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Atlantide (terza parte)
<<Lunga e tortuosa è la strada per la salvezza>>, mormorò Liam Fletcher osservando il cammino in costante salita lungo il quale venivano condotti.
<<Le parole di un saggio scrittore?>> domandò Lescard accostandosi a lui.
<<No, solo i deliri religiosi di una madre in punto di morte.>>
Una fitta vegetazione circondava il sentiero, rigogliosa ed insolita. In essa conviveva ogni specie vegetale che Fletcher avesse mai visto o della quale avesse sentito parlare; o era un prodigio della natura o l'opera di biologi superlativi. Il sole splendeva vivace e spingeva la fauna a prodursi in una melodia costante che accompagnava ogni passo della strana processione. Le corde gli impedivano di controllarsi le tasche, ma Liam dubitava che gli avessero lasciato il telefono. Era inservibile, come mezzo di comunicazione, ma poteva ancora indicargli la data. Giudicò, ad ogni modo, che stava trascorrendo la mattina successiva al naufragio.
<<Il tempo cambia in modi strani, in questo posto>>, commentò senza rivolgersi ad alcuno, ma sapendo che solo uno dei presenti poteva rispondergli.
Alain Lescard emise un curioso suono strozzato e fece dei cenni. Gli uomini che li circondavano allungarono il passo o rallentarono per restare un po' indietro. <<Non cambia affatto, signor Fletcher. Questo sole è perenne, come pure la tempesta che l'ha accolta. Questo non è un luogo nel senso stretto del termine, non ha precise coordinate geografiche e non rispetta leggi comuni.>> Sollevò un angolo della bocca, ma non ne scaturì un vero e proprio sorriso. <<Se lei naufragasse oggi, Liam, troverebbe comunque vento e pioggia.>>
Si beava della propria consapevolezza, si rese conto Fletcher, ne faceva una posizione di privilegio e forza. Impossibile dargli torto, però, poiché in un luogo tanto singolare, dove nulla pareva al posto giusto, la conoscenza poteva essere una moneta preziosa. <<Se non è un luogo, come sono arrivato qui?>>
<<Domanda sbagliata, signor Fletcher. Ritenti, sarà più fortunato.>>
Liam rifletté, cercò nei propri dubbi ciò che davvero gli sembrava di dover sapere. <<Perché sono qui?>>
Stavolta Lescard annuì, come un maestro che approva l'impegno dell'allievo. <<Perché. Questo è ciò che oggi farà la differenza, non come né quando, ma perché.>>
Spaziò in un solo gesto della mano l'intero paesaggio che potevano vedere: colline verdeggianti, colonne ed archi di roccia, fiori e frutti colorati. <<La perfezione va difesa>>, disse infine. <<Un tempo Atlantide era situata altrove, poi per disgrazia fu trovata, da un certo filosofo greco, e fu necessario fingerne la distruzione perché sopravvivesse. In questa terra le piante abbondano, gli animali non si estinguono, le persone non conoscono malattia né morte. È un assai fragile equilibrio, tuttavia, perché niente di tutto ciò possiede alcuna capacità di difendersi, niente veleni o artigli o, peggio, armi. Questo è compito mio, io sono il custode di Atlantide, sono l'ultimo baluardo tra gli orrori del mondo e il paradiso.>>
<<Che c'entra con me?>> si spazientì Fletcher.
<<Lei sarà il mio successore, se lo vorrà.>>
Il silenzio che seguì quella rivelazione fu visibilmente studiato, quasi che Lescard seguisse una consuetudine immutabile. <<Come può farmi una tale proposta? Sono solo un cuoco mediocre arrivato qui per caso.>>
Stavolta Lescard scosse la testa. <<Nessuno giunge per caso ad Atlantide.>>
<<E Jennifer? Lei è qui, eppure non mi sembra che voglia farle la stessa proposta.>>
<<In parte ha ragione, la donna non è qui per restare, eppure proprio la sua presenza mi ha illuminato su di lei.>> Si frugò le tasche e ne estrasse un astuccio, lo aprì e pizzicò del tabacco che aspirò col naso. <<La signorina Stone sarà il suo atto di fede, il sacrificio da fare ad Atlantide per suggellare il patto che la legherà a questa terra.>>
Ormai avevano percorso molta strada. Liam si voltò appena per un istante, quel tanto che gli bastò a vedere rimpicciolito il borgo marinaro e misurare la distanza che lo separava dalla spiaggia. <<Come ad Abramo fu chiesto di sacrificare Isacco>>, commentò amaramente. <<In quel caso dio lo fermò quando già gli stava tagliando la gola, soddisfatto per la dimostrazione di fede. Sarà lo stesso?>>
<<Il suo tono nasconde la risposta>>, gli fece notare Lescard. <<Tuttavia, non abbia fretta di decidere. Lo farebbe sulle basi della mortalità, entro le quali non vi sarebbe alcun dubbio, mentre quel che le si offre è l'eternità.>>
Fletcher osservò il profilo della donna che veniva scortata qualche decina di metri più avanti, la stessa che gli aveva offerto il lavoro sulla Jumping Child, la stessa che la mattina del naufragio dormiva accanto a lui. La stessa che amava. Le assurdità di quel luogo, per qualche ragione, gli sembravano del tutto credibili, forse per via del tono calmo adoperato da Lescard ma, pur ammettendo di poter ambire all'eternità nel cuore di una terra mitica, non avrebbe comunque rinunciato a lei. Si figurò nella mente il porticciolo al quale erano attraccate delle barche da pesca, la prima cosa che aveva visto una volta risvegliatosi sulla spiaggia. Pensò che avrebbe potuto eludere la sorveglianza della gente della locanda, afferrare Jenny e correre abbastanza in fretta da salvarsi. Non gli sembrò impossibile, ed era sempre meglio che ucciderla per un atto di fede.
<<Potrebbe tentare>>, disse Lescard, come se avesse intercettato in pieno i suoi pensieri. <<Forse avrebbe qualche chance, ma dubito che Atlantide lo permetterebbe.>>
Fletcher serrò i denti, frustrato dall'imprevedibile situazione nella quale era stato costretto. <<Dannazione, parla di questo posto come se fosse un'entità a sé, una specie di divinità che tutto vede e domina! Ma io non farò ciò che mi chiede, non accetto le regole del suo gioco!>>
Alain Lescard non fece una piega, per nulla toccato dalla presa di posizione del prigioniero. <<La vita è una tal ruota>>, disse sospirando, come ad enunciare una massima sempre valida. <<Nascita e morte non esistono che nelle insignificanti piccolezze dell'uomo comune, mentre l'unico ciclo vitale è quello dell'eterno, giri che si susseguono uguali e senza scampo, che cancellano gli individui come la risacca fa con le onde. Un giorno lontano secoli o millenni un uomo elegante e gentile mi diede il benvenuto qui ed ebbe con me questa stessa conversazione; mi pose di fronte alla scelta, mi chiese un sacrificio. Ieri io ho accolto lei, signor Fletcher, e un giorno lontano secoli o millenni lei farà lo stesso con un altro uomo.>>
Liam provò fortissimo il desiderio di svegliarsi, certo che quello non potesse essere che un incubo. Tanto più che le lusinghe di Lescard cominciavano a scalfire la sua fermezza. L'amore per Jennifer era tutto ciò che aveva di buono, tuttavia lo sentiva affievolirsi di fronte all'eternità proprio come vedeva rimpicciolirsi la sagoma della donna lungo il sentiero. <<Tra miliardi di persone, proprio io. Non mi ha ancora detto perché.>>
Lescard alzò le spalle, come a dire che condivideva in pieno quel dubbio. <<Io servo Atlantide ed i suoi abitanti. Il loro volere non si esprime come facciamo noi due, trova modi particolari di palesarsi.>>
<<E questi>>, lo derise Fletcher indicando gli uomini che li circondavano, <<sarebbero i leggendari abitanti di Atlantide?>>
<<Non dica sciocchezze!>> lo richiamò aspramente l'altro, colpito come se fosse stato offeso nell'intimo. <<Questi sono esseri immondi creati per servirci, creature abbiette che devo sopportare!>>
Per un breve tratto di strada, quelle furono le ultime parole che si scambiarono, poi Liam ruppe gli indugi quando furono in vista della montagna che dominava l'isola. Un ponticello di corda colmava la distanza tra la fine del sentiero ed una mulattiera che si inerpicava fino alla vetta; lo attraversarono sotto gli sguardi di alcuni uomini che attendevano in cima.
<<Si è parlato di una scelta, ma mi pare di capire che qualora mi rifiutassi di fare il sacrificio ci uccidereste entrambi. Quale scelta, dunque?>>
<<L'unica, signor Fletcher. Vivere o morire.>>
La spiaggia ed il porticciolo erano lontani, come tutte le sue certezze. Si biasimò per ciò che provava, fu disgustato dagli spiragli che stava offrendo alla resa. Avrebbe davvero eseguito il sacrificio? Avrebbe ucciso Jennifer in cambio della vita eterna? Avrebbe accolto un uomo, un giorno lontano, e lo avrebbe costretto a fare la stessa scelta?
<<Sarà doloroso?>>
Alain Lescard, per la prima volta, parve esprimere compassione. <<Quale scelta non lo è?>>
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l'autore Vincenzo Mottola ha riportato queste note sull'opera
Questo è un racconto a staffetta, del quale ho scritto prima e terza parte, mentre Stefano Galbiati si è occupato della seconda e della quarta. Buona lettura.
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0 recensioni:
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- Bella parte! Mi è piaciuto l'ultimatum! Sono curiosa di vedere come va a finire
- Grazie, Giuseppe, mi fa piacere per l'emozione e l'entusiasmo, perché in definitiva sono le ragioni per le quali si scrive e si legge, no? Ora vado a bearmi nel mio auto-compiacimento, se non ti dispiace, grazie ancora e ciao!!
- È formidabile, Vincenzo. Il tuo linguaggio è ricco: descrizioni e dialoghi combaciano. È perfetto. ed ora c' è una scelta. Ed è davvero difficile quanto l'emozione che ho nel leggere l'ultimo perchè mi ha davvero entusiasmato.
Corro corro a leggerne l'ultimo!
- Lo so, lo so, non cercavo adulazione! Solo mi piace scrivere e leggere storie interessanti, che non vivano soltanto di tormentati protagonisti e corna in ogni angolo(come la cinematografia italiana!!), e di conseguenza mi piace più parlare di esse che "sopra" di esse. Poi, insomma, era un po' una cosa mia, al di fuori di questo racconto, perché chiunque mi dice che scrivo bene e dimentica sempre di dirmi, in definitiva, se si è divertito/emozionato/saltato dalla sedia mentre leggeva, se quella tale cosa fatta da tale personaggio l'ha offeso o commosso... Voi (e includo anche Stefano) siete in effetti il mio "Ideale Lettore", come dice King, cioé la persona ipotetica alla quale mi rivolgo quando scrivo, il genere di lettore che può apprezzare e cogliere qualche finezza. E poi siete tanto carine(e NON includo anche Stefano!!) che non posso che ringraziarvi.
- Ahahahah!!! Togliti ogni dubbio, Vincenzo! La storia è bella di per sé.
Solo che, come diceva anche Sara, le descrizioni fatte bene arricchiscono il racconto!
Vai tranquillo!
- Non ti preoccupare, io ti facevo i complimenti per la descrizione, perchè è proprio quella fa vivere la storia. Io adoro le storie di una terra misteriosa e le tue parole fanno vivere emozioni come se fossi lì. Io poi ho molta immaginazione e fantasia, credimi la storia diventa interessante proprio perchè sei bravo a descrive i particolari è come un collegamento
- Grazie, Sara, molto gentile, aspetto con te il finale.
Ora una questione personale: questa cosa delle descrizioni comincia a puzzarmi, a nessuno piace la storia in sé, questi due che finiscono nella mitica Atlantide e si ritrovano al centro di un rito tragico?? Oh, non capita mica tutti i giorni!!!
- MI è stato consigliata questa avventura misteriosa e l'ho letta con piacere. Bravo sai descrivere bene le scene e il posto.
Mescolare gli scrittori di un racconto è una bella idea! Aspetto con curiosità di leggere l'altra parte e sapere il finale!
- Verissimo, concordo appieno con Salinger!!!
Ahahah! Davvero, ci siamo proprio trovati! Tutti e tre amanti di King e di Lost! Eh beh... come dici tu sarà più facile la comprensione!
Buona giornata, ciao!
ps: lo ascolterò. Poi ti faccio sapere!
- "Quelli che mi lasciano proprio senza fiato sono i libri che quando li hai finiti di leggere e tutto quel che segue vorresti che l'autore fosse un tuo amico per la pelle e poterlo chiamare a telefono tutte le volte che ti gira. Non succede spesso, però."
L'ha detto J. D. Salinger, e sono pienamente d'accordo. Quando uno scrittore parla di cose che ti piacciono, nel modo in cui tu ne parli, l'essere estranei diventa una semplice formalità, perché tra quelle parole sei stato in sua compagnia e l'hai trovata gradevole. Abbiamo un Lost in comune, ciò rende più semplice la comprensione tra noi... ci piace King, beh, allora abbiamo in comune anche un buon amico! Chissà che altro?? ... magari il prossimo racconto a staffetta lo si fa in tre, o in quattro, o in cooperativa...
p. s. Bella, eh?? Ti consiglio un loro album intero, nel caso volessi approfondire: "Metropolis pt. 2: Scenes from a memory"
- Eh beh. Se qui c'è pure di mezzo "Lost" è ancora meglio!
ps: ho ascoltato "Solitary Shell", bella!
- Eh, si, è quasi una citazione diretta, come pure il fatto che hanno finto la distruzione di Atlantide e l'hanno spostata altrove. Tranquillo, comunque, non è un gara di velocità, io ho fatto in fretta solo perché la scena mi si è "materializzata" nella mente ed avevo molta voglia di scrivere. Aspetto con calma... però sbrigati che voglio sapere come finisce!!
- Cavolo, sei stato davvero veloce a scrivere la tua parte!!! Io impiegherò decisamente più tempo Comunque la piega che hanno preso gli eventi mi piace parecchio... ho già in mente un po' di idee che dovranno essere riordinate.
Se nella mia seconda parte ci hai visto un po' di Lost qui se ne vede di più ancora... una frase che lo dimostra è "Atlantide non lo pemetterebbe".
Vedo che c'è molta aspettativa intorno a me... sarà meglio darsi da fare
- Grazie mille, lieto di averti comunicato qualche emozione. Oggi è stato uno scambio alla pari, in effetti. Ah, mi piace Peter Gabriel, anche di più i Genesis(sono stato al loro concerto d'addio al Circo Massimo, favoloso!!), e conosco quella canzone anche perché i Dream Theather, band progressive-metal newyorkese, ne hanno fatto una sorta di cover chiamata "Solitary Shell".
p. s. Mi accodo: Vai Steeeeee, facci sognare!!
- Mi è stra - piaciuta questa parte!
Sembrava di vivere le scene! Apprezzatissimi i dialoghi (per niente scontati, anzi)!
Tutto super azzeccato! Davvero bravo, Vincenzo!
Vai Steeeeeee, ora tocca a te!
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