poi giù giù in fondo fino al suolo.
Era un brivido su ogni corteccia, un muoversi di ogni foglia, un rallegrarsi di ogni colore.
Ogni giorno lo stesso pensiero, ogni giorno nuove gocce.
Grande solitaria misteriosa foresta, venivi frastagliata da sentieri, che dividevano gli alberi, ferite di una guerra indigesta, intestina, iniziata tanto tempo fa.
Sentieri come segni di cicatrici a lungo leccate, e non ancora rimarginate.
Il ricordo del tuo primo albero morto, e' sempre con te, strappato dalle sue radici con furia indolore.
Il primo di tanti a seguire nel tempo. Tanti strappi e ferite comandati da un pensiero superiore, che di essi si nutriva placando la sua la sua fame iraconda e una volta sazio senza più frasi formulate nella mente, faceva posto al suo dolore.
Era il pianto di un padre che aveva sacrificato i suoi figli.
La foresta era in cima ad un monte alto e stretto, modulato senza spigoli, armonioso e affascinante.
Stormi di nuvole erano sempre presenti nel cielo soprastante.
Non erano mai ferme, ma scosse da un vento che le faceva ribollire.
Il motore il suo pensiero, che dava vita a quel regno dolcemente adagiato, come corpo di donna e mille alberi il suo guanciale.
Alberi bellissimi lunghi scuri e fitti animavano quel bosco, il vento si intrufolava muovendo le fronde all'unisono come una danza e musica e suoni e brillii di ogni luce.
Questa foresta, caratterizzava quel posto di una bellezza speciale, unica, quasi di un altro mondo.
Il pensiero una forma limpida.
Era nato bello attento e sensibile.
Un pensiero curioso esploratore di mille perché.
Aveva cura di quel posto, aveva amore per il suo regno, aveva volontà di conoscere altri pensieri, ma aveva paura.
Paura si del lontano, della sua insofferenza nel timore di doverlo esplorare, aveva paura del confronto con altri pensieri, aveva paura del suo troppo rispetto nel capire, che a volte lo portava a non esprimersi fino in fondo.
E come la giustizia non e' del mondo nostro conosciuto, là dove ci sono le paure si insinua il mago cattivo; un tarlo che vuole distruggere la bellezza in quanto tale.
Nell'universo circostante lui fece un incantesimo bussando alla porta del nostro pensiero.
Fu così che il pensiero ignaro di tutto un giorno si sdoppiò. Per nulla consapevole si muoveva su binari. Vagando tra le nuvole, nuove sensazioni coloravano gli spazi.
Vide la foresta credendola se stesso.
Successe così che nella costruzione dei suoi perché si insinuava l'incantesimo, creando scompiglio confusione, Era sempre frastornato e non sentiva i suoi confini non aveva più ragioni. Aveva rabbie che non aveva mai conosciuto, aveva morbosità che nemmeno aveva immaginato, aveva insicurezza che lo rinchiudevano in una scatola, si sentiva pesante e inutile.
Nel giorno che avevamo ricordato lontano, vendicò il suo frastuono, creando un vortice che con violenza risucchiava un albero e lo strappò dal suolo.
Fu cosi che dopo anni come giorni, dopo mille notti e mille attese, la foresta era diventata brutta, spoglia e sterile.
Gli alberi erano radi con rami secchi e foglie deboli che il vento poteva spezzare.
Il pensiero stava male al vedere quello scempio come ignaro di averlo creato.
E la trottola della mente, gira tanto a lungo una volta che la magia ha dato la sua spinta.
Ma tutto ha una debolezza anche il diavolo ha il suo tallone, e nella troppa sicurezza di perseguire il cattivo incantesimo l'inerzia senza una specifica volontà , impercettibilmente rallenta, e così come la fragilità della purezza lascia spazio all'infiltrarsi del demone, così il rallentare della crudeltà lascia spazio a nuove speranze.
Si un nuovo pensiero, nato dalla richiesta muta e impercettibile degli alberi della foresta, si fa avanti nella notte e si mette a dialogare con se stesso di fronte.
E come su uno schermo gigantesco il pensiero fino a quel momento assopito, vede lo scempio del suo movimento, sente il pianto di quegli alberi, guarda tutta la montagna infinita e spoglia.
Sente tutta la forza dell'energia che se n'è andata, lasciando fantasmi; scheletri di una vita che avrebbe vissuto.
E la foresta piange, piange tanto da far rompere il pensiero, e quel crepo sullo specchio, lo rende umile ma desideroso di invertire la rotta e rincorrere la vita e il tempo perso.
Affida i sogni ad uno sciamano buono e semina di nuovo nel terreno di quel monte che nonostante tutto ha conservato la sua fertilità.
Inizia il viaggio della resistenza ai demoni intestini, alla sopportazione indicibile di ogni dolore. Guarda alle paure che sono di tutto il mondo. Sopporta la solitudine di un mondo che non si accorge.
E lacrime come acqua dissetano il terreno.
Si affida alla costanza delle piante rimaste integre, annaffia germogli che non ancora nati già vede rifiorire.
Nuova alba per ogni seme, nuovi giorni che chiamano costruzione di nuovo sé.
Non si perde più il pensiero in sentieri di maghi cattivi, si specchia nel se ritrovato che si vede nei giorni del nuovo divenire.
Immagina un futuro in cui i germogli diventano alberi il verde è il più luminoso del verde mai visto, il vento fa danzare su note di vita ogni foglia ogni fiore ogni frutto.
La montagna che riconquista il suo capo.
La vita che ritrova il suo centro.
:::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::: Quando il pensiero è la soluzione che cerchiamo come singoli per la nostra vita, e come umanità tutta per
Cambiare il corso delle cose.
Non importa se è la terra a soffrire o il nucleo del nostro essere. Tutto è collegato, un atomo un universo, possono cambiare la rotta verso la vita o verso la morte attraverso il pensiero.
123
un altro testo di questo autore un'altro testo casuale
0 recensioni:
- Per poter lasciare un commento devi essere un utente registrato.
Effettua il login o registrati