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Migrazione
L'Italia! Ho sempre sognato di visitare questo meraviglioso paese. Sin da piccola ero affascinata dall'antichissima civiltà romana, la sacra terra del Vaticano, dalla romantica Venezia. Un paese con un territorio piuttosto piccolo, ma con una diversità della natura incredibile. Desideravo fortemente imparare l'italiano, il suono di questa lingua mi sembrava una melodia dolce e solare, amavo ascoltare anche la musica italiana.
Certo, all'inizio era solo il desiderio di una bella vacanza, un sogno, che all'epoca, sembrava irraggiungibile, perché le frontiere erano chiuse e non si poteva andare nemmeno in Polonia a trovare i parenti. Dopo la caduta del muro di Berlino, le cosa sono cambiate, abbiamo ottenuto la libertà e con lei anche la povertà. A questo punto, il sogno di una vacanza in Italia è diventata la necessità di migrazione, di ricerca di una vita migliore. Dopo la maturità mi ero scritta alla facoltà di legge, ma capii che la mia famiglia non era in grado di sostenere gli studi e non era possibile procurarmi nemmeno un lavoro per fare l'uno e l'altro. Mia sorella più grande stava in Italia da un anno, nonostante aveva un bimbo di due anni, che lasciò a mia madre, sapendo che lo aveva affidato nelle mani sicure. Mio dolcissimo nipotino era sempre triste, fu difficile spiegarli che la scelta di sua madre non era una scelta egoistica, ma una scelta coraggiosa, per dargli un futuro più luminoso. Fu uno strazio leggere le sue lettere, piene di nostalgia per il figlio, le difficoltà, che stava affrontando in un paese sconosciuto, anche se cercava in tutti modi di nascondere il suo dolore, io percepivo la sua sofferenza e non vedevo l'ora di riabbracciarla e stargli vicino. Mia sorella era sempre generosa con tutti, ci faceva dei bellissimi regali, non si dimenticava mai di nessuno, ma io sapevo, che quei soldi si guadagnava con l'olio di gomito e le lacrime di malinconia. Mi fece la proposta di raggiungerla e io non aspettavo altro. Avevo appena compiuto 19 anni e lei 25, quando ci siamo visti a Roma, dove lei mi aspettava e ci siamo incolate una a l'altra in un caldissimo abbraccio...
Le raccontai la tristezza della mia partenza. Mia madre, che piangeva, mio padre con gli occhi lucidi e soprattutto lo sguardo innocente di mio nipote Andrea, che aveva 3 anni alla mia partenza, il suo domandare con i suoi dolcissimi occhi azzurri, perché lo stavo lasciando anche io. Quella risposta avrei dovuto dargli, quale scusa doveva cercare per spiegargli, che stavo morendo dentro lasciandolo anche io, ma non potevo farmela scappare questa possibilità, si stava realizzando il mio sogno, nonostante il prezzo molto caro da pagare. I sogni hanno sempre un costo, ma se ci credi, devi sfidare il destino. Lo baciai con tutta la tenerezza e tutto l'amore, che provavo per lui e abbassando gli occhi colpevoli e tristi, me ne andai. Mia sorella mi ascoltava, fingendo di essere felice, ma il mio racconto la divorava dentro. Siamo andate a casa sua, anzi la stanza, che prendeva in affitto e abbiamo chiacchierato a lungo.
Sono arrivata in Italia con il visto turistico e molto presto sono diventata clandestina. Magrissima e con i capelli biondi non sempre passavo innoservata anche dalla polizia, che a volte mi fermava con il pretesto di controllo dei documenti, ma spesso anche per conoscere me e mia sorella. Certo, quando gli vedevo arrivare mi tremavano le gambe, ma cercavo di mantenere la calma, d'altronde non facevo nulla di male. Molti mi consigliavano di farmi mora, dicevano che le bionde erano donne facili, ma io non volevo dare retta. La mia unica colpa era di essere giovane e bionda, gentile con i miei datori di lavoro, dove facevo la golf, di guadagnarmi i soldi onestamente e di ringraziare sempre. Per fortuna uscì la sanatoria per regolarizzare i clandestini, che avevano un lavoro e fu messa in regola. Che gioia, potevo camminare serena e non avevo più paura di nulla.
Per vari motivi ho dovuto cambiare case e i lavori, ma ogni volta, che si "CHIUDEVA LA PORTA", si "APPRIVA IL PORTONE". Il mio moto "fai agli altri quello che vorresti, che facessero per te". Tutte le scelte, che ho fatto nella mia vita, giuste o sbagliate, l'ho fatte sempre con umiltà, l'amore e rispetto verso gli altri. Mi è capitato di percepire il pregiudizio delle persone solo perché ero diversa, perché ero
extra comunitaria, perché ero capace di fare i lavori dignitosi e non solo di fare la badante, nonostante ho fatto con molta dignità anche questo. Ho sentito le frasi tipo "stai rubando il lavoro degli italiani", ma io non mi sono mai sentita una ladra, perché se mi prendevano significa, che ne valeva la pena. Ho sempre cercato di fare del mio meglio dappertutto, non sempre sono stata ripagata con la stessa moneta, ma va bene così. Ho imparato le arti e l'ho messe da parte, tutto è utile nella vita. Ci sono stati momenti difficili, quando interazione totale era difficile, quando mi sentivo sottovalutata e non capita, ma tutte queste esperienze mi hanno fatto crescere, mi hanno reso più forte, meno fragile, quasi indistruttibile e sono fiera di questo mio cambiamento. La vita può essere dura con tutti, ma bisogna amarla lo stesso, bisogna saper essere un figlio prodigo, chiedendo il perdono e bisogna saper perdonare gli altri figli, che hanno smarrito la strada, perché se vogliamo essere perdonati dal padre celeste, bisogna perdonare tutti coloro, che ci hanno ferito, maltrattato e insultato, solo così si raggiunge la felicità e la serenità, con il cuore leggero.
Ora sono felice... Ho trovato l'amore, ho i figli bellissimi, ho il rispetto delle persone, la salute, ho un tetto e la tavola apparecchiata, come se fosse sempre festa. La mia famiglia mi ama e io gli amo con tutto il mio cuore, non esiterei nemmeno per un'istante di offrire la mia vita, se fosse necessario. Rispetto moltissimo la mia terra d'origine, ma ora mi sento italiana, ho messo qui le mie radici, ho seminato per gli anni e ora ho raccolto generosamente. Coltivo la mia felicità, come i fiori nel giardino, bisogna annaffiare continuamente con l'amore sincero, con devozione, altruismo, bisogna togliere l'erbaccia cattiva e espore i fiori al sole della gioia. La felicità non è solo un colpo di fortuna, è un lavoro di tutti i giorni.
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